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Dal campo largo al camposanto

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Vi ricordate chi voleva aprire “il Parlamento come una scatoletta di tonno. Scopriremo tutti gli inciuci, gli inciucetti e gli inciucioni: quando illumini un ladro, il ladro non ruba più!”.

Hanno aperto la scatoletta e  hanno trovato che i tonni erano loro:  chi voleva insegnare la onestà della politica e nella politica  è finito nella indecenza, nella indecorosa mancanza di rispetto delle istituzioni: stanno aggrappati alla poltrona, comunque, senza alcuna dignità, cercando di fare opposizione al governo in cui siedono. Ed è veramente triste vedere come uno che non ha digerito la sua uscita da Palazzo Chigi (il “Contecidio” dicono i grillini) stia creando tutto questo danno.

E infatti il capogruppo delle 5S al Senato Maria Domenica Castellone,  ha detto:  “Il nostro non voto di oggi (14 luglio) è coerente con quanto già espresso dai nostri Ministri (Ministri che non si sono dimessi, ndr) e dai nostri colleghi alla Camera. Noi oggi non partecipiamo al voto su questo provvedimento, perché non ne condividiamo né parte del merito né il metodo”.

Ed ha aggiunto che per le 5S il governo non dà risposte al Paese e le azioni che il governo mette in campo non danno stabilità al Paese, per questo sono costretti ad alzare la voce e difendere così la dignità del MoVimento 5S, ovvero si smarcano dal governo per cercare di riconquistare i loro elettori, i consensi perduti, e che forse (me lo auguro) non riusciranno mai più a recuperare.

Occorre ricordare che le 5s non hanno votato la fiducia al Senato sul  “decreto Aiuti” che stanzia 23 miliardi per famiglie e imprese contro il caro energia e l’inflazione, che introduce una modifica al Reddito di cittadinanza (potrà essere rifiutata una sola offerta di lavoro), che giustamente  non sblocca il Superbonus edilizio al 110% e che prevede la realizzazione a Roma di un termovalorizzatore.

Un inciso, se mentre in Lombardia si costruivano 13 termovalorizzatori e inceneritori, cosa facevano Rutelli, Veltroni, Alemanno, Marino e la Raggi e la Regione Lazio di Zingaretti con assessori delle 5s? Per colpa loro, Roma e il Lazio oggi spendono 180 milioni all’anno per portare la immondizia in altre parti di Italia e all’estero.  Ed è una cosa da discutere secondo voi, se fare o non fare   il termovalorizzatore  nelle condizioni attuali  di Roma, capitale della monnezza ? E noi dovremmo dare soldi a Roma capitale?

Con il governo, cosa si fa? Si ritorna a prima di giovedì, fermando l’orologio? Le 5S hanno scherzato e d’ora in avanti non faranno più scherzi? È questo quello che vuole il PD? Che almeno una parte delle 5S stiano nel governo, per non scoprirsi a “sinistra” ? Perché Conte, Casalino, Taverna sono “la sinistra”?

E allora – mi chiedo – perché non dissuadere Di Maio e soci a non uscire dalle 5S? Perché al di là delle loro ragioni di conservarsi un posto per l’oggi e trovarsi una collocazione per il futuro, non vi è dubbio alcuno che la scissione dei “dimaiani” (non trovo altra espressione) ha urticato non poco le 5s “dure e pure”, accelerando il loro distinguo dal “governismo dimaiano” e ritornando all’originario populismo.

Tanti (vedi i sindaci) fanno appello a Draghi perché rimanga con lo stesso governo:  forse hanno sbagliato indirizzo, e forse hanno pensato che al Senato si sia scherzato.  Forse è meglio che indirizzino gli appelli alle forze politiche, che hanno combinato il pasticcio.

Ma se non fosse possibile far finta che non sia successo niente e che il governo con le 5S non sia percorribile, la domanda che si pone è: il Pd formerebbe un governo senza le 5s di Conte (o di qualcun di loro, visto l’esplodere delle tensioni al loro interno), con Lega, Forza Italia, Italia Viva ? Basta al Pd la “copertura politica” di un “insieme per il futuro di Di Maio”, un gruppo del quale non si capiscono valori, ideali, politiche, programmi, consistenza politica  e base sociale, se non il governismo che ha portato alcuni di loro a stare al governo prima con la Lega, poi con il Pd e infine con tutti quanti (escluso Fratelli d’Italia)?

Forse per il PD sarebbe il caso di prendere atto che la politica del “campo largo” è finita nel camposanto, morta anche se non ancora sepolta. Forse un po’ di autocritica nel PD non sarebbe male, visto che per pura ragione di potere si è avallata una teoria politica in netto contrasto con quello che l’elettorato progressista e riformista, e anche moderato,  si aspetta dal Pd.

Ed è ora che certi personaggi (Bettini, Boccia, Franceschini, Guerini, Orlando, Provenzano) vengano messi in disparte, visto il credito che hanno dato a un personaggio inconsistente (politicamente) e a un movimento di smandrappati, senza arte né parte, sospinti dal qualunquismo, dalla demagogia e dalla antipolitica, da concezioni primitivistiche della società e da visioni stataliste, che hanno avuto spazio  in questo momento di vuoto culturale, ideale e politico. Vi ricordate la difesa ad oltranza di Conte (“la migliore guida del governo del cambiamento”, “il leader dei progressisti” ) con la ricerca dei “responsabili” e l’aspra polemica contro Renzi, per poi subire la formazione del governo Draghi.

Oggi poi, la scelta delle 5S ha consegnato su un piatto d’argento la mossa politica alla Lega e a  Forza Italia per chiedere di andare ad un governo senza 5S, per mettere  in imbarazzo un PD dominato dai personaggi ricordati prima.

E qualora ciò non sia possibile, ecco che la situazione consente al centro destra (che non è affatto unito) di ricompattarsi, al momento, sotto l’egemonia di Fratelli d’Italia, per chiedere le elezioni, senza addirittura cambiare la legge elettorale. Così che, con il Rosatellum,  il centro destra potrebbe conquistare quel premio di maggioranza che gli era sfuggito per pochi punti percentuali nel 2018 (3%).

“La colpa, caro Bruto, non è nelle nostre stelle, ma in noi stessi” “Buona notte, e buona fortuna”

Luigi Corbani

(lunedì 18  luglio 2022)

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