Arexpo e Città Studi
Con legge regionale nel 2019, il Consiglio regionale della Lombardia delibera che Arexpo può agire su tutta la Lombardia non solo sulla area dell’Expo per cui era nata la società. “Il ruolo di Arexpo, società a maggioranza pubblica, è dare valore ad aree strategiche da rigenerare, trasformandole in luoghi vivi e curati attraverso partnership innovative con il privato.”
Ed ecco allora l’accordo di programma tra Comune, Regione e Università, “con l’obiettivo di ripensare Città Studi, ovvero le aree che gravitano intorno alle vie Celoria, Golgi, Venezian, Mangiagalli, Colombo” – recita la pagina del Comune – “La realizzazione di un nuovo Campus universitario sull’area MIND (ex sito Expo) ed il conseguente trasferimento di alcuni dipartimenti dell’Università degli Studi di Milano che attualmente gravitano nell’area denominata “Città Studi”, unitamente alla riallocazione degli istituti ospedalieri Besta e dei Tumori alla Città della Salute di Sesto San Giovanni,rappresentano il presupposto, sotto il profilo pianificatorio/progettuale, per promuovere un intervento di rigenerazione urbana che metta a sistema le risorse presenti, ovvero beni, esperienze, aspirazioni e prospettive di sviluppo di vari soggetti pubblici.”
Et voilà, un altro affare immobiliare è in rampa di lancio. Chi del PD, della maggioranza e/o dell’opposizione a Palazzo Marino e in Regione, chiede dei progetti veri su Città Studi, prima che siano allontanate facoltà scientifiche, Tumori e Besta ? Intanto, si spostano, poi si vedrà, come è accaduto per la Fiera e City Life. E come è accaduto per Porta Garibaldi/Varesine, dove grazie al combinato disposto delle giunte, da Albertini a Sala, due noti enti di beneficenza come il Qatar Investment Authority e la Coima di Manfredi Catella hanno beneficiato, alla grande, degli investimenti pubblici per il trasporto pubblico (passante, tre linee di metropolitana, due stazioni ferroviarie, e numerose linee dei mezzi si superficie).
Ci si scandalizza per i soldi che i qatarioti distribuiscono a Bruxelles per rifarsi l’immagine, ma non c’è alcuno sdegno per l’assegnazione dei Mondiali di calcio nel deserto, o per il fatto che acquistano il centro di Milano, e partecipano alla gestione delle aree di Sesto San Giovanni. “Pecunia non olet”: ma dipende da chi l’incassa e per quali scopi, o no?
Parchi o giardini?
Guardando “l’Atlante della “degenerazione urbana”” non si capisce dove l’assessora al verde di Babilonia abbia visto 20 nuovi parchi: forse per lei i giardinetti sono parchi. E scommetto che ha delle eccitazioni incontenibili a vedere i “boschi verticali”, i giardini pensili, le torri botaniche o i ponti serra.
E forse pochi nella Giunta di Milano sanno che i parchi, veri, sono stati fatti in collaborazione tra la giunta di sinistra di Milano e un ente che si chiamava “Piano intercomunale milanese” che era l’anticipo dell’attuale Consiglio metropolitano che il sindaco di Milano non fa funzionare: Parco Nord, Parco Sud, Parco Forlanini, Parco delle cave, ecc.
Adesso si fa passare per parco un misero giardinetto a cui si affibbia il nome pomposo di “biblioteca degli alberi” : 9 ettari di giardino e 47 ettari di costruzioni. In questa zona, Porta Nuova-Garibaldi, dove ogni 100 metri quadrati si costruiscono 165 metri quadrati di cemento. Il trio Sala-Tancredi- Grandi ha regalato anche il 10 % di volumetrie in più: ma siccome l’immobiliarista ne voleva il 25%, adesso l’immobiliarista “protagonista” della degenerazione urbana ci dice che il ponte su Melchiorre Gioia, che faceva parte del Pirellino, verrà demolito, invece di fare il “ponte serra”. Comunque l’assessora di Babilonia sarà contenta, poiché accanto al Pirellino “riqualificato”, ci sarà la torre botanica di 110 metri con 1.700 mq. di vegetazione distribuita sulle facciate.
Bologna era la città delle cento torri nel medioevo, nell’era contemporanea è Milano
Non c’entrano niente con la storia di Milano ma adesso le torri spuntano dovunque, a Quarto Oggiaro, in via Gallarate, a Cascina Merlata, a Bisceglie, a Porta Romana, a San Siro, ovunque.
“Ad agosto su “Repubblica” un importante architetto progettista attivo a Milano ha dichiarato in un’intervista che Milano entro il 2030, cioè fra 87 anni avrà 100 torri, come le città medievali e si proietterà nel panorama europeo quale città all’ avanguardia e al passo coi tempi.
Gli ha subito risposto l’assessore comunale alla rigenerazione urbana, adesso si chiama così, sostenendo che va bene essere al passo con i tempi ma le torri non devono essere cattedrali nel deserto e devono essere compatibili con gli edifici e l’abitato circostante per non creare differenze sul territorio. Ma sono passati tre mesi e le torri crescono indisturbate.” – scrive in una lettera Piero Oldani – Mi sono riletto il programma elettorale del sindaco e non ho trovato riscontri con questa colata di cemento sulla città, che fa pensare al film del regista Francesco Rosi di quasi 60 anni fa, “Le mani sulla città”. Si parlava anzi di ambientalismo pragmatico. Si sa che i programmi elettorali sono quasi sempre un bel quaderno di promesse, ma credo che chi ha votato questo sindaco si senta un pò sorpreso e imbarazzato per questa rigenerazione urbana che prevede 150 progetti e altrettanti cantieri di trasformazione, e che lasciano il verde milanese agli ultimi posti delle città lombarde e minimamente non competitivo con le città europee.
Sono un milanese un po’ nostalgico della Milano che fu, cara ad Adriano Celentano che aveva già intuito l’avanzare di catrame e cemento, purtroppo coinvolto direttamente, poiché, di fronte alle finestre di casa mia, vicino a Villa Simonetta, zona Cenisio, hanno abbattuto un glorioso edificio di 8 piani, ex albergo dei ferrovieri, solidissima costruzione degli anni ’60,- demolizione con polvere e CO2 a gogò – per far posto a una moderna torre di 23 piani quando tutti gli edifici di rigenerazione urbana circostanti rispettano le altezze degli edifici adiacenti.
Noi residenti abbiamo rappresentato le nostre perplessità all’assessore competente, ma abbiamo ricevuto risposte evasive che confermano l’autorizzazione paesaggistica già approvata a maggio 2021. Ci siamo chiesti e ci chiediamo come possa migliorare lo scenario della zona con questo pugno nell’occhio, ma poi ci siamo tranquillizzati perché abbiamo scoperto che il progettista della torre è lo stesso che ha rilasciato l’intervista di inizio lettera e guarda caso fa parte della commissione paesaggistica.
Una domanda sorge spontanea, cui prodest? a chi giova questa continua colata di cemento sulla città, visto che gli abitanti invecchiano e al tempo stesso diminuiscono anche e soprattutto per il prezzo esorbitante delle case e del costo della vita?
Saremo invasi da investitori stranieri e diventeremo una città sulla falsariga di Venezia dove abitano in pochi e la moltitudine si riversa fuori dalle mura, dove vigono ancora condizioni di vita e prezzi più umani come dimostrano le recenti indagini sui giovani milanesi che non possono permettersi un futuro a Milano e quindi cercano altrove.”
“La colpa, caro Bruto, non sta nelle nostre stelle, ma in noi stessi” “Buona notte, e buona fortuna”
Luigi Corbani
(venerdì 13 gennaio 2023)