L’è pròpri lù el padrón de la melonéra, dicono a Milano, il padrone di tutto. Tutti gli altri sono comprimari: Antonello porta la borsa, il cinese è impegnato a trovare i compratori della società e a sollevare la Suning dai debiti, il Sindaco fa quello che vuole lui, e lui interpreta al meglio le esigenze del fondo americano Elliott.
Sì, perché è lui, Paolo Scaroni, presidente dell’A.C. Milan, che conduce l’assalto ai beni pubblici, Stadio Meazza e aree pubbliche. Nella sua sfrontatezza mi è simpatico. Anche perché non si preoccupa di nulla, se non di fare un favore ai suoi padroni americani. Molto rivelatrice è l’intervista rilasciata al GR Parlamento: “La politica nel pallone”: proprio così, la politica in stato confusionale e subalterna ai poteri “forti”; “forti” si fa per dire, ma se fossero “deboli”, sarebbe anche peggio.
Adesso dichiara, come se le aree fossero roba sua, “abbiamo rinunciato alle volumetrie che avevamo chiesto: abbiamo fatto un grande sacrificio”. Che abbia chiesto volumetrie su aree pubbliche, e che quindi non gli spettava nulla, l’intervistatore non lo sa neanche.
“Abbiamo rinunciato a costruire più di quello che dovevamo”. No, non avete letto male: “dovevamo costruire”. Ripeto, fossero aree sue, potrei (mi è difficile) capire, ma su aree pubbliche, il “dovevamo” è al di là del bene e del male.
Nel gioco delle parti e della trattativa (con chi? con il Sindaco e il suo fido scudiero Tancredi?), “el padrón” è partito chiedendo il doppio di quello che voleva effettivamente ottenere. Del resto, a Milano, nelle trattative e nella vita, si dice che “var pussee la tòlla che l’argent”, vale più la faccia tosta che la capacità.
Pensate: “abbiamo fatto grandi sacrifici con un grande sforzo per avere aree verdi”: insuperabile, sfrontato, “sfaciaa”, dicono a Milano. Sanno tutti che le aree verdi si riducono da 5,5 ettari a 2,6: ma con le vecchie (degli anni 50) cattive abitudini, ormai calcolano come “verde” anche gli alberi sui balconi e sui tetti dei grattacieli e dei centri commerciali.
Nell’ assalto alla proprietà pubblica, si consuma suolo verde costruendo il nuovo stadio davanti alle case di via Tesio, per togliere alle case in costruzione sull’area dell’ ex-ippodromo del trotto l’”ingombrante e brutta” (per loro) presenza del sano e utile Meazza. Se vi viene qualche sospetto sulle esistenza di una intesa, toglietevelo dalla testa, anche se si sa che a pensare male si fa peccato, ma spesso non si va lontano dal vero.
Ma il nostro buon’uomo non si risparmia: “per avere squadre competitive in Europa bisogna avere stadi competitivi”. Una classica bufala, confermata dalla vicenda Juve con il suo stadio. Non sarebbe più necessario, magari, rivedere gestione, stipendi e contratti ? Esempi in Italia e in Europa, di buona gestione da imitare, ci sarebbero, ma forse non sono show-biz come vuole “il padrón de la melonéra”.
Fra l’altro, con il Meazza, le squadre milanesi eccellevano in Europa, quando le società non erano di proprietà di fondi cinesi e americani
“Pensiamo di portare gli incassi da stadio vicini a quelli dei nostri concorrenti”: problemi vostri, direbbe un cittadino che chiederebbe anche “ma perché con i soldi e le aree pubbliche?”. Questo dovrebbe spiegarcelo il Sindaco, ammesso che ci sia ancora il Sindaco, visto che Sala dice che sono le squadre a doverci spiegare il progetto. Però il Sindaco pro tempore (tutti i cinque anni? Mah!?) dice che lui ha seguito le regole amministrative (e ci mancherebbe altro, verrebbe da dire). Non ha però seguito le regole della politica, del confronto, della discussione, del rispetto del Consiglio Comunale: in una, non ha fatto il Sindaco. Ha fatto il finto ambientalista, in campagna elettorale, ha taciuto la scelta di San Siro, non ha messo neanche una riga su un programma di trentasette pagine.
Bisogna dare – dice sempre quel brav’uomo – “una serie di servizi agli spettatori che contribuiscono ad accrescere il fatturato”, aggiunti a “8-9.000 posti sui 65.000 che saranno riservati a clienti corporate per l’attività promozionale“. Sono questi gli obiettivi principali? Svuotare le tasche degli spettatori e dare posti privilegiati alle aziende (in una epoca dominata dai diritti televisivi)? Preoccuparsi delle famiglie e degli appassionati di calcio, del “popolo” dei tifosi, e pensare prima di tutto alla socialità popolare dello stadio, no eh?
Comunque. tutti (ma proprio tutti, architetti e ingegneri) dicono si potrebbero ottenere grandi risultati con l’ammodernamento del Meazza in San Siro, con un intervento meno invasivo di quello dello stadio Bernabeu di proprietà del Real Madrid, (ristrutturato a sue spese) e senza fermare la serie A o la Champions.
Forse il nostro onestuomo non ha letto Franco Vanni su Repubblica: “La sfida tutt’altro che impari contro la capolista in Liga, che ieri sera ha centrato l’ottava vittoria di fila, l’Inter l’ha affrontata al Bernabeu, stadio-cantiere che fra un anno avrà un avveniristico campo “a scomparsa”, grazie a cui potrà ospitare anche basket, tennis e concerti. Una lezione di efficienza a chi pensa che l’unico modo per avere uno stadio moderno sia buttare giù l’impianto storico e costruirne un altro poco più in là. Le gru hanno lavorato fino a un’ora prima del calcio d’inizio.”
O questo brav’uomo non ha neanche sentito Jurgen Klopp, allenatore del Liverpool a Sky: “San Siro stadio eccezionale, non c’ero mai stato e il colpo d’occhio era veramente fantastico. Ma penso che tutti possiamo essere d’accordo sul fatto che il terreno possa essere migliore. San Siro è stupendo ma merita un campo migliore”.
Eh, sì, Milan, Inter e Comune dovrebbero preoccuparsi di rifare il campo. Ma si vede che rifare il campo e ammodernare il Meazza costa troppo poco per Scaroni e soci, e per di più non si farebbe l’operazione di cementificazione dell’area, da cui ricavare i soldi per il nuovo stadio, visto che cinesi e americani non vogliono tirare fuori un centesimo.
Per questo hanno bellamente ignorato la legge (art. 4 comma 14 dgls 38/2021): “gli interventi, laddove possibile, sono realizzati prioritariamente mediante recupero di impianti esistenti”. Qui non solo è possibile, ma non c’è neanche da recuperare, c’è e ospita gare internazionali.
Ma le due perle che mi rendono ancora più simpatico questo onestuomo, sono dette senza che l’intervistatore abbia un moto di reazione “Per Natale diremo il progetto finale del nuovo stadio”. (Chissà se lo stadio sarà coperto come a Madrid? sono aperte le scommesse)
Pensate che Natale meraviglioso ci attende, finalmente sapremo il progetto: che gioia! Che sia già stato deliberato, al buio, “l’interesse pubblico” per lo ”stadio più bello del mondo” che nessuno sapeva quale fosse, è una questione marginale, Sono sempre i soliti criticoni, arretrati e preistorici, quelli che si chiedono come si fa a dichiarare, congruo, un indice di edificabilità per compensare il costo di un progetto che non si sa, e non si sa quanto costi, ma sul quale però si dichiara l’interesse pubblico, a prescindere direbbe Totò.
Ma – seconda perla – dice Scaroni: “ci muoviamo in sintonia con il Comune di Milano”, ovvero con Sala. Oddio, uno sembra subalterno all’altro: a voi decidere i ruoli. Peccato che a farne le spese, comunque, siano i cittadini milanesi.
Ma ho ancora una curiosità: ma a chi si affideranno i cinoamericani quando avranno i diritti di concessione e il Meazza? Il Sindaco chiederà a costoro di dirci prima di andare avanti, a quale promoter immobiliare-finanziario, si affiderà l’operazione speculativa sulle aree pubbliche?
O lo sapremo a cose fatte? Forse qualche consigliere comunale di maggioranza potrebbe chiederlo. Se la domanda non disturba troppo il Sindaco, ovviamente.
La guggia
(Milano 8 dicembre 2021)