Da “La lettera di Giangiacomo Schiavi” sul “Corriere della Sera” di giovedì 11 marzo 2021:
Caro Schiavi,
mi sembra che da tutta la vicenda della pandemia emerga come prioritaria la medicina territoriale, fatta di ambulatori, centri di prevenzione diffusi nella città e nella grande Milano. In tempi di risorse scarse per la sanità sarebbe il caso di concentrarsi su quel che davvero serve ai cittadini. Chissà se Draghi conosce l’avventura, costosissima, della «Città della salute», con il trasferimento nell’area Falck di Sesto San Giovanni di due strutture pubbliche come il Besta e l’Istituto dei Tumori.
Lo sballottamento progettuale prima a Vialba – Rho, poi a Sesto, mi è sembrato sempre una pura operazione immobiliare finalizzata a utilizzare aree esterne in cambio delle più appetibili aree di Città Studi. «Sarà un grande polo per la ricerca clinica», si dice: perché adesso non lo sono il Besta e l’Istituto dei Tumori? In questa stagione mi pare fuori luogo una spesa di 450 milioni: la Regione, tramite la sua azienda “Infrastrutture lombarde spa” è il maggiore finanziatore del progetto (con 328 milioni) per 660 posti letto, 20 sale operatorie, 42 laboratori e 119 ambulatori. A luglio 2021 dovrebbero partire i lavori eseguiti dalla Cisar, gruppo Condotte, una società in amministrazione controllata.
La cosa sorprendente è che nessuno ha detto che fine farebbero le aree di Città Studi: terziario (in epoca di smart working?), residenziale di lusso (quanto invenduto c’è ancora in città?), ospedaliero (per allargare il San Raffaele?) E il Comune di Milano non ha nulla da dire sulla destinazione d’uso?
Per Sesto, nel disegno della grande Milano, si potrebbe pensare a una cosa nuova e unica per l’Italia: un parco del lavoro, della scienza e della tecnologia. Nella situazione attuale fra Besta e Tumori, con il trasferimento di Veterinaria, è possibile pensare a un piano urbanistico che, utilizzando le strutture esistenti, o rifacendole, salvaguardando gli edifici storici del 1924-1925, allarghi le possibilità di cura e di ricerca dei due istituti e si crei con il Politecnico e la Statale un collegamento con le facoltà di ingegneria biomedica e di biotecnologie. Non sarebbe questa la vocazione di Città Studi?
Luigi Corbani
Caro Corbani,
i suoi dubbi sono domande che in questi anni non hanno mai trovato convincenti risposte, politiche, amministrative, sanitarie.
Con la proposta di parco del lavoro e della scienza a Sesto e con un polo della ricerca a Città Studi lei lancia un nuovo progetto: ma c’è qualcuno che l’ascolta?
Giangiacomo Schiavi