L’Italia è un Paese ricco. Ha bisogno di spendere il surplus di utili: solo dei maldicenti pensano che l’Italia abbia dei debiti, Per questo un bonus non si nega a nessuno: non è una Repubblica fondata sul lavoro, ma sui bonus, sui voucher, sui crediti di imposta: oltre trenta tipologie durante il covid-19. Per mesi ci hanno detto di tenere i bambini distanti dagli anziani, per non infettare i più deboli (gli anziani, appunto): bonus baby sitter anche ai nonni e adesso andatelo a spiegare all’operaio tedesco o olandese.
E poi hanno inventato il bonus manager donna. Per chi lo è già e per chi vuole diventare “manager”: dirigente è una brutta parola. E volete mettere come suona meglio, moderno, avanzato, progressista dire “Family Act”, “Job Act”. Dire “legge per la famiglia”, “legge sul lavoro” sa di vecchio, di stantio, da prima repubblica. Ora, io sono per tutte le cose che possono favorire le donne che sono già al lavoro e quelle che una società moderna e progressista vorrebbe avessero il lavoro. Mi sta bene assistere le famiglie più disagiate e meno abbienti, ci mancherebbe altro.
Ma in questo benedetto Paese si ha presente che in politica si devono fare delle scelte e che ogni scelta implica delle rinunce? Ma forse questo è il Paese di bengodi, che non ha nessun vincolo di bilancio (non basta il 160% di deficit/Pil?) ed ha talmente tante entrate che si può spendere e spandere con l’unica priorità, il consenso per le prossime elezioni o il prossimo sondaggio. Capisco il “bonus babysitter” ma non c’è nessun investimento per costruire più asili nido.
Più asili nido, significa, lavoro per costruirli, per gestirli e significa anche dare formazione educativa e istruire i bambini alla socialità. Asili nido e servizi integrativi per la prima infanzia sono fondamentali per il percorso di crescita dei minori.
Il Consiglio Europeo riunito a Barcellona nel 2002 aveva dato l’obiettivo di 30 posti per ogni 100 bambini entro il 2010, negli asili nido o nei servizi per la prima infanzia. L’Italia ha fatto proprio quell’obiettivo nel 2017 con il decreto legislativo 65: con una aggiunta, sì al 33% nazionale, visto che siamo al 24,7%, ma con un riequilibrio territoriale per ridurre i territori carenti o privi di offerta. Peraltro dal 2017 al 2019 i bambini fino a tre anni in Italia sono diminuiti di 81.000 unità e rappresentano poco più del 2% della popolazione totale. Dal 2012 ci sono 257.000 bambini in meno. In Italia ci sono 3.790 Comuni senza asili nido, ovvero il 46% del totale dei Comuni italiani. Ma all’interno stesso delle regioni e addirittura delle città più grandi, ci sono disparità grandissime: “Openpolis” ha rilevato che all’Eur a Roma siamo al 95%, a Ostia Nord al 7%.
Nei comuni periferici, quelli più distanti dai comuni capoluogo, la media di servizi per la prima infanzia scende al di sotto della metà della percentuale prevista dalla legge: 14,94%. Si calcoli peraltro che in Italia i posti negli asili nido sono solo per il 51,3% pubblici, il restante 48,7% è in posti privati o in convenzione. Nel 2015 la spesa comunale media annuale per residente da 0 a due anni era di 787 euro ( in Calabria 68 euro). La partecipazione delle famiglie copre (media nazionale) il 19,4%, ovvero 153 euro.
Ma nel percorso di crescita dei bambini e dei ragazzi, ci sono altri ostacoli, che finiscono per ricadere sulle donne. “Le mense scolastiche consentono agli alunni di frequentare attività didattiche e non, in orario pomeridiano, e rappresentano un’occasione per la scuola di promuovere un’alimentazione e uno stile di vita sani” scrive “Openpolis”. Ebbene, in Italia solo il 26% degli edifici scolastici dichiarano di offrire il servizio refezione. “L’attività sportiva è essenziale nel percorso di crescita dei minori, per gli effetti positivi sullo sviluppo fisico, per l’occasione di socialità e di gioco con gli altri”. In Italia solo il 41% delle scuole risulta dotata di palestra (o in rarissimi casi, di piscina). A Reggio Calabria, Cosenza, Crotone, Vibo Valentia una scuola su cinque ha la palestra, a Napoli una su quattro, a Palermo una su tre. A livello nazionale l’86% delle scuole è raggiungibile con i mezzi pubblici; ma sono di gran lunga sotto la media, le provincie in cui c’è la percentuale più alta di famiglie in condizioni di potenziale disagio economico (quei nuclei famigliari con figli, dove nessun componente è occupato o ritirato dal lavoro) e che quindi hanno difficoltà ad accompagnare i figli a scuola con mezzi propri. Basti dire che nelle provincie di Napoli e Trapani sono solo metà le scuole raggiungibili con i mezzi pubblici.
Naturalmente, ad un esame attento regione per regione, comune per comune, si registrano, anche nelle zone più sviluppate, carenze consistenti di asili nido, di mense scolastiche, di palestre e di mezzi pubblici per raggiungere le scuole. Il quadro dunque è a dir poco sconsolante: mancano dei servizi essenziali per la crescita dei bambini e dei ragazzi. A me sembrerebbe saggio e lungimirante, utile per la crescita del Paese, puntare sugli investimenti per l’educazione, che consentono anche maggiori entrate per lo stato (più occupati, più entrate e minori spese). Se non si fanno servizi per l’educazione dei bambini e si tengono chiuse le scuole per sei mesi è difficile pensare di invertire una paurosa tendenza: il record di giovani senza scuola e senza lavoro, che non cercano né la formazione né l’occupazione; l’età mediana più alta d’Europa (46,7 anni); alta disoccupazione; bassa occupazione femminile; bassa produttività del Paese. Invece di fare proclami per il Mezzogiorno, dimenticando che le priorità assolute in quel territorio sono quelle di ristabilire la legalità e ampliare i servizi scolastici, occorre fare cose concrete, con pazienza, passo dopo passo, nel Sud come in altre parti del Paese. No, invece, si preferisce introdurre l’assegno unico universale ai bambini per tutte le famiglie (ma proprio tutte, indipendentemente dal reddito), dal settimo mese di gravidanza al 21° anno di età. Poi scatta il reddito di cittadinanza, poi la pensione di cittadinanza. Paese ricco, il nostro.
W l’Italia, metà dovere, metà fortuna.
Iside Corniola
(giovedì 9 luglio 2020)