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Il Sindaco nel pallone

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Dopo tre anni e otto mesi, siamo alle comiche finali. Al Milan spa, la proprietà formale (in realtà chi è il proprietario?) vuole uscire dalla inconcludente operazione Scaroni, buttando là l’ipotesi come quella della Maura che ha la stessa probabilità di andare in porto di quella che hanno il Milan e l’Inter di vincere il campionato. Oh Dio, magari  qualcuno (in questa saga di dilettanti allo sbaraglio)  pensa che i comitati dicano “meglio il sacco di San Siro che la Maura”. L’Inter spa per non fare cattiva figura con i suoi tifosi lancia una fantasiosa ipotesi, Rozzano.  Rimangono sullo sfondo le trovate di Sesto San Giovanni o di San Donato Milanese, agitate negli scorsi anni, più per sostenere il “sacco di San Siro” che per altro.

In due (con al complicità del Comune) non sono riusciti a fare uno stadio, è pensabile che riescano a fare due stadi?

Allo stato dei fatti, le squadre non hanno i soldi per fare nulla, avevano inventato l’operazione immobiliare per trovare soldi e mettere in portafoglio un “asset” (dicono così adesso) da far valere nella vendita della società di calcio. Se poi arriva un riccone americano o arabo (magari qatariota, che a Milano va tanto di moda), con soldi veri, e vuole farsi lo stadio, ne riparleremo.

Oggi, il Sindaco, Scaroni e soci devono prendere atto che la loro ipotesi lanciata nel luglio 2019 è tramontata e lo stadio di San Siro rimarrà ben oltre le Olimpiadi invernali 2026. Peraltro il Meazza è l’unica struttura esistente per le Olimpiadi, visti i ritardi.  Ritardi, a mio parere, veri e in buona parte, voluti per aggirare adesso tutte le norme sugli appalti, film già visto per altri eventi.

Il vincolo architettonico e culturale sul Meazza  scatterà nel 2025 per i settant’anni del secondo e del primo anello (inglobati l’uno nell’altro), come il nostro Comitato SiMeazza aveva sempre detto.  Ma tutta l’operazione immobiliare (oggetto di ben due delibere di “interesse pubblico di una operazione privata su aree comunali”, nel 2019 e nel 2021) non stava in piedi, tanto che, spaccando la maggioranza che lo ha eletto, Sala ha dovuto far votare un inutile ordine del giorno del Consiglio Comunale (dicembre 2022),  da una parte del PD, da Italia Viva/Azione e  dal partito di Scaroni (Forza Italia e gruppo Bernardo) per cercare di ottenere altre cose dal “progetto Scaroni”. In mezzo ci sono state anche piccole furbizie, come quella di non scrivere niente di San Siro nel programma elettorale e di non parlarne per tutto il 2021 (le elezioni dovevano essere in primavera, poi spostate in autunno).

Ma da questa vicenda due sono le cose preoccupanti. Le pagine milanesi dei quotidiani “d’informazione” sono state le casse di risonanze, acritiche,  delle uscite del Sindaco e di Scaroni. Vi ricordate a dicembre 2021 le prime pagine locali con la foto della “foresta amazzonica con la Cattedrale” presentata come già fatta, con la amplificazione delle dichiarazioni di Scaroni per cui erano già stati presentati tutti i documenti agli Uffici comunali ?

Su tutti eccelle la “Gazzetta dello Sport” praticamente il bollettino di Scaroni: solo in questi giorni ammette che l’idea di uno stadio nuovo, più piccolo del Meazza, in coabitazione, in concessione, e non in proprietà, non è una soluzione europea, come da sempre abbiamo sostenuto noi.

L’altra cosa molto più preoccupante, è l’assoluta evanescenza del Sindaco. Che non avesse voglia di fare il Sindaco si era capito dalla assurda sceneggiata della sfogliatura della margherita “mi candido, non mi candido”; che non avesse un progetto per il futuro della città è dimostrato dal fatto che tutte le sue grandi idee elettorali (riapriamo i navigli, la prima volta e la città in 15 minuti, la seconda volta) sono state abbandonate di fatto nella pratica; che non abbia una idea dell’area metropolitana di cui dovrebbe essere il Sindaco è dimostrato dal suo interesse a fare tutte le operazioni immobiliari in città. Eh, sì,  perché si possono allontanare il Besta e l’Istituto dei Tumori e le facoltà scientifiche da Milano, tanto ci sono le aree di Città Studi su cui ci sono già le attenzioni fameliche dei fondi immobiliari, ma non si può accettare che venga costruito uno stadio nuovo fuori da Milano città: la costruzione e il consumo di suolo deve essere a Milano, ci mancherebbe altro, per Sala.

Di fatto oggi, il Sindaco si inventa anche, che nessuno è interessato allo stadio di  San Siro, quando sa bene che ci sono state offerte per gestire il Meazza, insieme con le due squadre di calcio, con una delle due o anche senza. E non è un caso che i dati sui bilanci della concessionaria dello stadio e quelli del bilancio comunale (soldi incassati e opere di manutenzione straordinaria o di innovazione a carico delle società e scomputate dall’affitto) e il valore commerciale di San Siro  (stabilito nel 2006 dall’Agenzia delle Entrate in 68.430.081,85 di euro) non sono mai state oggetto di informazione, neanche del dibattito pubblico. Così non si sa esattamente quanto spenda la società concessionaria M-I Stadium srl, per la manutenzione ordinaria dello Stadio che è a loro carico (la condizione dei servizi igienici per gli spettatori farebbe dire che spendono poco, certamente è più interessata agli sky box, pagati dal Comune).  E il Sindaco sa bene che anche all’epoca del farsesco e inutile  “dibattito pubblico” (una promozione del “progetto Scaroni-Pasquarelli-De Cesaris”, che è stata messa a carico del contribuente:330.00 mila euro di costo), l’Inter spa si era defilata dal progetto e puntava a rimanere nello Stadio di San Siro. Se si fosse seguita la strada maestra del concorso internazionale per la gestione e l’ammodernamento di San Siro, interno ed esterno, come sostenuto dal nostro Comitato, questa ridicola sceneggiata non sarebbe mai avvenuta. Ma certo ci voleva un Sindaco autonomo da Scaroni e soci.

Questa vicenda, infarcita di bugie, di sotterfugi (il silenzio in campagna elettorale, il dibattito pubblico) dimostra l’assenza di un sindaco, capace di tutelare l’interesse pubblico e di avere una visione del futuro dell’area metropolitana e del ruolo in essa di Milano. D’altra parte uno, che non ha più alcuna prospettiva di riconferma a Sindaco e che le carriere politiche se le è viste chiudere (vi ricordate come era sbandierata la grande formazione politica “Sala-Di Maio”, con tanto di pagine sui giornali  sul fatto che  i due  si erano  visti a New York e poi a casa del sindaco ?) non può che gestire alla giornata. Peccato che sia occupato solo nella vendita del patrimonio pubblico e nelle operazioni immobiliari, e che non faccia nulla contro l’aumento delle disuguaglianze sociali di questi anni, causate anche da un capitalismo predatorio e arrembante, come quello dei fondi immobiliari, finanziari, bancari e assicurativi, a cui il Comune ha spianato la strada.

Ma anche questa vicenda dimostra che la capacità di fare politica non si compra al supermercato e che la qualifica di  imprenditore o di manager non sono garanzia di essere, non dico un buon sindaco, ma un Sindaco.

Luigi Corbani

(7 marzo 2023).

1 thought on “Il Sindaco nel pallone”

  1. Massimo ha detto:
    Marzo 10, 2023 alle 10:01 pm

    Caro Luigi,
    non ci crederai, ma questa storia dello stadio di San Siro – che vede il
    Comitato nato dalla tua volontà e capacità di aggregazione – più va avanti – con grandi probabità di “vittoria” per il Comitato, per i Milanesi e per gli (veri e onesti) appassionati di calcio – e più mi imbarazza. Io, che mi chiamo Colombo da parte di padre e di madre, per cui mi considero da sempre “lombardo totale” (perdonami: mi é rimasto solo questo in un paese con la “p” minuscola che non mi appartiene), non mi trovo a mio agio con le piccolezze, le inettitudini, oserei dire le miserie di un “governo milanese” che, quando da avversari politici ma amici franchi e sinceri, ci confrontavamo trent’anni fa, non era certo il nostro.
    Scusami lo sfogo. Sicuramente vincerai/vinceremo la “battaglia di San Siro”. Ne sono sempre stato sicuro. Sai perché? Perché negli anni ’80, giovane cronista del Giornale, Indro Montanelli, mio mentore e guida (e un po’ mio secondo padre) un giorno mi disse nel suo ufficio, a porte chiuse: “Colombino: ricordati sempre che, quando si accendono i falò – e nella vita di un uomo, prima o poi, succede sempre – devi avere il coraggio di stare dalla parte delle streghe, non dei pirofori!”. Nel mio piccolo, é sempre stato quello che ho cercato di fare, anche seguendo il tuo esempio. Così – tornando alla battaglia di San Siro – la vittoria avrà un gusto amaro. E sarà un ulteriore colpo di piccone alla mia vanitosa, quanto inutile, “milanesità”.
    Ti voglio bene.
    Massimo

    Rispondi

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