C’è da rimanere allibiti assistendo alle reazioni scomposte e nervose di fronte a una notizia che non è una notizia. Infatti il Sindaco ha annunciato una decisione della Sovrintendenza sullo Stadio di San Siro che ancora non è stata comunicata, commettendo una grave scorrettezza istituzionale, senza rispetto per l’autonomia e l’indipendenza di un organo dello Stato delegato a tutelare il bene pubblico. Ma questa uscita del Sindaco serve a scatenare una campagna di mistificazione, di bugie, di bufale. Siamo arrivati al punto che il PD metropolitano invoca l’intervento del governo di centrodestra, compiendo un suicido politico, che neanche a un principiante della politica sarebbe passato per la testa.
La realtà
Da tempo, si sapeva che lo Stadio ricadeva sotto il vincolo dei settanta anni: il cantiere per l’ampliamento dello stadio (il secondo anello) fu aperto il 31 maggio 1954 e venne concluso definitivamente il 10 novembre 1955. Con 19 rampe e 19 scale, in 528 giorni venne completato il lavoro di raddoppio della capienza, senza intralciare il normale svolgimento delle partite.
Nella relazione istruttoria della delibera del 2019 (pag. 4), e parte integrante della delibera stessa, la Soprintendenza di Milano invitava a valutare e proporre ipotesi alternative alla demolizione, poiché lo stadio “ha una estrema rilevanza non solo locale ma nazionale ed anche internazionale, in quanto percepito come una icona dello sport calcistico” e continuava evidenziando che lo Stadio ha conservato “le strutture del 1955 (ing. Ferruccio Calzolari e arch. Armando Ronca), il secondo anello e le rampe elicoidali che si ritengono degne di considerazione nella prospettiva conservativa di un suo adeguamento e/o nuova trasformazione”.
Quindi non c’è nulla di particolarmente strano se l’attuale Soprintendenza pone la tutela sul secondo anello, il che vuol dire che non è possibile la demolizione dello Stadio, ma solo un suo ammodernamento, salvaguardo le strutture che sono uniche nel panorama mondiale degli stadi.
Tutti coloro che si sono opposti alla demolizione dello Stadio di San Siro sono stati dipinti, quando va bene, come “ambientalisti” dimenticando che questa era l’autodefinizione del Sindaco.
Bugie
Devastare e rovinare beni e oggetti di valore, e soprattutto monumenti, opere d’arte, senza alcun rispetto della storia, delle tradizioni di questa città, per alcuni, dovrebbe essere catalogato come una operazione di modernità: in realtà, secondo il dizionario, è una opera di vandali. L’accanimento con cui il Sindaco ha perseguito la demolizione dello Stadio di San Siro e ha sposato la operazione edilizia di Paolo Scaroni & soci ha fatto venire molti cattivi pensieri. Fino a che punto una legittima posizione politica può spingersi, quando si contrappongono interessi pubblici e interessi privati? Perché è difficile credere che gli interessi del fondo Elliott/Red Bird o del Gruppo Suning coincidano con quelli di Milano.
Sulla stampa si leggono cose incredibili. I due fondi americano e cinese, andranno a San Donato e a Rozzano a “costruire lo stadio”. Da anni sentiamo, in particolare il fondo Elliott, nella persona dell’ineffabile Paolo Scaroni, annunciare lo stadio ovunque: Sesto San Giovanni, San Donato, La Maura. E nessun giornale si chiede: con quali soldi? I due fondi, per costruire un nuovo stadio in San Siro, hanno chiesto nel 2019 di costruire, su una area pubblica, 165.769 mq di uffici, centri commerciali, attività ricettive, ecc,; in zone meno pregiate, con prezzi di vendita inferiori a quelli di San Siro, per costruire lo stadio a Rozzano o a San Donato, quanti metri quadrati di costruzioni chiederanno? Sicuramente non meno di quanto richiesto per San Siro (0,63 mq/mq), andando oltre qualsiasi norma del piano generale del territorio di Milano. (0,35 mq/mq).
I club non hanno i soldi per fare alcunché, e i fondi stranieri sono qui solo con l’idea di guadagnare qualcosa, di fare profitto con le squadre di calcio, magari vendendo le squadre agli arabi; la dote di un progetto di un nuovo stadio aiuterebbe ad aumentare il prezzo di vendita delle squadre. Ed è vero che ormai il calcio è più che uno sport, un business dominato da spese folli di fondi arabi, medio orientali, lussemburghesi, caimaniani, singaporiani, ecc. Il giorno in cui si fisserà o un salary cap o forme di controllo dei conti delle squadre di calcio (meno evanescenti di quelli attuali) sarà sempre tardi.
Bufale
Ed ecco la bufala dello stadio vuoto e dei costi che il Comune si dovrebbe accollare. Mai, in quattro anni, il Comune ha fornito, in maniera dettagliata, costi e ricavi di San Siro dal 2000 (inizio della concessione) ad oggi, né tantomeno abbiano il dettaglio dei lavori di manutenzione ordinaria, straordinaria e di quanto è stato pagato cash al Comune. La dipendente del Sindaco, delegata allo Sport, spara la cifra di dieci milioni: ma noi sappiamo che fino al 2021 il Comune ha incassato all’anno 4,5 milioni in contanti e 3,9 milioni sempre all’anno per lavori di manutenzione a scomputo dell’affitto. Fra l’altro la Corte dei Conti ha chiesto di verificare bene gli “scomputi”: ma di questo non si è mai più parlato dall’epoca della notizia del rilievo della Corte dei Conti. Per di più, il Comune non ha mai imposto al concessionario, M-I Stadium, di pubblicare sul sito internet i bilanci, visto che gestisce un bene pubblico. Ora, saremmo curiosi di capire quanto il concessionario ha incassato nel periodo estivo 2022 e in quello 2023 per i concerti realizzati nello Stadio. Perché al di là di quello che scrivono alcuni giornali, quest’anno sicuramente la società concessionaria guadagna tanti soldi da coprire il costo di affitto al Comune e le spese di manutenzione ordinaria.
E forse qualcuno pensa che nessuno chiederà più lo Stadio Meazza in Siro per i concerti ?
Fesserie
Poi c’è sempre qualcuno che sposa la tesi di Scaroni: non si può ristrutturare lo stadio senza fermare il campionato. Una affermazione contraddetta dalla storia: sia nel 1954-1955 che nel 1989-1990 lo stadio è stato ampliato senza mai sospendere i campionari e le coppe europee. Ed allora le tecnologie non erano quelle di oggi. E poi – accettando questa tesi infondata, o per lo meno non supportata da autorevoli pareri tecnici indipendenti – visto che volevano uno stadio con meno posti per il pubblico popolare, poiché puntano tutto sui diritti televisivi e gli sponsors, che sarà mai andare a giocare a Torino (all’Allianz Stadium 41.000 spettatori) o a Genova (al Ferraris 33.000) o a Bologna (Stadio Dall’Ara 36.000). Tutte città a un’ora di treno da Milano. Ma, secondo alcuni, Milan e Inter non possono fare quello che fa il Barcellona, che per il prossimo campionato – mentre viene ristrutturato il suo Camp Nou, per portare la capienza da 99.354 posti a 111.000, tutti coperti – giocherà nello Stadio Olimpico di Montjuic, rifatto nel 1992 anche con il concorso dell’Arch. Vittorio Gregotti, che ha una capienza di 55.926 posti. Per inciso, nell’area di Barcellona, a Llobregat (comune di 80.000 abitanti a 15 chilometri dalla Placa de Catalunya) c’è anche lo stadio dell’Espanyol, con 40.000 posti.
Fra l’altro, pochi giorni fa, il Sindaco ha manifestato gioia per la proposta della Federazione Italiana Gioco Calcio di candidare Milano come sede della finale Champions League del 2026 o del 2027.
E dove può svolgersi la finale se non allo Stadio Meazza in San Siro? Dal che si deduce che qualsiasi progetto di demolizione dello Stadio era insensato e che nessuna altra soluzione (un secondo stadio fuori Milano) sarebbe stata e sarebbe possibile prima del 2026-2027.
Inganni
In sostanza, il Sindaco ha buttato via quattro anni e ha fatto spendere un mucchio di soldi (il lavoro degli uffici e le spese del dibattito pubblico) per una proposta non solo indecente, ma inconsistente.
E che il Comune di Milano, nella persona del suo Sindaco, si prestasse in nome di un falso “interesse pubblico” ad operazioni di pura speculazione edilizia e finanziaria, è stata cosa molto penosa, E di fatto il Sindaco ha fatto perdere tempo alla città poiché si sarebbe potuto realizzare un concorso pubblico internazionale, per l’ammodernamento interno ed esterno dello Stadio, per la sistemazione del territorio circostante e per la connessa gestione dello Stadio stesso, con benefici economici per il Comune.
Adesso i giornali scrivono che la finale di Champions produce un indotto di 34 milioni di euro per la città di Milano. Per la città! Non per i fondi americani, cinesi, caimaniani, singaporiani, lussemburghesi o olandesi. E qualcuno deve ricordare al Sindaco che lo Stadio è stato costruito dai milanesi, per i milanesi e per le squadre “milanesi”. Ora, se non si fosse perso tempo in progetti mai definiti – solo le esagerate volumetrie richieste erano chiare – oggi forse saremmo già a buon punto con i lavori di ammodernamento, per il 2026 e per il futuro.
Che fare?
L’attuale concessione a Milan e Inter è in vigore fino al 30 giugno 2030 e una sola o tutte e due le squadre possono comunicare il recesso dalla convenzione con un preavviso di almeno due anni contrattuali (dal 1 luglio al 30 giugno). Se una squadra recede, l’altra continuerà nella convenzione.
A questo punto, in primo luogo, il Comune deve controllare che venga fatta la manutenzione ordinaria, come previsto dalla convenzione, e che quella straordinaria corrisponda pienamente ai valori a scomputo dell’affitto.
In secondo luogo, subito, nel corso di questo anno, il Comune dpvrebbe formare una commissione, d’accordo con la Facoltà di Architettura, per proporre il concorso internazionale per l’ammodernamento e la gestione del Meazza. Concorso che dovrebbe svolgersi al più presto, e ben prima della scadenza della concessione in vigore.
Milano infatti potrebbe guadagnare da un ammodernamento che, pur salvaguardando la storia, il simbolo e la natura sportiva dell’impianto, possa fare del Meazza un grande luogo di spettacolo e di intrattenimento, distribuito sapientemente lungo tutto l’anno e senza le congestioni in due mesi come accaduto questo anno.
Piangi, che ben hai donde, Milano mia.
Luigi Corbani
(domenica 30 luglio 2023)
Più esplicito di così! Bravo Luigi