Così scriveva Mussolini nel 1919 agli albori del fascismo. E questa era una idea fondativa del suo pensiero e della sua azione politica. E, come si sa, ebbe un grande successo, complici la monarchia e il popolo italiano, a cominciare dai progressisti sempre divisi….
Credo che, data l’attualità politica in Italia, questo principio fondativo del fascismo, lo si debba conoscere. E ci si debba seriamente riflettere.
La storia non si ripete mai nello stesso modo. Lo sappiamo, Ma il senso dei processi storici, e gli epifenomeni che si manifestano, devono essere compresi.
E proprio la storia, in questo processo interpretativo, ci può aiutare.
Il fascismo, nato proprio in questi giorni di cento anni fa con i “fasci di combattimento”, che non a caso si chiamavano così, aveva la violenza nella sua ontologia. Gli episodi di quei due anni, a cominciare da Milano, non si contano, fino ad arrivare agli assassini di Matteotti, don Minzoni e non solo.
Non si può dire che, oggi, si manifestino fenomeni analoghi. Ma l’imbarbarimento, anch’esso una forma di violenza tanto più esecrabile, in quanto rivolta soprattutto contro le persone più deboli, è anch’essa una forma di violenza. Verbale, ma non è il classico “verba volant”. Sono leggi, regole, disposizioni prefettizie e di polizia, politiche insomma, che vanno a incidere sulla pelle e la vita delle persone, in particolare se stranieri e di pelle diversa. Razzismo e xenofobia.
Ma è soprattutto il risentimento appunto, in gran parte alimentato ad arte, la molla che, fra il vaffa.. e l’italico identitario, sembra generare il successo della nuova destra. Delle nuove destre.
C’è un anticorpo che va attivato e che proprio la lezione del “biennio rosso”, 1919/1921, ci insegna. Averne coscienza, o prenderne coscienza, è importante.
Non sottovalutarlo, cioè, come fenomeno passeggero ed effimero, o addirittura folcloristico, tra felpe, divise o carnevalate di altro genere.
Sarebbe un errore fatale, soprattutto perché è una infezione che, poco a poco, entra nelle vene del corpo sociale e diventa “cultura”, costume, cifra di comportamento. Un rischio, questo sì, che mette in pericolo le conquiste democratiche. I diritti.
La crescente, sembra, e speriamo di no, disponibilità di tanta gente a rinunciare ad alcuni diritti di libertà per una maggiore falsa sicurezza, è il cuore del problema, come dice giustamente Scurati, o del virus che sta infettando una parte dell’Europa, il nuovo “spettro che si aggira….”.
Non perdiamo nessuna occasione per esprimerci, a cominciare dalle piazze, tutte le piazze, dove si difendono i diritti democratici di libertà.
Benito Boschetto
Sono d’accordo. Vanni
Caro Boschetto condivido che non bisogna sottovalutare i vari episodi di intolleranza e di attacco alla libertà e di non sottovalutare gli attacchi ad alcuni principi costituzionali come la democrazia parlamentare ma occorre anche non definire fascista chi non condivide le tue opinioni. Per battere gli odiatori in servizio permanente sia a sinistra che a destra servirebbe una forza politica capace di proporre soluzioni (oggi non c’è in Italia una tale forza) ai problemi del paese e non slogan. Puoi anche mobilitare le piazze ma poi se non c’è chi indirizza la protesta in azione di governo a vincere sarà il populismo demagogico nemico della democrazia. Oggi ho sentito Zingaretti dire dopo la sconfitta in Basilicata che il PD è l’unica forza di alternativa, alternativa a che cosa.