Ai Consiglieri Comunali di Milano
p.c. Al Sindaco di Milano
Agli Assessori della Giunta di Milano
Gentili Consiglieri.
nei giorni scorsi (24 febbraio) ho visto quanto ha scritto una mamma della scuola di via Vivaio, a “la lettera” di Giangiacomo Schiavi sul “Corriere della Sera”, che qui riporto anche con il commento di Schiavi. Mi ha colpito molto l’argomentazione attorno al tema della “diversità come normalità”.
Ora qualcuno pensa che questa scuola sia “un privilegio” per chi non è diverso, non ha una disabilità. Ed è vero che tutti vorrebbero mandare i propri figli a scuola in via Vivaio. Anch’io lo avevo pensato per mio figlio, ma non l’ho fatto per un senso di opportunità politica, e per un sogno, quello che tutte le scuole milanesi diventino come la scuola di Via Vivaio.
Quella scuola è veramente una scuola d’élite, nel senso di una scuola straordinaria, per il personale docente, per le materie di insegnamento, per le attività scolastiche ed extrascolastiche, perché abitua i bambini non a stare insieme, ma a vivere insieme a coloro che hanno dei problemi, che hanno difficoltà.
In quella scuola certo ci vanno anche i figli di coloro che non abitano in zona, ma questa non è una buona ragione per spostare quella scuola, per una sorte di “vendetta di classe”.
Il vero obiettivo dovrebbe essere quello di fare tante scuole “Vivaio” nel resto della città. Per questo mi appare fuori luogo che il Comune si aggrappi a norme o a valutazioni della Corte dei Conti, che peraltro ha dato il suo parere di congruità.
La verità è che basta poco, una volontà politica per continuare a mantenere una scuola che dal dopoguerra ad oggi, con tutte le giunte, di centro, di centrosinistra, di sinistra, rosse o rossoneri, della Lega, del centrodestra, fino ad oggi, è cresciuta a simbolo di Milano , per il suo modo innovativo di fare scuola.
Ora, se il Comune non vuole più pagare l’affitto, può sempre compiere un atto politico, una scelta politica, dando un contributo annuale all’Istituto dei Ciechi, tale da coprire i costi dell’affitto. Come vengono dati contributi a decine e decine di istituzioni, culturali e non solo, il Comune potrebbe fare un atto di grande significato culturale e umano, dando un sostegno a un Ente meritorio come l’Istituto.
E con senso anche del futuro, il Comune potrebbe davvero realizzare il modello “Vivaio” in viale Gabriele D’Annunzio, creando un’ altra struttura che fornisca, anche nella zona dei Navigli, una formazione educativa di prim’ordine.
Grazie dell’attenzione.
Luigi Corbani
“La colpa, caro Bruto, non sta nelle nostre stelle, ma in noi stessi”. “Buona notte, e buona fortuna”
(domenica 27 febbraio 2022)
Corriere della Sera 24 febbraio 2022 La lettera di Giangiacomo Schiavi
La diversità come normalità
Una lezione da via Vivaio
Alessandra Russomanno
Caro Schiavi,
sono una mamma della Scuola media Vivaio e la mia storia con la fragilità è personale e di lunga data, essendo in carrozzina da anni in una città purtroppo ancora indietro in un percorso di reale inclusione. Quando undici anni fa è nato mio figlio ho pensato che, con la mia storia, gli avrei fatto un dono dal valore inestimabile: la consapevolezza che la diversità sia la normalità. Per questa stessa ragione mi sono avvicinata alla Scuola media Vivaio, che con il suo progetto educativo offre lo stesso prezioso insegnamento a tutti i suoi studenti. E in questo incontro io e la mia fragilità siamo stati finalmente accolti.
Vi è una profonda differenza tra «accessibilità» e «accoglienza», perché non è una pedana a farti sentire cittadino come tutti gli altri, perché so bene cosa significhi aspettare il proprio figlio all’uscita da scuola a tre metri di distanza dagli altri genitori, o attendere sotto la pioggia l’attivazione di un accesso laterale. E conosco lo sguardo di un figlio che attende con te. La Vivaio non è semplicemente una realtà accessibile, è un progetto educativo accogliente ogni unicità che si rispecchia in spazi capaci di garantire piena autonomia, uguaglianza e dignità, attraverso una conoscenza profonda delle specificità di tutti. Vorrei che lo sguardo della media Vivaio si allargasse a tutta la nostra città. Non per bellezza, comodità o prestigio, ma per occasione di piena realizzazione della vita dei ragazzi. Noi genitori chiediamo ascolto. Spazi adatti o adattabili, il tempo necessario per i nostri ragazzi, ma soprattutto ascolto. E non lo stiamo ricevendo, sentendoci nel mezzo di un muro contro muro sordo che rischia di schiacciare solo i ragazzi.
Gentile Alessandra,
da mesi ci interroghiamo sulla media di via Vivaio e sulla decisione «irremovibile» del Comune di trasferirla ad altra sede, chiedendoci cosa nasconde (oltre ai costi dell’affitto) la fretta di liquidare così una gloriosa storia milanese. Il caso è diventato politico e rischia di cristallizzare le posizioni, con la destra che fa la sinistra e la sinistra che sembra fare la destra, davanti a una città silente spettatrice. In mezzo ci sono i bambini, le famiglie, la difesa di una scelta fatta per unire lo studio con l’ integrazione e far sentire la diversità, come scrive lei, una nuova normalità. È un valore inestimabile che Milano ha costruito nel tempo: si può migliorare, non si può perdere.
Giangiacomo Schiavi