Dunque la Giunta di Milano (assente l’assessora “verde europea”) ha approvato il “pubblico interesse” per l’operazione finanziaria immobiliare di San Siro.
Diciamo che il debutto della nuova Giunta non è stato dei più felici, con una assenza “politica” su un dossier nascosto in campagna elettorale. Tutti sapevano che c’era, che c’era già l’accordo, che il tutto sarebbe stato impacchettato e confezionato con il nastrino, subito dopo le elezioni.
Non si doveva disturbare la “pax sindacale” con il rischio di compromettere l’idillio con i “Verdi europei per Sala” e magari alienarsi dei voti. Ma se l’operazione è così brillante e utile per Milano perché nasconderla per tutta la lunga campagna elettorale e far finta di niente e non rispondere alle domande facendo spallucce (mah, non so! vedremo!).
Sapevano tutti che l’ambientalista immobiliare sarebbe ricomparso in tutta la sua splendida dimensione. Sui giornali di fatto è apparso solo il Sindaco che trattava (si fa per dire) con gli amministratori delegati delle squadre di calcio, proprietà di un fondo americano e di una azienda cinese (così ci dicono). A proposito, ma c’era anche l’assessore all’Urbanistica ? Pardon alla “Rigenerazione urbana”, che è un bel modo di presentare la cementificazione di San Siro.
Prima anomalia (chiamiamola così)
Questo interesse pubblico dovrebbe essere deciso dal Consiglio Comunale, visto lo “studio di fattibilità” presentato dalla parte interessata.
La legge dice “Il Comune”, non dice la Giunta o il Sindaco, e il Comune è il Consiglio Comunale, ovvero l’assemblea elettiva rappresentativa dei cittadini e del loro “interesse pubblico”. Capisco che la democrazia sia fastidiosa, e che le istituzioni siano un intralcio, ma la “sinistra” per prima dovrebbe difendere le prerogative del Consiglio Comunale. E non importa se ne hanno discusso due anni fa. La giunta fa riferimento a un accordo “nuovo” con le controparti e lo dichiara di interesse pubblico. Dove sono le carte del nuovo accordo ? La documentazione tecnico-amministrativa? Dove è lo “studio di fattibilità” richiesto dalla legge?
Seconda anomalia
La prima cosa che deve dire il Comune: è giusto abbattere lo Stadio Meazza ? e perché? Il Meazza non è recuperabile?
Il Comune deve motivare “l’eventuale mancato rispetto della priorità di cui al comma 305” (della legge di stabilità 2014).
Il comma recita” “Gli interventi, laddove possibile, sono realizzati prioritariamente mediante recupero di impianti esistenti o relativamente a impianti localizzati in aree già edificate”
Ora, da più parti si ritiene che lo stadio Meazza non sia in condizioni da “recuperare”, anzi ci sono atti ufficiali che comprovano lo stato di salute dello stadio, anche per i prossimi decenni. Quindi non c’è nulla da recuperare: c’è da ammodernare, da aggiornare, ma non da recuperare.
Se fosse stato in condizioni “da recuperare”, la UEFA non avrebbe organizzato la semifinale (6 ottobre) e la finale (10 ottobre) di UEFA Nations League. O all’Uefa non sanno cosa siano gli stadi “buoni” per le gare europee? Quando Milano ha ospitato la finale di Champions League (23 maggio 2001, tra Bayern Monaco e Valencia) la Uefa chiese degli adeguamenti funzionali. Così fece per la finale tra Atletico Madrid e Real Madrid del 28 maggio 2016. Non sto andando indietro nei secoli o alla finale 27 maggio 1965 tra Inter e Benfica.
Lo stadio non è in condizioni tali da “essere recuperato”, è funzionante e agibile: domenica 7 novembre per il derby sono previste 57.000 persone. E si consente di entrare a così tante persone, tutte insieme, in uno stadio “”malato” o non funzionale?
In realtà vari studi, seri, dicono che sia possibile migliorarlo, ammodernarlo, con interventi dal costo assai modesto e contenuto.
Quindi il Comune deve dire oggi perché vuole demolire lo stadio di sua proprietà, prima di esaminare lo “studio di fattibilità”. Cosa che non ha fatto.
“La colpa, caro Bruto, non è nelle nostre stelle, ma in noi stessi” “Buona notte, e buona fortuna”
Luigi Corbani
(1 – segue)
(sabato 6 novembre 2021)
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Io sono di destra. O almeno penso. O pensavo. Oggi mi è molto più difficile capire. Diciamo che sono liberale e autonomista. E conservatore. Per quello che c’è da conservare. E anche questo in Italia fa un po’ a pugni con la realtà. Soprattutto da quando amici fraterni “ex comunisti” alla Corbani – a cui devo almeno qualche successo nella vita – manifestano – consapevolmente e appropriatamente – posizioni liberali, autonomiste e – perché no? -conservatrici, più profonde e fondate delle mie.
La “questione San Siro” calza a pennello col mio pistolotto introduttivo. Sottoscrivo anche le virgole (sempre posizionate a dovere) dell’amico Luigi. Non sapendo se ciò che scrive sia di destra o di sinistra. Mi basta sapere che è frutto del buon senso e di quella intelligenza pratica e di ordinaria quotidianità che gli amministratori dell’unica Città Europea d’Italia (come sostengono in molti a destra e a sinistra) dovrebbero avere tra le mani, come il panettone.
Massimo
Condivido al 100 per 100 quel che ha scritto il Sig
Colombo
Letto e approvato, caro Luigi rimpiango sinceramente i nostri animati dibattiti a Palazzo Marino degli anni 80 !
Maggioranza e opposizione sempre a confronto sui temi importanti per Milano e i suoi abitanti, poi dopo verifiche nei Consigli di Zona con i cittadini, chi doveva decidere decideva.
Costruire il consenso dovrebbe essere il fine di qualsiasi Amministrazione!
Oggi proprio non ci siamo , un Sindaco ammalato di protagonismo e arrogante “ decido io” ha affermato sulla vicenda San Siro e …. cosa ancor più grave sembra che nessuno lo contrasti .
Maltratta gli alleati di maggioranza, la vicenda dei Verdi Europei rimarrà nella storia politica di Milano come una impensabile “ farsa “ diventata purtroppo una realtà.
Un’opposizione che non esiste , altro incredibile ma purtroppo vero fatto politico .
Penso che al di là della questione San Siro , Milano stia vivendo una preoccupante stagione politica che la allontana dalla sua gloriosa storia e quindi è imperativo riaprire il “ dibattito “.
Io ci sono.
Franco De Angelis
Hai ragione Luigi. Bisogna suscitare un movimento popolare che convinca il Sindaco che deve ascoltare la città e non le squadre. Oggi sul Corriere dice che ha provato a convincere le squadre ma non c’è riuscito. Al di là della incongruità del ragionamento (non è che le squadre debbano essere convinte!) la frase pare segnalare una sua titubanza. Quasi stesse cercando la scusa per sganciarsi. Dobbiamo dargliela!
Grazie