Si impara sempre qualcosa, sia le cose da evitare sia le cose da fare.
Scrive l’Ansa: “Niente processo contro Boris Johnson per le presunte bugie dette in campagna elettorale…Lo ha deciso l’Alta Corte di Londra, accogliendo il ricorso dei suoi avvocati e annullando la decisione di una giudice di primo grado che aveva rinviato l’ex ministro e candidato leader Tory a un’udienza preliminare per presunto abuso della fiducia pubblica sulla base delle denuncia presentata da un attivista pro Remain.”
Questo Boris Johnson, che diventerà, secondo molti, il nuovo primo ministro di Gran Bretagna, aveva mentito spudoratamente, affiggendo anche manifesti sui bus di Londra, nella campagna referendaria del 2016: “la Gran Bretagna paga 350 milioni di sterline alla settimana alla UE, fondi che invece potrebbero essere destinati al servizio sanitario nazionale”. Affermazione del tutto priva di fondamento.
Ora, mi sembra che abbia prevalso il buon senso: la politica non si risolve nelle aule dei tribunali. Pensate se denunciassimo tutte le balle dei nostri dioscuri, che in fatto di balle non sono secondi a nessuno: ci sarebbe un intasamento dei tribunali da far paura. Faccio un solo esempio: quando hanno introdotto “quota 100”, sono andati avanti per mesi a dirci che per ogni pensionato ci sarebbero state tre assunzioni (Di Maio); poi due per uno (Salvini); poi ancora Salvini “il diritto alla pensione di un milione di italiani diventa diritto al lavoro per altrettanti giovani (1 a 1); adesso sempre Salvini dice “un posto di lavoro ogni due persone che andranno in pensione” (2 a 1). Per inciso, al posto del milione di cui parla il feroce “Ministro di tutto” e Segretario della “Lega Salvini Premier”, le domande al 9 giugno erano 123.976.
Ora, se gli elettori se le bevono tutte e non capiscono che siamo di fronte a dei magliari, non c’è tribunale che tenga. Ma se – come io credo – gli elettori sanno che sono dei mentitori seriali, e in maggioranza li votano, anche se li vedono litigare tutti i giorni, significa che non credono che gli altri siano o siano stati meglio. Anzi, magari pensano che questi siano proprio bugiardi, ma aspettano di vedere se combinano qualcosa o fanno meglio di quelli che c’erano prima. Non penso che gli italiani credano a questi che dicono che “se le cose non vanno adesso, è tutta colpa di quelli di prima”: forse qualcuno ci crede, ma la maggioranza credo trovi scontato, il costume nazionale di dire che “la colpa è sempre di un altro, di quello di prima, del carrozziere, dell’idraulico, dell’elettricista, ecc. che è intervenuto prima”. Trovo un po’ stucchevole e politicamente senza senso, che l’opposizione dica “noi abbiamo fatto bene”: se alle politiche e all’europee gli altri, Lega e 5S, sia pure a parti inverse (ma, invertendo l’ordine dei fattori, il prodotto non cambia), continuano ad avere il consenso, forse bisogna cambiare tattica e strategia: ovvero avere dei progetti, dei programmi e una politica di alleanze. Certo, nel nostro Paese, diamo anche per scontato, un fenomeno abbastanza diffuso, e che ci caratterizza in modo particolare: l’assalto al carro del vincitore, anche solo previsto. L’italiano è più portato di altri, ad annusare dove tira il vento ed andare in quella direzione, non per convinzione ma per convenienza. In qualche caso ad aspettare come va a finire e quindi a stare in campana, senza prendere posizione.
Ed ecco la seconda cosa: alcune società americane (Disney e Netfix, in primis), che hanno avuto ed hanno dei vantaggi economici considerevoli dallo Stato della Georgia, non hanno avuto remore a prendere posizione contro le leggi antiabortiste firmate dal governatore di quello Stato.
Ecco una differenza profonda tra l’Italia ed altri Paesi: le forze economiche, le aziende prendono posizione netta contro il governo.
Qui da noi, in questi mesi, ho sentito solo il Presidente di Assolombarda prendere posizione chiara e inequivocabile: sul reddito di cittadinanza e su quota 100; e ultimamente sui “mini bond”, (“pagate i ministri e i parlamentari coi “mini bond”, se ci tenete tanto!”)
Se ci fosse stata qualche altra voce del mondo economico, a spalleggiare Carlo Bonomi, forse non avremmo questa demenziale discussione sui “soldi” di Monopoli. Cosa peraltro condita anche dalla frase che dovrebbe dirimere ogni dubbio “ma è nel contratto di governo!”: così, se hanno scritto delle scemenze, dobbiamo pagarne le conseguenze tutti.
Per chi ci crede, le uniche tavole prescrittive sono i dieci comandamenti. È anche vero, quello che diceva Indro Montanelli, “sempre più i politici non ci chiedono la fiducia, ma un atto di fede”.
““La colpa, caro Bruto, non è nelle nostre stelle, ma in noi stessi.” Buona notte, e buona fortuna,”
Luigi Corbani
(mercoledì 26 giugno2019)