Faccio riferimento al precedente articolo “Non si vince senza il Nord”
- Sulla Tav, invece di organizzare manifestazioni, consigli comunali e regionali per dividere Lega dalle 5S, ci si è infilati in un alibi per la Lega: il referendum, una cosa impossibile prima delle elezioni e anche dopo; intanto Lega e 5S hanno potuto recitare la loro parte tranquillamente, una pro, una contro. Ma l’iniziativa politica nei comuni e nelle regioni per metterli con le spalle al muro, no. Troppo impegnativo? O forse una parte del centrosinistra e della sinistra ha il mal di pancia, e allora meglio andare cauti. In realtà, sono tante le opere che dovrebbero essere attivate, in particolar modo quelle del trasporto pubblico su ferro, decisive per la mobilità e la tutela ambientale.
- È noto che sulla autonomia differenziata delle Regioni c’è contrasto tra Lega e 5S. La Lega ha promosso due referendum: in Veneto e in Lombardia, dove, d’accordo con le 5S, ha fatto spendere al contribuente 50 milioni. Poi i sindaci, Sala e Gori in testa, hanno chiesto di andare a votare, nel referendum della Lega, per l’autonomia della Lombardia. E dall’ottobre 2017 ad oggi cosa abbiamo avuto? Niente. La Lega al governo ha promesso l’autonomia differenziata, sulla quale c’era già una intesa (febbraio 2018) del governo Gentiloni con Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna, ma non ha combinato niente. E il PD, che aveva anche ottenuto nel 2001 la modifica della Costituzione, che fa? Guarda e lascia il Presidente dell’Emilia Romagna con il cerino acceso. Ma perché non incalzare la Lega e le 5S su questo? Perché il PD non è d’accordo e teme il voto delle regioni del Sud, che peraltro votano 5S. Il PD sta in mezzo al guado: di fatto accetta una tesi balorda; la autonomia differenziata, che ha il suo cardine sulla responsabilità degli amministratori, impoverisce il Sud. Ma forse non vi siete accorti che ci sono già le regioni a autonomia differenziata: le regioni a statuto speciale, frutto di una epoca in cui non c’era ancora l’Europa. Senza i soldi dello Stato italiano, la Sicilia non fa la secessione. Abbiamo 25.000 forestali in Sicilia, per 3.400 kmq di foreste e quei poveretti dei canadesi hanno solo 4.200 persone per 400.000 kmq di foreste: ma le foreste sono diverse; la sanità calabrese è al disastro: ma, suvvia, è tutta colpa del Nord che vuole l’autonomia. E in questo modo non si valorizza la Campania, che, con una gestione seria e responsabile, ha fatto un grandissimo sforzo sulla sanità, e si lascia che la Lega raccolga il consenso anti sud al nord e prenda i voti della corsa sul “carro del vincitore” al Sud, senza fargli pagare pegno per le promesse non mantenute al Nord e il riciclaggio di loschi figuri al Sud.
- Forse era il caso di sollevare con forza e battersi per quelli che pagano le tasse. Gli scaglioni fiscali di reddito sono fermi al 2006 con il risultato che chi ha pagato le tasse dal 2006 ad oggi ha pagato allo Stato il 20% in più e si è impoverito. Adeguare gli scaglioni di reddito all’aumento reale del costo della vita, con le aliquote vigenti, sarebbe una misura di giustizia sociale e fiscale e premierebbe il cittadino onesto, in particolare quelli a più basso reddito: forse in questo senso qualche consenso tra i lavoratori dipendenti, i professionisti, gli autonomi e più in generale il ceto medio si poteva raccogliere, invece di lasciare campo alla porcata propagandistica della flat tax.
- Uno dei grandi problemi della economia italiana è quello del costo del lavoro. Sarebbe stato il caso di far proprie, con forza e con determinazione, le proposte del presidente di Assolombarda sul cuneo fiscale, che sosteneva anche di abbandonare la stupidaggine del reddito di cittadinanza e di quota 100. Con il sostegno di quella proposta, facendone un cavallo di battaglia, in Parlamento e nel Nord, forse qualche consenso maggiore tra le forze produttive poteva essere conquistato. E in più si aiutano gli investimenti e l’occupazione e si combatte la delocalizzazione delle aziende.
- Di fronte alla marea di giovani tra i 15 e i 29 anni, i cosiddetti «Neet»: “Not in Education, Employment or Training”, che non studiano e non lavorano – oltre mezzo milione nel nord, più di duecentomila nella sola Lombardia – forse era il caso di impegnarsi fino alla spasimo per impostare una politica, dei Comuni e delle Regioni, e ottenere dei risultati: avanzare proposte per collegare imprese e sindacato, utilizzare tutti gli strumenti e riesumarne di vecchi o inventarne di nuovi. Ma una forza politica di sinistra, di centrosinistra non può non porsi seriamente il problema e affrontare la contraddizione tra una domanda di professioni inevasa e una presenza di giovani abbandonati a sé stessi.
- Denunciare l’inganno dei propagandati 600.000 illegali, ridotti a 90.000, serve anche a dire chiaro e nitido che bisogna organizzare la immigrazione su base legale e controllata in base al fabbisogno realmente esistente di lavoro. Gli irregolari devono essere sistemati adeguatamente, non lasciati in mezzo alla strada, e integrati nel lavoro o, sulla base di provvedimenti della magistratura, espulsi. E di questo deve rendere conto, Comune per Comune, il Ministero dell’Interno. Così come, Comune per Comune, bisogna mettere in rilievo, con dati alla mano, che già oggi la presenza di immigrati, regolari, è essenziale per il funzionamento delle aziende industriali agricole e dei servizi: vedi la mancanza drammatica di medici, per esempio.
- Nel contempo, una forza di centrosinistra sul territorio non può che chiedere e rivendicare il rispetto della legge da parte di tutti, anche di quegli italiani che sfruttano come bestie o come schiavi, immigrati non regolari, che a quel punto debbono essere inquadrati secondo i contratti di lavoro. Per inciso, l’Italia dal 2008 al 2018 ha riconosciuto il diritto di asilo a 600.000 persone pari al 1% della popolazione (dati Eurostat): siamo al 14° posto su 28 paesi della Unione europea, la Svezia ha segnato un 5,23% e Malta il 4,35%.
- Nei punti più delicati, davanti e nei pressi delle stazioni, in certe zone di periferia, come in zone degradate, come su alcune linee ferroviarie e di trasporto locale, ci deve essere una presenza costante assidua di forze dell’ordine, compresa la vigilanza urbana, che dia sicurezza a tutti, in particolare agli anziani. E si deve essere inflessibili, o con fogli di via o con il Daspo, proposto dal sindaco di Milano, ad allontanare (per davvero) quelle persone che agiscono al di fuori della legge. Occorre anche promuovere un controllo sociale, diffuso nel territorio per colpire anche il racket degli alloggi, degli irregolari e dell’accattonaggio.
- La sanità pubblica sta saltando, nei fatti, con le code per gli esami e per gli interventi. Ormai sempre più spesso ti viene chiesto se possiedi una assicurazione privata e in caso affermativo i tempi di attesa di una operazione si accorciano drasticamente. Così a pagamento diretto, i tempi per gli esami strumentali (tac, ecc…) si riducono, altrimenti con il servizio sanitario, alle volte, non ci sono neanche le agende per fissare gli appuntamenti. Quando riesci a prendere la prenotazione per una colonscopia, ci vogliono 75 giorni. Il diritto alla salute, con il servizio sanitario, deve essere tutelato con la riduzione dei tempi di attesa e con una organizzazione del lavoro e delle prestazioni che eviti tempi di attesa insostenibili.
- È il caso di fare in modo che in tutto il Nord, e nei Consigli dei Comuni a direzione leghista in particolare, si sollevi, con ordine del giorno e iniziative locali, il “Salva Roma”. Il bugiardone aveva detto che “I debiti della Raggi non saranno pagati da tutti gli italiani!”, facendo finta che la Lega si batteva per non fare regali a “Roma ladrona” slogan della Lega. Lega, che è bene ripeterlo, è stata al governo, in questi ultimi 25 anni, per ben dieci anni, il tempo che le è bastato per fare il decreto “Salva Alemanno”: a firma Berlusconi, Bossi e Calderoli.
E giustamente, il presidente dell’Emilia Romagna ha messo in rilievo che, dal punto di vista politico, decisiva è la capacità di costruire alleanze politiche e sociali: l’autosufficienza non ha portato mai bene a nessuno. Ricordo una lezione politica lontana: la DC nel 1948 conquistò la maggioranza assoluta dei seggi in Parlamento ma fece un governo di coalizione e così ha governato per oltre quarant’anni; il PCI nei Comuni doveva aveva la maggioranza assoluta ha sempre cercato di fare giunte con le altre forze politiche, il PSI in particolare.
“”La colpa, caro Bruto, non sta nelle nostre stelle, ma in noi stessi” Buona notte e buona fortuna”
Luigi Corbani
(lunedì 24 giugno 2019)