Il Sindaco ha licenziato un famoso direttore d’orchestra russo che non condannava l’invasione dell’Ucraina. Non mi risulta ( o forse mi è sfuggito) che il Sindaco e il Comune abbiano manifestato la sensibilità e la vicinanza dei milanesi ai loro concittadini di origine armena, dopo l’espulsione degli armeni dal Nagorno Karabakh. Ora dopo l’assalto terroristico di Hamas anche a Milano bisogna interrogarsi sul che fare.
La condanna dell’aggressione terroristica di Hamas ai danni del popolo israeliano deve essere estremamente ferma e decisa, e tale aggressione non può essere giustificata in alcun modo. La politica di Netanyahu è stata disastrosa, sul fronte interno ed esterno, senza dimenticare che ha dato credito ad Hamas, indebolendo la già precaria Autorità nazionale palestinese di Abu Mazen. Nel governo di Netanyahu vi sono personaggi squallidi della destra peggiore e del fanatismo religioso, ma quel governo – è bene ribadirlo – è stato eletto dalla maggioranza del Parlamento: è contestato da continue manifestazioni dei cittadini ed è sotto le lenti dell’opinione pubblica e della stampa internazionale. E oggi di fronte all’attacco terroristico, vi è stata la sospensione dello scontro politico e ideologico e i cittadini israeliani si sono uniti a difesa della esistenza stessa di Israele.
Nessuno dei ricchi Paesi arabi del petrolio vuole palestinesi, stabilmente nel loro territorio, né tantomeno investono a Gaza o in Cisgiordania. Palestinesi, pakistani, indiani, bengalesi, cingalesi, afgani servono a costruire stadi, magari anche lasciandoci la vita, stadi che vengono demoliti dopo i mondiali. Vengono finanziati gruppi terroristici e partiti politici, antisemiti e antisionisti: basta che non disturbino i regimi degli sceicchi, degli emiri, dei principi e dei re, seduti su montagne di petrodollari.
Di fatto, Hamas ha agito per la causa iraniana, piuttosto che per la causa palestinese, ed ha indebolito l’Autorità nazionale palestinese di Abu Mazen: agli occhi del mondo intero la soluzione di due Stati, rispettosi l’uno dell’altro, Israele e Palestina, appare ancora più lontana.
E molto spesso di dimentica che il sionismo era a maggioranza socialista e che i primi insediamenti degli immigrati ebrei erano acquisti di terreni dei latifondisti arabi che incassavano i soldi e non reinvestivano: la struttura degli insediamenti degli ebrei erano kibbutz e moshav, forme di comuni socialiste. In uno di questi kibbutz sono stati sgozzati da Hamas decine di bambini. La risoluzione 181 dell’Onu del 1947 prevedeva due stati, uno ebraico e uno arabo, (e una terza area comprendente Gerusalemme sotto amministrazione dell’Onu: si costituì sono lo stato di Israele nel 1948 mentre quello arabo non venne realizzato perché non volevano Israele. In tutti questi anni miliardi di euro sono finiti nelle armi e non nello sviluppo di Gaza e della Cisgiordania. E oggi l’unico stato democratico é Israele, che vota e contesta.
Purtroppo le forze politiche in senso proprio non esistono più, ma Milano, anche il suo Comune, dovrebbe essere più attenta agli eventi internazionali, poiché le vicende dall’Ucraina all’Afghanistan, dal Kosovo alla Libia, da Gaza alla Siria, da Israele al Nagorno, ci insegnano che siamo tutti vicini di casa. E i profughi crescono a centinaia di migliaia.
In questi giorni sono significative le posizioni dell’Algeria che è diventato il nostro maggior fornitore di gas al posto della Russia. E come per l’Algeria, anche per l’Azerbaijian, vale il principio dei nostri interessi energetici, per cui facciamo finta di niente. Né possiamo trascurare il sostegno dato dal Qatar ad Hamas, come l’appoggio ai “Fratelli mussulmani” e alle loro varie espressioni territoriali, con cospicui finanziamenti della Turchia e sempre del Qatar.
Io ho perso il conto di quanti soldi (6 o 9 miliardi di euro) sono stati dati alla Turchia per fermare gli immigrati da una Unione Europea impotente sulla questione delle migrazioni e incapace di qualsiasi seria politica estera. Senza considerare che dalla caduta dell’impero ottomano, dopo tanti trattati (Sanremo, Sévres, Losanna) e risoluzioni dell’Onu è rimasto irrisolto il problema dei curdi.
Viviamo in questa bolla di ipocrisia per cui facciamo la faccia scura e licenziamo un direttore d’orchestra, ma facciamo finta di niente con quei Paesi che non hanno condannato l’aggressione di Hamas o addirittura sostengono o appoggiano Hamas.
Possiamo porci almeno qualche interrogativo? Certo è ovvio e naturale mettere nel mirino l’Iran, ma la Turchia e il Qatar?
Al governo italiano e al Comune di Milano va bene avere a che fare con
Qatar Investment Authority? Una sua società, la Qatar Holding LLC, mi risulta abbia partecipazioni azionarie consistenti in attività immobiliari e finanziare nel centro di Milano, a Porta Nuova e non solo. Tanto che possiamo parlare di Milano come Qatar City, periferia di Doha, dove risiedono molti esponenti di Hamas che hanno festeggiato la strage dei civili israeliani come una vittoria.
Si possono bloccare o congelare le attività finanziarie e immobiliari (magari non dando più licenze edilizie) del Qatar?
“La colpa, caro Bruto, non sta nelle nostre stelle, ma in noi stessi” “Buona notte, e buona fortuna”
Luigi Corbani
(martedì 10 ottobre 2023)
Articolo lucido e intelligente. Grazie Luigi