Salvini e i suoi scherani, uffa… ci hanno abituato ad ogni genere di volgarità. Un pensiero alto mai, volgarità bassa sempre, e tanta.
Un comportamento a caccia continua di record. Quei record “della prima volta”, del “non era mai accaduto”.
L’ennesimo caso si è avuto sabato scorso, in piazza Duomo a Milano.
La vergogna dell’esibizione, volgarmente strumentale, di simboli e gesti religiosi da parte di un “anticristo” che, oltretutto, con la sua vita personale, mostra un profondo disprezzo per qualsiasi principio evangelico e regola ecclesiale.
Ma anche esteticamente, i baci verso la statua della Madonnina, il rosario in mano, il Vangelo e le parole, una preghiera blasfema, quando invita la Madonna a proteggere lui, gli italiani, dedicandole anche la vittoria elettorale… ”Sono sicuro che la Madonna ci porterà alla vittoria”!!!
Una mescolanza di robe che non solo offende la religione e il buon Dio, ma indigna anche i cristiani seri, praticanti più o meno. Da cattolico praticante, appartengo anch’io ai profondamente indignati. Un sentimento che ho testimoniato, pubblicamente, anche in chiesa durante la messa di domenica.
Ma quello che mi sembra interessante, è segnalare che nella liturgia cattolica proprio alla messa di domenica, il giorno dopo, le varie letture sono state una forte autorevole risposta evangelica, alle bestemmie che abbiamo visto e sentito in quella indecente manifestazione leghista del giorno prima, per giunta nel sagrato di piazza Duomo a Milano.
Uno straordinario e suggestivo inno alla solidarietà e all’amore, sono queste letture, fondate tutte sul principio evangelico costitutivo del cristianesimo, che è l “ubi caritas et amor deus ibi est”.
Sulle prime comunità, gli atti degli Apostoli della prima lettura, ci dicono che “nessuno considerava sua proprietà ciò che gli apparteneva (prima gli italiani…), ma mettevano tutto in comune…nessuno era bisognoso, perché a ciascuno veniva distribuito secondo il bisogno”.
E Papa Francesco che lo ricorda non è un comunista, nè fa bassa politica politicante, ma esercita il suo grande magistero di successore di Pietro.
E con San Paolo, la seconda lettura ci porta la lettera ai Corinzi. Non solo bella, anche letterariamente, ma contiene la più alta teologia cristiana: quella della carità.
Qualsiasi cosa si possa fare o tentare di essere, ci dice, tantomeno aggiunge “cercare il proprio interesse”, chi non “avesse la carità” sarebbe come “un bronzo che rimbomba o un cembalo che strepita”. Ma chi è che strepita e rimbomba a vuoto? Chi più del ballista di sabato in piazza Duomo?
Ma aggiunge, ancora, che “chi ha la carità non gode dell’ingiustizia, non manca di rispetto, e si compiace invece della verità”. Fate voi!
E conclude, San Paolo, che “se non avessi la carità, non sarei nulla”. Altro che cristiano col rosario e i baci alla Madonna, mentre è indubbio che il nostro è un feroce persecutore dei poveri.
E nel Vangelo di Giovanni, la terza lettura, ci viene ricordato il “comandamento nuovo” che Gesù, africano di colore, lascia ai suoi discepoli prima di morire: “amatevi gli uni gli altri come io vi ho amato. Da questo vi riconosceranno che siete miei discepoli”.
C’è qualcuno che può riconoscere in Salvini, nei suoi atti e nelle sue parole, un discepolo cristiano come pretenderebbe di proporsi in modo così maldestro, rozzo, blasfemo, e anche incolto. Può essere cioè testimone di quella religione che, col richiamo alle radici cristiane, discutibile sempre, vorrebbe identitaria mentre è, per la sua ontologia, assolutamente universale. Ma lui che ne sa…
Le letture liturgiche di domenica concludono, quindi, che solo “ubi caritas est vera deus ibi est”.
Salvini, in cui non c’è né carità né verità, è così servito. Cristianamente, evangelicamente.
Benito Boschetto
(mercoledì 22 maggio 2019)
Completamente d’accordo, con tanta tristezza e speranza