Siamo in tanti ad essere preoccupati. Come ha scritto bene Luca Beltrami Gadola, su “ArcipelagoMilano”, Piazzale Loreto sta per essere regalata ai privati, sulla base di un programma di interventi che va sotto il nome di Reinventing Cities, quasi tutti destinati alla crescita edilizia privata su aree pubbliche.
Un programma che ha avuto come ispiratore il grande finanziere Michael Bloomberg, ex sindaco di New York e che, dietro lo specchietto delle allodole della riduzione delle emissioni di CO2, prevede l’alienazione a titolo gratuito dei beni pubblici per pure operazioni di carattere immobiliare e commerciale.
Una regola e una regalia che vale per tutti i progetti: 13 di proprietà comunale, 3 di proprietà comunale in partnership con FNM, MM, Aler, e 2 di proprietà FS.
Una strategia di alienazione di spazi e piazze pubbliche approvata dalla Giunta senza neppure un voto e una discussione del Consiglio Comunale, che ha consentito al Comune, di raccogliere un certo numero di manifestazioni di interesse quasi tutte di carattere speculativo per realizzare interventi utilizzando le aree pubbliche di proprietà di tutti.
Un programma che per contenuti e dimensioni meriterebbe complessivamente una vera e propria vertenza politica, nel quale spicca il caso eclatante di Piazzale Loreto, e sul quale pesa in aggiunta una considerazione molto semplice.
I milanesi hanno proprio bisogno di privatizzare questa piazza per regalare ai privati qualche migliaio di metri quadri in più da destinare a nuovi spazi commerciali e uffici?
Un progetto, anche in questo caso, ben condito da parole vacue, quasi tutte di carattere ambientalistico: sostenibilità, rigenerazione, rigenerazione riparativa, urbanistica tattica, snodi urbani, abbattimento climatico, città da 15 minuti, ma che nasconde ancora molte verità.
E ancora: “Un progetto per combattere la crisi climatica con la capacità e creatività di architetti, artisti, ambientalisti e imprenditori”. “Una piazza dedicata all’incontro e alla mobilità dolce”. “Un progetto faro per creare nuovi posti per le persone” dove “viene data priorità alla mobilità incentrata sulle persone”. “Dalla rigenerazione dello spazio pubblico di piazze aperte ai progetti di strade aperte”. “Non c’è posto al mondo come Loreto”. “Una rivoluzionaria riprogettazione di un luogo iconico”.
Un progetto vinto da una società di promozione immobiliare e commerciale, la Nhood Italy, che ha realizzato e gestisce numerosi centri commerciali più o meno tradizionali. Che dice di essersi posta l’obiettivo in Piazzale Loreto di “creare una città del futuro a misura d’uomo, più resiliente, ecologica” e tante altre belle suggestioni, come “giochi d’acqua, colonnine di ricarica elettrica, rastrelliere e stazioni di bike sharing”, senza mai spiegare qual è l’ammontare del vero business. Del progetto sono raccontate alcune cose: “che il 69% della piazza è destinato a spazi pubblici e pedonali, che verranno piantati circa 300 alberi, che i tetti degli edifici saranno configurati come giardini rialzati, che si realizzerà un microclima con temperatura di 6-7° gradi inferiore alla temperatura percepita”. E ancora: “il Piazzale Loreto si inserirà nel più ampio piano di rigenerazione urbana dell’asse nord-est da via Padova a piazza San Babila”. Naturalmente pedonale, stante il fatto che la piazza chiude completamente l’accesso da via Padova.
E rivoluziona la viabilità attuale fino al punto di interrompere la continuità da corso Buenos Aires a viale Monza, che con il progetto viene interdetta. Uno dei più consistenti flussi viabilistici che collega il centro con la direttrice Viale Monza-Sesto San Giovanni. Difficilmente sostituibile se non con una super congestione di Viale Zara e delle strade a valle e a monte.
Ma non è un errore viabilistico. A detta degli stessi proponenti, è assolutamente voluto. Fatto apposta per scoraggiare l’uso delle automobili e favorire quello delle biciclette. Ma con ciò la futura piazza Loreto sarà un unico ingorgo, assolutamente congestionato e quindi anche iperinquinante.
Dalle illustrazioni ufficiali del progetto si sa quasi tutto: 9.200 mq di nuova piazza (si fa per dire, visto che sarà tutto costruito) su tre livelli: quello dell’attuale mezzanino della metropolitana, quello a quota zero, attendibilmente dedicato a attività commerciali e quello al primo piano destinato a terrazze e ristoranti. 180 mq di uno spazio di comunità, 70 mq di un ufficio per la gestione, 1200 mq di pannelli solari, 3900 mq di aree verdi, 4000 mq di superficie permeabile, 2400 mq di superficie ciclabile, 60 posti bici, 11 posti di ricarica elettrica, (tutti numeri recuperati nei pannelli esposti nel cosiddetto Hub Lock 2026 di via Porpora).
Ma non c’è un dato chiaro per quanto riguarda i metri quadri destinati alle nuove attività commerciali che saranno realizzate nella piazza, né quanti metri quadri saranno realizzati per la “rigenerazione” dell’attuale palazzo di via Porpora, oggi di proprietà comunale, che attendibilmente sarà destinato a uffici senza escludere l’ipotesi residenziale. Nel plastico, indicato con una dimensione più che doppia rispetto all’attuale. Una dimensione non ancora definita perché, a detta degli stessi promotori, la convenzione non avrebbe ancora stabilito né le quantità né le funzioni. Sempre secondo gli operatori saranno i futuri acquirenti della volumetria a definire con il Comune le caratteristiche del futuro progetto. Incredibile.
Quindi, dietro descrizioni di paesaggi verdi e sublimi si nasconde la logica più spietata della crescita capitalistica, nonché dell’occupazione del suolo pubblico, quella che l’amministrazione comunale dice di non volere assolutamente aumentare.
Un ampio e necessario slargo nella città, pur destinato prevalentemente alla viabilità, che verrà ricoperto e tombato da un grande edificio.
Un luogo importante per la memoria storica di Milano e della Resistenza, ricoperto da un centro commerciale, che tradisce gravemente la storia e il paesaggio milanese.
Un progetto faraonico e ingombrante che pregiudicherà qualunque altra possibile soluzione si dovesse rendere necessaria in futuro per garantire eventuali nuovi modelli di viabilità urbana e nuove funzioni pubbliche. Un progetto irreversibile, che contiene in sé comunque un errore strategico fondamentale sia dal punto di vista urbanistico sia dal punto di vista economico. Quello di asservire agli interessi privati la privatizzazione di uno spazio pubblico.
Ma è possibile che il Comune di Milano non riesca a favorire gli interessi dei privati se non regalando loro strade e piazze di tutti?
Nei programmi di Reinventing Cities non è questo l’unico caso. Ma nel caso di Piazzale Loreto la dimensione degli errori è evidente. Una piazza di tutti sarà, se il progetto non verrà bloccato, una piazza per pochi interessi a danno di tutti coloro che oggi la usano e l’attraversano.
Uno spazio che sarà sostituito solamente da un costante ingorgo di traffico, visto il progetto della nuova viabilità.
Roberto Biscardini
(martedì 24 ottobre 2023)
Per i compagni fucilati in Piazzale Loreto
Ed era l’alba, poi tutto fu fermo
la città, il cielo,il fiato del giorno.
Restarono i carnefici soltanto
vivi davanti ai morti.
Era silenzio l’urlo del mattino,
silenzio il cielo ferito:
un silenzio di case, di Milano.
Restarono bruttati anche di sole,
sporchi di luce e l’uno all’altro odiosi,
gli assassini venduti alla paura.
Era l’alba, e dove fu lavoro,
ove il piazzale era la gioia accesa
della città migrante alle sue luci
da sera a sera, ove lo stesso strido
dei tram era saluto al giorno, al fresco
viso dei vivi, vollero il massacro
perché Milano avesse alla sua soglia
confusi tutti in uno stesso sangue
i suoi figli promessi e il vecchio cuore
forte e ridesto stretto come un pugno.
Ebbi il mio cuore ed anche il vostro cuore
il cuore di mia madre e dei miei figli,
di tutti i vivi uccisi in un istante
per quei morti mostrati lungo il giorno
alla luce d’estate, a un temporale
di nuvole roventi. Attesi il male
come un fuoco fulmineo, come l’acqua
scrosciante di vittoria; udii il tuono
d’un popolo ridesto dalle tombe.
Io vidi il nuovo giorno che a Loreto
sovra la rossa barricata i morti
saliranno per i primi, ancora in tuta
e col petto discinto, ancora vivi
di sangue e di ragioni. Ed ogni giorno,
ogni ora eterna brucia a questo fuoco,
ogni alba ha il petto offeso da quel piombo
degli innocenti fulminati al muro.
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