Ma vi pare che possa andare avanti un Paese che ad ogni maggioranza, ad ogni legislatura introduce una nuova legge elettorale e una nuova riforma istituzionale ?
Voi avete visto Germania, Francia, Spagna, Gran Bretagna fare cinque leggi elettorali in trent’anni, e ogni quattro cinque anni perdersi nel progetto di nuove riforme istituzionali, una più discutibile dell’altra?
In una sola legislatura in Italia si sono fatte due leggi elettorali, un record mondiale.
Abbiamo ridotto il numero dei parlamentari, senza riformare i poteri delle Regioni, riconducendole alla loro funzione originaria di enti legislativi e non di apparati burocratici e amministrativi.
Con il falso mito della “governabilità” perseguita con meccanismi elettorali, e senza valori politici, culturali ed ideali, abbiamo rafforzato a dismisura gli esecutivi, che oggi fanno quello che vogliono: siamo al punto che tra decreti legge, fiduce, e obblighi politici della maggioranza verso l’esecutivo, il Parlamento è ridotto a un simulacro di organo legislativo, di indirizzo e di controllo.
Il disegno di legge costituzionale di oggi sul premierato è quanto di più sgangherato si potesse presentare: è fatto per accontentare la libidine del potere della Meloni, e, in seconda battuta, la possibilità per l’ex padano Salvini di realizzare le sue esaltate aspirazioni di leader. Ma come ha scritto sapientemente Michele Ainis su “Repubblica” del 30 ottobre “La madre di tutte le riforme è sempre incinta, come la madre dei cretini (copyright Ennio Flaiano)”.
Il parto si è consumato oggi, venerdì, in Consiglio dei Ministri con la zia della riforma (Maria Elisabetta Casellati) e con la nonna (Giorgia Meloni) che ha preceduto la notizia annunciando il battesimo della Terza Repubblica: un annuncio al quadrato. (copyright Ainis). In realtà, c’è sempre stata una destra più o meno reazionaria o dichiaratamente fascista che ha sempre parlato di “Nuova Repubblica”, dall’ex repubblicano scontento Randolfo Pacciardi al fascista Giorgio Pisanò, al MSI di Almirante: tuttavia costoro, pensavano sempre alla elezione diretta del Capo dello Stato se non sbaglio. Il bersaglio comunque era sempre quello, i partiti e la Costituzione del 1947.
Ma qui siamo alla confusione mentale-istituzionale: ” La bugia più grossa è il bipresidenzialismo che a quanto pare reggerà le nostre sorti. Perché l’elezione diretta del presidente del Consiglio ci dicono manterrà inalterato il ruolo del presidente della Repubblica, senza scalfirlo d’un capello. Due presidenti in un corpo solo. Possibile? O il premier viene eletto dal voto popolare o viene nominato dal capo dello Stato. Se quest’ultimo nomina obbligatoriamente l’eletto, allora si trasforma in un notaio, un passacarte.
E che succede quando la maggioranza parlamentare entra in crisi con se stessa? In quel caso interverrà il marchingegno della sfiducia costruttiva, aggiungono altre indiscrezioni. Tradotto: sarà la stessa maggioranza uscita dalle urne a indicare il nuovo presidente del Consiglio. Errore, un errore tecnico ma infine anche politico. Giacché la sfiducia costruttiva è un meccanismo di stabilizzazione dei regimi parlamentari, non di quelli presidenziali. Altrimenti s’inocula il conflitto tra popolo e Palazzo, come se già non ce ne fossero fin troppi segnali. Se i cittadini eleggono Maria, ma l’anno dopo il Parlamento la sostituisce con Giovanni, gli italiani si sentiranno buggerati. A Biden, a Macron, non potrebbe mai succedere.
Invece alle nostre latitudini succede un po’ di tutto, ormai ci abbiamo fatto il callo. C’è allora almeno una preghiera da rivolgere ai ri-costituenti: cercate d’essere coerenti. Il presidenzialismo non è il diavolo, funziona in antiche democrazie di questo pianeta.
Il diavolo è il pasticcio, il guazzabuglio. E l’invenzione di bastardi senza capo né coda, oppure con il capo al posto della coda, scriveva Giovanni Sartori nel 2003. Un “arlecchinismo costituzionale” che rischia di proiettarci in un eterno Carnevale.
Ma è un diavolo anche il culto religioso del potere, senza curarsi dei contropoteri. Che sono viceversa il sale della democrazia: pesi e contrappesi. L’elezione diretta del premier prosciuga le funzioni di garanzia del capo dello Stato; su questo non ci piove, anche se per rispetto a Mattarella (o per ipocrisia) non verrà scritto in una norma. E dunque, chi e come ne prenderà le veci?”
Nessuno, Anzi si accentua la negazione del sistema parlamentare rappresentativo, con il 55% dei seggi parlamentari al Presidente del Consiglio. Il fatto è che noi abbiamo già presente, con il sistema della elezione diretta del Sindaco e dei presidenti delle Regioni, un sistema “cesarista” che non ha alcun contrappeso, consigli comunali e regionali senza alcuna funzione se non di ratificare le decisioni del Sindaco o del presidente, che, con il premio di maggioranza, asserviscono le assemblee elettive.
Già è deleterio il “cesarismo” comunale e regionale, figuriamoci se possiamo accettare una persona sola al comando del Paese.
“La colpa, caro Bruto, non sta nelle nostre stelle, ma in noi stessi” “Buona notte, e buona fortuna”
Luigi Corbani
(venerdì 3 novembre 2023)
Condivido tutto…La Repubblica presidenziale alla francese si basa però anche su più larghi principi..lasciandolo disparte il metodo discorso di chi sia Macrob e cosa fa..tagliano il nu.ero dei parlamentari.. sento.. il marani della Regione. I sottosegretRi.i segretari..ministri con più nomina ma inco potenti nella loro materia come su tutto..Scuola..sanità pubblica..difesa alle donne anche togliendo il discorso di fare pagare pannolini…pa noloni per anziani..per ba.bini..un te.po c era la Polin azienda veneta che aveva commercializzato a partire dalle farmacie og i tipo di pannolino a inquinamento zero..niente plastica e forte tenuta…abito? Atlantico.. Europa..questo ultime due voci sono ladrerie e prese per il fondello..facciamo una vera si istra.Asoettiamo giova.i nuovi che si impegnano per il loro terribile futuro L.Baldrighi. Basta si daci come quello di Milano che distruggono la città. Il fare comune…i mezzi pubblici e una libera e corretta circolazione delle auto.Amen