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Poste ed esercito al posto della Regione

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Nessuno poteva immaginare che la regione più efficiente d’Italia, sotto i colpi della pandemia, potesse dimostrare una tale dose di incapacità, di inettitudine, e per certi versi, di impotenza. Si poteva persino – con tanta generosità d’animo – perdonare tutto, durante la prima fase dell’attacco del virus, ma poi alla seconda ondata, alla prova delle vaccinazioni antinfluenzali e  poi ancora, davanti alla terza ondata e alla vaccinazione di massa  anticovid, è crollata ogni residua speranza di vedere la Lombardia correre a risolvere i problemi.

Nella confusione, e nel panico da inefficienza, ora ci si affida alle poste, se ho  capito bene.  A che cosa è servita la tessera sanitaria, la informatizzazione dei fascicoli sanitari personali ? Non si sa. Milioni buttati nel calderone dell’inefficienza, come i cinquanta milioni spesi per il referendum inutile sull’autonomia differenziata. Con la prova negativa della vicenda della pandemia, la Giunta regionale della Lombardia si è giocata anche la credibilità dell’autogoverno regionale, per cui ricorre a una struttura parastatale e forse all’esercito per uscire da una situazione, a dir il vero, paradossale e incredibile.

E ancora una volta, non si vogliono capire le vere cause del disastro e come rimediarvi. Una Giunta seria ricorre all’unica struttura territoriale efficiente: la rete dei Comuni che con le loro anagrafi – e con i medici di base, e le farmacie – possono raggiungere tutti i cittadini che per primi devono essere vaccinati. Non discuto qui sulla vaccinazione dei professori e insegnanti (anche quelli in didattica a distanza o del personale amministrativo della scuola), dico solo che l’obiettivo primario è non fare intasare gli ospedali e le terapie intensive e per questo bisogna subito vaccinare tutti gli anziani (e dico tutti, poiché ho segnalazioni di molti ultra ottantenni che si sono iscritti fra i primi al sito per le vaccinazioni e che non sono stati ancora chiamati) e le categorie fragili, anche quelle non ancora in terapia (ma affetti da tumori, da leucemie e da malattie respiratorie).

Se si vuole uscire dalla situazione attuale, bisogna imboccare adesso la strada del decentramento ai Comuni per affidare poi, con una riforma drastica della legge Maroni, ai Comuni e alle strutture sanitarie territoriali la gestione della sanità, della prevenzione, della cura e della riabilitazione. E sarebbe bene che, incominciando da Milano, i Comuni programmino le strutture territoriali necessarie, per l’immediato e per il futuro, chiedendo al governo di finanziare la territorialità della sanità, che deve tornare ad essere un servizio sociosanitario nazionale e universale, diffuso, efficiente ed efficace.

La Regione non deve amministrare niente, deve fare solo le leggi. Questo è l’errore fondamentale, che ci si trascina addietro da anni, e che ha portato anche a costruire grattacieli per migliaia di persone che non dovrebbero gestire nulla, secondo il dettato originale della Costituzione, modificato poi, in peggio,  nel 2001. Le funzioni amministrative devono essere delegate ai Comuni, alle Provincie, all’area metropolitana, alle ASSL.

La seconda origine dei guai attuali sta nello “spoils system” (il “sistema del bottino”) per cui con il cambio politico delle giunte si portano altre persone nelle posizioni dirigenziali e  nella struttura, persone che non sono scelte per il merito e la capacità, ma per la fedeltà e l’appartenenza a chi comanda. La sedimentazione di questi strati di funzionari porta a una struttura nella quale non prevale la terzietà, che dovrebbe essere propria  di una struttura amministrativa pubblica, ma l’interesse di parte. L’inserimento di personale “partitico” crea una struttura che non è fatta di  integrazione di meriti e di capacità, e che anzi, molto spesso, è appesantita da conflitti di competenze.

Lo “spoils system”  ha comportato anche il blocco delle carriere dei più capaci e meritevoli, stoppati dai “clientes” politici. Poi, in un sistema così, chi è capace o si dà da fare, viene zittito o soccombe di fronte agli incapaci tutelati dal politico di turno. A ciò si aggiunga che la funzione di controllo dei Consigli regionali (ma vale anche per i Comuni) è completamente azzerata: quello che conta e ha potere quasi assoluto è il Presidente (significativamente e abusivamente chiamato “Governatore”) e il Sindaco, che fanno e disfano le Giunte e gli assessori a loro immagine e somiglianza. E pensate che qualche Sindaco si immagina anche di nominare l’erede.

“La colpa, caro Bruto, non è nelle nostre stelle, ma in noi stessi” “Buona notte, e buona fortuna”

Luigi Corbani

(lunedì 22 marzo 2021)

3 thoughts on “Poste ed esercito al posto della Regione”

  1. Luca Beltrami Gadola ha detto:
    Marzo 22, 2021 alle 4:42 pm

    Caro Luigi ti sei dimenticato i 22.000.000 di euro per comprare 24.000 tablet mai usati per il referendum sull’autonomia lombarda. Nel programma sarebbero poi stati utilizzati per le scuole ma non erano adatti. Questo si chiama a casa mia “danno erariale”. Perché nessuno ne parla dall’opposizione (dormiente)?

    Rispondi
    1. Luigi Corbani ha detto:
      Marzo 22, 2021 alle 5:07 pm

      Hai ragione, operazione votata e sostenuta in consiglio regionale dalle 5S. Referendum peraltro sostenuto anche dai Sindaci PD.

      Rispondi
  2. Lucia ha detto:
    Marzo 23, 2021 alle 8:46 am

    Non se ne può più. Bisogna tornare (appena possibile) alla partecipazione unica e vera che è nei partiti. Alla protesta di piazza e basta stare a casa a scriverci tra di noi….. purtroppo nessuno è più capace di organizzare queste modalità di attivismo politico…. . I politici attuali (tutti) sopravvivono e continueranno a sopravvivere fino a quando non ci vaccinano tutti e svoltiamo sulla pandemia….. in pratica fino a che ci tengono isolati e a casa!!!!

    Rispondi

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