Il selfie di Dario Franceschini con i neo ministri del PD non è un buon inizio.
Non solo e non tanto perché tutti esibiscono una contentezza (da selfie) che mal si coniuga con le preoccupazioni degli italiani. Quanto perché segna una irritante continuità con lo stile comunicativo del passato Governo, in generale, e della buonanima, in particolare.
Uno stile di sobrietà sarebbe gradito.
Poi, entrando nello specifico, si deve dire che la squadra ministeriale di Governo espressa dal PD è di ottimo livello con (quasi) tutti i ministri al posto giusto. Ma non solo del PD.
Ottima, ad esempio, la scelta del prefetto Lamorgese al Ministero degli Interni. Posto chiave e simbolico per ridare dignità a quel Ministero e alle forze di polizia che vi dipendono, nonché per ridare fiducia nelle istituzioni agli italiani.
Resta, però, sorprendente la scelta da parte del PD di non reclamare il posto e il ruolo di Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio. Un errore d’importanza strategica. Per questo obiettivo il PD avrebbe potuto e dovuto battersi con determinazione. I negoziatori avranno ritenuto che non c’erano le condizioni per farlo e vi hanno rinunciato. Peccato. Un politico di lunghissimo corso come Luigi Zanda in quel ruolo avrebbe fatto benissimo.
C’è chi ha visto la manona democristian-prodiana dietro la scelta del PD di partecipare a un Governo con il M5S. La manona si vede e si sente.
Di sicuro la strizza generata in ogni settore della vita politica, economica, sociale e culturale del Paese dalla deriva salviniana ha contribuito non poco a rilassare le resistenze e a smuovere coscienze e piedi perché avvenissero riflessioni, incontri, dialoghi e decisioni.
Speriamo solo che l’effetto strizza duri nel tempo e che ispiri il nuovo Governo a fare bene e in fretta.
Comunque, il vero Ministro degli Esteri è Paolo Gentiloni Silveri.
Pepito Sbazzeguti
(giovedì 5 settembre 2019)