Erano nati gridando nelle piazze contro le caste, la politica e soprattutto le poltrone.
Come hanno cominciato a sentire l’odore del potere, però, hanno fatto un vero e proprio assatanato assalto alle poltrone. Con un attaccamento furibondo e arrogante. Per giunta concentrato su pochi, soprattutto amici, parenti e fidanzate. Una arroganza settaria, di chi pensa di avere, sul potere, un diritto sacrosanto, per una missione divina da compiere, nella quale tutto è “rivoluzionario”, “epocale”, anche le cose più idiote o improbabili. Senza limiti. Senza pudore.
Ma la cosa comica, è che oggi cercano di ammantare questo loro “diritto” e sete di potere, con uno slogan che non saprebbero neppure articolare e spiegare, con un minimo di dignità culturale.
Anzi, si capisce, che questo slogan, è proprio il massimo di elaborazione del loro pensiero politico, di cui siano capaci, che tutti ormai, o quasi, ripetono come uno stucchevole mantra e una sorta di orgoglio, per aver scoperto la loro “pietra filosofale”.
“Non siamo né di destra né di sinistra – ripetono – Siamo post-ideologici. Siamo l’ago della bilancia”. Cosa vuol dire l’ago della bilancia? In soldoni, vuol dire, senza infingimenti, che andremo col migliore offerente. Oddio, una scoperta antica quanto l’uomo, questo vezzo. La storia del potere, dice che questo è stato sempre praticato. Anche in epoca recente, Scalfari definì Craxi “Ghino di Tacco”, il bandito di Radicofani, proprio perché praticava questa sorta di ricatto. Con pochi voti, ma determinanti, otteneva sempre un potere sproporzionato. Ma Craxi, che pure non ha mai protestato la definizione scalfariana, ma forse addirittura se ne compiaceva, mai ha teorizzato questa sua pratica o postura politica.
Questi no. Questi, i 5S, la teorizzano senza rendersi conto, proprio perché, in questo come in tutto, non hanno testa politica, incapaci come sono di qualsiasi elaborazione e pensiero, che vada oltre gli slogan. Come sono incapaci di coniugare, con un minimo di coerenza, morale ancor prima che politica, quello che dicono con quello che fanno. No, loro no. Loro lo enunciano come una grande innovazione originale, nel panorama del pensiero e della prassi politica.
E non si rendono conto che, così dicendo e facendo, hanno elevato a bassa ideologia il “poltronismo”. Questo smodato e smisurato amore per le poltrone. Senza peraltro mostrare uno straccio di competenza a fare qualsiasi “mestiere”, ricoprire qualsiasi incarico di responsabilità, avere un minimo di consapevolezza sulle proprie capacità. Di Maio docet.
E non si confonda con la “terza via” di blairiana memoria. Termine che pure, talvolta, usano impropriamente senza sapere di cosa parlano. Discutibile o meno, sia Blair che altri che hanno seguito nella elaborazione della vera “terza via”, con questa espressione, indicavano una prospettiva delineando un vero e proprio progetto politico, e con tratti, comunque, realmente innovativi.
Questi no. Questi, i grillini, teorizzano semplicemente, e senza pudore, il loro diritto, a fare “i conti del bottegaio” e vedere cosa, di volta in volta, gli conviene di più. Cosa rende loro di più: destra o sinistra, per loro “pari son”. E l’unica discriminante sostanziale e “ideale” da considerare, è solo il numero delle poltrone offerte o negoziabili.
E’ bastato poco, all’intelligente popolo italiano, per capire l’imbroglio. Capire cioè, il passaggio dal disprezzo e il distacco per il potere, all’innamoramento appassionato: una vergine, insomma, che diventa “prostituta” per piacere e per soldi. Questa, metaforicamente, la loro evoluzione in meno di due anni di governo.
E così dalla seduzione all’abbandono è davvero bastato poco.
Che questa catarsi, nella politica di questo nostro amato paese, continui, adesso, con il Salvinismo, svelando il suo bluff e spazzando via la sua cultura tribale e barbarica.
È il dovere della speranza che deve poter “muovere il sole e l’altre stelle”.
Benito Boschetto
(lunedì 3 febbraio 2020)