Questo testo segna la prima nostra collaborazione con il blog “ilmigliorista” di Luigi Corbani nella idea anche sentimentale di riprendere un dialogo che fu del quotidiano “Il Riformista” giornale scomparso ormai da molti anni. Sarebbe anzi interessante vedere perché “Il Riformista” che si collocava su di un’area di centro sinistra ed era parzialmente finanziato da un’impresa della sanità che finanziava anche “Libero”, sperando di avere con questa operazione una agibilità politica per i suoi affari su tutti i fronti. Cosa che, probabilmente, non gli riuscì con “Il Riformista” che dovette chiudere: il direttore prese gli ultimi 200.000 € (forse di più) che rimanevano in cassa e se ne andò al Corriere della Sera con posizione politica non stupida ma ambigua che dura tutt’ora. I ragazzi che vi collaboravano tentarono per qualche mese di resistere avendo il contributo del nuovo direttore Emanuele Macaluso già ottuagenario ma che scriveva un articolo di fondo al giorno. Fu una lotta impossibile: si buttò contro “Il Riformista” anche Travaglio e la cosa finì lì con un tentativo di spegnimento di una posizione politica ideologicamente forte e che oggi tende a riprendere spazio perché le idee, come si sa, non muoiono. Spazio perché quelle idee liberal democratiche e di unità repubblicana sono diventate di attualità dato che la situazione politica del nostro Paese è peggiorata e prevalgono elettoralmente posizioni neo nazionaliste, peroniste, sovraniste ecc. contrarie all’idea dell’unità democratica dell’Europa unita e tendenti chiaramente a portare l’Italia fuori dall’Euro e poi dalla stessa Europa. Una politica internazionale apertamente collegata con Putin che si accoppia all’entusiasmo per le confusionarie posizioni del Presidente degli Stati Uniti. Lontana dalle altre maggiori nazioni europee vicina ai paesi a democrazia sommessa dell’est Europa.
Insomma una situazione assai grave soprattutto perché non si vede ancora nascere una reazione politicamente qualificata e capace di combattere anche sul piano elettorale la grave situazione che ci troviamo ad attraversare. Se poi, come pare, avverrà che questo infausto periodo durerà molto tempo poiché l’unità di potere tra grillini e leghisti si fonda su elementi concreti di nomine e di relazioni economiche che superano di gran lunga gli incidenti e le gaffe verbali che sembrerebbero, leggendo i giornali, dilaniare ogni giorno l’attuale governo.
Il grande listone che propone Calenda è una soluzione puramente elettorale e sembra ricordare Léon Blum degli anni ’30 o, se si vuole, il governo italiano del ’24 cioè forze democratiche unite e consapevoli ma incapaci di darsi una struttura e una vera disciplina. La famosa “disciplina repubblicana”.
Mi dicono che a Napoli si è costituito un movimento che vuole fare di tutte le regioni meridionali un’unica regione cioè ricostruire lo stato borbonico. E’ possibile che vi aderisca il sindaco di Napoli ben conosciuto ex magistrato, giovane bell’uomo, che in cinque anni non è riuscito a fare una sola cosa, buona o cattiva, per la città di Napoli tranne il tifo per la squadra di calcio in cui lui non c’entra per fortuna nulla: è dell’Europa delle regioni, o meglio, delle sub regioni il tentativo, ripreso dall’Alto Adige se si vuol essere onesti, da parte delle regioni ricche di tenersi il più possibile i soldi delle tasse e da parte delle regioni povere coalizzarsi sovversivamente per farsi aumentare l’obolo di Stato. Tutto il contrario di uno sviluppo omogeneo che permetta alla società pacificamente di articolarsi, il famoso ascensore sociale, e svilupparsi nella ricerca scientifica e nella cultura.
Noi che abbiamo una certa età, l’ho già detto molte volte, non vedremo la fine di tutto questo ma è importante che le nuovissime generazioni, quelle per cui l’Europa non è un ossimoro di nazioni, ma una realtà naturale dove vivere e lavorare sappiano capire che il pericolo è per loro e per i loro figli. Per questo basta guardare la carta geografica, la grande sud America paese ricco e relativamente spopolato diviso in stati agguerriti tra di loro e incapaci di organizzarsi continentalmente. Non avanzano da secoli e malgrado le enormi ricchezze naturali producono povertà. Anche l’Europa qualche secolo fa era così.
Giacomo Properzj