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I turbamenti del giovane Beppe

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“Nessuno come me può farlo”, ha detto ieri Beppe Sala, Sindaco di Milano, a proposito della sua ritrovata vocazione alla missione per la quale è stato votato quattro anni fa.

Ritrovata? Forse, chissà, chi può dirlo?

Fino a poco tempo fa alcuni soi disant suoi intimi amici segnalavano un senso di stanchezza nel ruolo e anche di noia (come ci si possa annoiare a fare il sindaco di Milano, ci sfugge, ma forse la risposta sta nella scelta inopportuna del verbo “fare”…). Egli stesso con il suo libro “Società per azioni” lasciava intendere di avere in mente ben altri traguardi, ben altre sfide, ben altre ambizioni. Lasciava intendere, cioè, di vedersi proiettato in un ruolo di leadership nazionale. Forse dipende anche dal fatto che nella classifica de “il Sole 24 Ore” sul gradimento dei sindaci italiani Beppe Sala è piazzato solo al 52mo posto (non male per il Sindaco della città di Milano!).

È anche vero che segnali di confusione venivano da alcune sue dichiarazioni pubbliche e anche da alcune scelte iconografiche che lasciano tutte molto perplessi i milanesi abituati a star schisci e a guardare con diffidenza e disprezzo le esagerazioni di personaggi “romani”. La foto che lo ritrae mentre legge il suo stesso libro o quella di lui sprofondato nella poltrona gigante in posa da Frank Underwood non rendono affatto l’idea di una persona in pace con se stessa e allineata al sentimento dei suoi concittadini.

La dichiarazione orgogliosa di aver raggiunto la sua casa di villeggiatura a Santa Margherita Ligure in bicicletta (con pedalata assistita) non può non sgomentare: l’esibizione di una proprietà in riviera, normalmente associata a lusso e ostentazione, infastidisce il buon milanese costretto in casa o in città (avendo magari perso il lavoro o trovandosi in difficoltà economiche) e il fatto di potersi permettere di dedicare tempo a gite cicloturistiche non lascia pensare che il suo ruolo di Sindaco lo tenga molto occupato.

L’esortazione alla necessità di “tornare a lavorare” dopo i mesi di lockdown e di smart working rivolta genericamente ai milanesi offende tutti coloro che hanno comunque lavorato per garantire i servizi essenziali alla popolazione (medici, infermieri, agenti di polizia, commessi di supermercato, lavoratori precari dei servizi di logistica, ecc. ecc.) consentendo alla città di non fermarsi, pur rallentando in modo significativo, offende tutti coloro i quali hanno perso il proprio lavoro o lo vedono a rischio per la gravissima crisi economica, offende tutti coloro i quali hanno avuto necessità di accedere a servizi comunali (per es. anagrafe) e si sono visti rimbalzare per la chiusura degli uffici (senza voler ricordare che i dipendenti pubblici durante il lockdown hanno goduto del pieno stipendio e di garanzie occupazionali nel durante e per il futuro che tutti gli altri lavoratori si sognano).

Chi gli vuole veramente bene dice che forse Beppe Sala ha perso il contatto con la realtà. Capita (soprattutto a chi il potere vero non ce l’ha, ma lo desidera molto). Altri pensano che, anche se nessuno può fare il Sindaco come o meglio di lui, forse trovare qualcun altro aiuterebbe la città a risollevarsi e a trovare un nuovo destino, avendo per guida qualcuno che della città si voglia occupare davvero.  Questi altri non stanno solo nell’opposizione, ma anche nella maggioranza che attualmente governa Milano.

Noi sinceramente speriamo che Beppe Sala trovi quella serenità che gli consenta di decidere del proprio futuro per il suo bene e per il bene della nostra città.

I suoi turbamenti angosciano e preoccupano i pochi che si occupano della vita politica, ma soprattutto si sommano alle angosce e alle preoccupazioni legittime di tanti, troppi milanesi e, francamente, non se ne sentiva il bisogno.

La sua eccessiva personalizzazione, l’accanimento solipsistico e quasi onanistico che esibisce sarà anche di moda, ma infastidisce e non è per niente coerente con la cultura e il carattere dei milanesi.

Possiamo solo rivolgergli un accorato invito. “disciulati”! In fretta. Abbiamo altro a cui pensare.

Pepito Sbazzeguti

(martedì 7 luglio 2020)

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