Ciò che è accaduto nei primi mesi del 2020 ha sconvolto l’Italia ed il mondo. Ne ha sofferto il Servizio Sanitario Nazionale specie nelle regioni del Nord e del Centro d’Italia.
Il tentativo di fare una verifica sullo stato dei Dipartimenti di Prevenzione, si è dimostrato assai carente e poco significativo. Che dal Maggio 2020 abbiano risposto al questionario della SItI ( Società italiana di Igiene, Medicina preventiva e sanità pubblica) sui Dipartimenti di Prevenzione solo 119 soci è molto sconfortante e non adeguato allo stato dell’arte e delle urgenti impellenze riguardanti la prevenzione e la sanità pubblica.
I 99 Dipartimenti di Prevenzione sono ricomparsi nei provvedimenti governativi a seguito della pandemia virale dopo anni di ostinato silenzio.
Siamo dunque di fronte a un dimezzamento dei Servizi di Prevenzione ed alla quasi scomparsa della rete del Laboratori di Sanità Pubblica.
In molte regioni si è fatta una grande confusione sia sul decentramento amministrativo che sulla organizzazione dei servizi e dei presidi dei Dipartimenti di Prevenzione. Si pensi al modo in cui sono state indicate le aziende e agenzie nelle varie Regioni: ASL, ATS, ASST-ospedali, AULSS, ASP, AUSL, etc.
Persino i Dipartimenti di Prevenzione hanno preso in modo irresponsabile, in alcune Regioni, nomi di fantasia come per esempio: Dipartimenti di Sanità Pubblica e Dipartimenti di Igiene e Prevenzione Sanitaria, Dipartimenti Veterinari.
E’ necessario dunque mettere ordine nell’intero Servizio Sanitario Nazionale. Regioni e Parlamento debbono innanzi tutto rispettare i principi e valori della Riforma Sanitaria per rilanciare il Servizio Sanitario Nazionale.
L’indagine conoscitiva e la relazione tecnica della Commissione Affari Sociali della Camera dei Deputati (luglio 1988-1989) di ben 31 anni fa indicava che nelle Unità Sanitarie Locali della Regione Lombardia il personale operante nei Servizi e Presidi dei 14 Dipartimenti di Prevenzione e dei relativi Presidi multizonali di Prevenzione, erano in servizio 4.111 operatori contro un fabbisogno stimato di ben 8.038 di cui 1.836 dei PMIP (Presidi multizonali di igiene e prevenzione).
In recenti valutazioni del Consiglio Regionale Lombardo, per gli 8 Dipartimenti di Igiene e Prevenzione Sanitaria delle ATS, risultavano in servizio circa 2.500 operatori cui andavano aggiunti circa 1.000 operatori del Dipartimenti Veterinari e circa 1.000 operatori nella Agenzia di protezione per l’Ambiente (ARPA).
In sostanza nel 2019 in Lombardia continuavano a mancare oltre 3.000 operatori.
La popolazione Lombarda è pari ad un sesto della popolazione italiana. Mancherebbero dunque in Italia circa 18.000 operatori per i soli servizi e presidi di prevenzione.
A nostro avviso questa situazione molto preoccupante andrebbe risolta nell’arco dei prossimi 5 anni (2020-2024) nel Piano Nazionale Prevenzione e nei relativi Piani Regionali e della Province Autonome di Trento e Bolzano, tenendo conto della necessità e dell’urgenza di aggiornare i Piani Nazionali e Regionali Pandemici.
E come si fa a dire che il MES non serve ?
Vittorio Carreri – Edgardo Valerio
(domenica 26 luglio 2020)
Basta purtroppo ignorare competenza esperienza specifica cultura e capacità di argomentare con fatti ben documentati – e ricordiamoci che in Parlamento siedono No Wax e fedeli di scie chimiche
Esistono responsabili della prevenzione e della sanità pubblica sia nel Governo nazionale, che nelle Regioni e nelle Province Autonome di Trento e di Bolzano. Esiste la Costituzione e anche il Servizio Sanitario Nazionale(SSN). Si sta ledendo il diritto alla tutela della salute di milioni di persone. Attenzione bisogna migliorare con urgenza il nostro SSN.