Una famiglia viene arrestata nel 1998 e assolta nel 2010 dall’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa; ma già nel 1999 gli vengono sequestrate le aziende della famiglia. Nel 2011, nonostante l’assoluzione nel procedimento penale, le aziende vengono confiscate ed affidate ad un amministratore giudiziario. E finalmente nel maggio 2019 il Tribunale restituisce la azienda principale, che “ora ha sul groppone qualcosa come sei milioni di debiti, accumulati uno ad uno dall’amministratore giudiziario”, scrive “Il Dubbio”.
Leggo le dichiarazioni della Presidente del Senato: “Non c’è vera libertà e vera sicurezza senza un sistema giudiziario efficiente che tuteli in maniera tempestiva i cittadini”. Giusto, ma a noi lo dice? La Signora è dal 1994 in Senato, è stata sottosegretario del Ministero di Giustizia (2008-2011) e ha fatto parte per quattro anni (2014-2018 ) anche del Consiglio Superiore della Magistratura
In Italia, dagli anni 90 ad oggi, abbiamo avuto 27.000 (ventisettemila) persone a cui una ingiusta detenzione o un errore giudiziario hanno distrutto la vita loro e dei loro familiari. Dal 1992 al 2016 lo Stato italiano ha pagato indennizzi per 648 milioni.
A domanda su “Come mai tanti risarcimenti per ingiusta detenzione?”, uno del Consiglio superiore della Magistratura risponde con assoluta sicumera, sfoderando principi liberali adamantini: «In buona parte non si tratta di innocenti, ma di colpevoli che l’hanno fatta franca.”
Diceva John Adams, uno dei padri fondatori degli Stati Uniti d’America, studioso di Niccolò Machiavelli, che è più importante proteggere l’innocente piuttosto che punire i colpevoli, perché la colpa e i crimini sono così frequenti in questo mondo che non possono essere puniti tutti e che, se l’innocente viene portato in tribunale e condannato, il cittadino dice “se faccio bene o se faccio male è irrilevante, perché l’innocenza stessa non è una protezione” e allora se un’idea del genere entrasse nella mente del cittadino, sarebbe la fine di qualunque sistema di sicurezza e di giustizia.
E a proposito di corruzione, sotto la Presidenza di Adams, avvenne l’”affaire XYZ”: tre diplomatici americani inviati in Francia nel 1797 a trattare con la Repubblica francese vennero avvicinati da tre emissari ZYZ (il loro nome in codice) che chiesero delle tangenti per il Ministro degli Esteri Charles Maurice de Talleyrand: sistema peraltro al tempo abbastanza praticato.
Solo in Italia si pensa che con una inchiesta venga debellata definitivamente la corruzione. Ovviamente la corruzione si deve combattere ogni giorno, e non è solo una prerogativa del potere pubblico: anzi, è più diffusa dove manca il senso dello Stato e dove al posto del cittadino vi è il suddito.
Il Corriere dedica, oggi 16 maggio, ben quattro pagine alle inchieste su una “nuova tangentopoli” con tanto di intercettazioni telefoniche, di indiscrezioni su prossimi indagati, ecc.: tutto l’armamentario mediatico giudiziario. Domanda ingenua: perché i pubblici ministeri debbono fare delle conferenze stampa per presentare le loro indagini? Mah!?
Ma naturalmente i giornali non sono la cassa di risonanza dei pubblici ministeri, loro riportano solo le notizie delle indagini, i giornali stanno addietro ai tempi della giustizia. Solo dei maliziosi possono pensare che le notizie delle indagini siano concomitanti con fatti politici ed elettorali: è un puro caso.
Non conosco quelli di cui si parla sui giornali, e per dire la verità, di pelle, mi stanno anche antipatici. Tuttavia, trovo veramente pazzesco che si dedichino quattro pagine a queste vicende: ma è il diritto di informazione, ti dicono.
La “sentenza mediatica” ha sostituito la “sentenza giudiziaria”: e dove va a finire la garanzia di un “giusto processo”?
Il garantismo non è l’opposto del giustizialismo: le garanzie liberali sul giusto processo sono l’essenza dello stato liberale e democratico, basato sul rispetto della persona umana.
Per il giustizialismo non conta il processo, conta il sospetto, conta l’avviso di garanzia: l’indagine è già una sentenza.
Invece di leggi sulla regolamentazione del segreto di ufficio e sulle intercettazioni, i media dovrebbero adottare un autoregolamento di deontologia professionale per non ledere la dignità delle persone, imputate, e fino a prova contraria, innocenti. Due ipotesi. La prima è quella di stabilire che lo stesso spazio deve essere dato all’inchiesta come al giudizio: ovvero che se un giornale dedica quattro pagine alle indagini, deve dare quattro pagine ad ogni grado di sentenza fino alla sentenza definitiva.
Una seconda ipotesi è quella di pubblicare atti di indagine, intercettazioni telefoniche e ambientali, verbali, ecc. solo all’atto dell’apertura del primo grado di giudizio.
E del resto ripeto, non come corsia preferenziale, ma per rispetto degli elettori, del popolo sovrano, ritengo che un amministratore pubblico debba essere rinviato a giudizio o prosciolto entro tre mesi.
Ah, dimenticavo che forse è troppo chiedere alle forze democratiche e di sinistra di andare contro la corrente ipocrita, demagogica, oclocratica, di quella degenerazione della democrazia per cui i politici sono per natura colpevoli, tranne le oneste, per patrimonio genetico e per eredità biologica, 5S (fino a prova contraria).
Ma la sinistra non ha ancora capito che, dopo l’ondata mediatico giudiziaria giustizialista, in Italia sono venuti Berlusconi e poi le 5S e in Brasile Bolsonaro.
““La colpa, caro Bruto, non è nelle nostre stelle, ma in noi stessi.” Buona notte, e buona fortuna.
Luigi Corbani