Siamo alla fiera del paradosso. Giustamente Draghi ne ha avuto le tasche piene. Come dargli torto? E sono paradossali i richiami alla responsabilità rivolti a lui, perché rimanga a capo della stessa coalizione.
Li aveva avvertiti in conferenza stampa (c’è il video a disposizione ) : “Ho già detto che per me non c’è un governo senza M5s e non c’è un governo Draghi altro che l’attuale, questa è la situazione. Nonostante le “fibrillazioni” anche in questo periodo il governo sta procedendo nella propria azione. Queste fibrillazioni sono importanti riguardano l’esistenza del governo ma sarebbe ancora più importante se il governo non riuscisse a lavorare per queste fibrillazioni. A chi promette che a settembre farà sfracelli, dico che con gli ultimatum l’esecutivo non va avanti”.
Il riferimento, in questo caso, era alla Lega di Matteo Salvini.
E non si dica che è una crisi inaspettata, o giocata nei Palazzi. Non c’è una crisi più annunciata e più parlamentare di questa, nata e vissuta nelle aule parlamentari. E giustamente Draghi per motivare nel suo stringato comunicato la scelta di dimettersi, fa riferimento al voto ma anche al dibattito nell’aula del Senato. Draghi aveva detto a chiare lettere che non avrebbe accettato che al Senato (al Senato, nell’aula del Senato, non fuori del Senato) le 5S non votassero la fiducia.
E a proposito di interventi, Renzi in Senato ha detto: “onestà intellettuale vuole che si dica che se i colleghi del MoVimento 5 Stelle hanno scelto, con le loro procedure che non sono le nostre, di non votare la fiducia, questo è legittimo e non è accettabile il disegno moralista di chi dice ai grillini che non si apre una crisi in un momento di difficoltà.
C’è, però, una cosa da dire ai colleghi grillini: se si decide di non votare la fiducia, allora si firma la lettera di dimissioni dei Ministri e dei Sottosegretari, perché è ridicolo che in quest’Aula, dieci minuti fa, il ministro dei rapporti con il Parlamento, onorevole D’Incà del MoVimento 5 Stelle, abbia posto a nome del Governo la questione di fiducia mentre, tra qualche minuto, la capogruppo del MoVimento 5 Stelle spiegherà del tutto legittimamente perché la fiducia non la votano.
Dov’è il Ministro delle politiche agricole? Cosa fa il senatore Patuanelli? Vota la fiducia al Governo a cui appartiene o non la vota? Voi potete fare quello che volete con le vostre scelte, ma c’è un limite, in termini di dignità, di decenza e di onore, che avete sorpassato in queste ore.”
Non mi risulta che nessun altro, delle forze di governo, abbiano posto questo tema della dignità e della decenza dei comportamenti.
La crisi dunque e è maturata nelle aule parlamentari e Draghi ne ha tratto le conclusioni. E francamente ho trovato fuori luogo e privo di sostanza politica, la chiamata di responsabilità rivolta a Draghi per cui – come ha detto Renzi al Senato – “Con la stessa franchezza, amicus Plato, sed magis amica veritas, bisogna avere il coraggio di dire al presidente del Consiglio Mario Draghi che nulla giustifica oggi uno stop del Governo in questa situazione”.
Draghi non è l’uomo per tutti i governi, e l’appello a continuare deve essere rivolto, non a Draghi, ma ai partiti, perché non giochino da qui alla primavera 2023 a inseguire il loro elettorato, con una guerriglia che sfianca e disarma il governo.
La crisi era nell’aria ed è maturata nelle aule parlamentari. Si può giustificare tutto , ma il rifiuto delle dimissioni di Draghi e il rinvio alle Camere per una comunicazione sa tanto di una manovra democristiana (Letta, Franceschini, Guerini) per prendere tempo e cercare di convincere le 5S a stare al governo. Basta vedere il pressing di questi ultimi giorni per non far dimettere i ministri 5S.
Oggi si leggono interviste, come quella della Serracchiani: “confido che gli appelli portino consiglio al premier Draghi” (consiglio a Draghi?, ma si sente bene la Serracchiani?), perché lei vuole ancora i grillini al governo: “loro non hanno votato il decreto aiuti ma ricordo che in quella sede avrebbero però votato la fiducia al governo”. Poveri noi, e questa è la capogruppo del PD alla Camera!
Confesso il mio profondo disgusto per i telegiornali, i talk show e i giornali che riportano e riprendono le dichiarazioni dei “leaders” (si fa per dire) dei “partiti” (mi va di esagerare oggi): la fiera delle banalità delle ovvietà, della retorica: “Faremo l’interesse del Paese”. Nessuno che dichiara “non faremo gli interessi del Paese”, il che avrebbe qualche interesse, ci sarebbe materia per approfondire. E nessun giornalista che chieda “cosa vuol dire? E come farete gli interessi del Paese”. Domanda che forse li farebbe stare zitti.
“La colpa, caro Bruto, non è nelle nostre stelle, ma in noi stessi” “Buona notte, e buona fortuna”
Luigi Corbani
(domenica 17 luglio 2022)