“Gli zingari non piacciono a nessuno” ha dichiarato un giovane amico di Simone, il ragazzo che nel pieno della contestazione fascista di Torre Maura a Roma, ha dato una grande lezione di civiltà agli adulti, pavidi e intimoriti dalle prepotenze nazifasciste.
Era una sorta di amichevole rimprovero, quella del giovane amico di Simone, che però diceva una grande verità. Non piacciono a nessuno, infatti, gli zingari. E’ vero.
E, forse, sono anche la minoranza più osteggiata. Del resto, fuori da ogni ipocrisia, va riconosciuto che i motivi non mancano, e sono tanti: dal loro stile di vita, i furti che apertamente ammettono, l’immondizia in cui vivono, l’accattonaggio e soprattutto l’uso dei bimbi, anche piccolissimi, con cui vanno a farlo, portandoseli in collo.
Fuori da ogni ipocrisia, anche ideologica, chi, onestamente, vorrebbe vivere vicino ad un campo rom?
Si sa lo schifo che sono, questi campi: dalle baracche, ai rifiuti, ai problemi igienici, al decoro urbano e via andare. Le stesse persone sono…respingenti.
E, confesso, che anch’io, che mi considero tollerante con tutti, anzi interessato a conoscere ed interagire con ogni genere di etnia, a loro non riesco proprio ad avvicinarmi. L’uso dei bimbi per l’accattonaggio, in particolare, mi indigna.
Ma in democrazia, come nella vita in generale, possiamo essere tolleranti, amici, civili, solo con chi ci piace? Non è domanda da poco.
O abbiamo il dovere di riconoscere una sorta di “diritto di convivenza”, a tutti coloro che per nascita, o per scelta, fanno parte della nostra comunità locale e nazionale, lavorano e vivono nei nostri stessi spazi vitali, dove peraltro c’è e deve esserci posto per tutti.
Perfino …. per gli immigrati. Ohibò, Salvini permettendo, scusate.
Ciò detto, resta salvo, ovviamente, il sacrosanto dovere, da parte dei rom, di comportamenti rispettosi della legalità, del decoro e della dignità della comunità, della buona educazione civile, in genere molto carenti.
Quello che non è ammissibile, è una discriminazione a priori.
Diversamente quali sarebbero i criteri di esclusione – legittima o legittimabile,….anche di tanti altri – dalla comunità se si va su questa china? La provenienza, il colore della pelle, il rango sociale, le condizioni economiche, la lingua? e così via…
Il problema è la gestione pubblica, o politica, di queste realtà e delle periferie in generale. Dove il disagio è evidente, noto e diffuso. Come nota la presenza, sempre in agguato, di gruppuscoli dei “nuovi fascisti del terzo millennio”, come si definiscono, quinta colonna del ministro crociato. Ministro e fascisti interessati, sempre, a far casino e strumentalizzare questi disagi sociali, con una amplificazione mediatica, molto oltre la loro reale consistenza.
E che la vicenda sia ancora una volta opaca e sospetta, è chiaro.
È ormai assodato che la ricollocazione dei rom, come degli immigrati del resto, fatta in grandi gruppi e in ampi agglomerati genera, e comprensibilmente, le proteste dei residenti. Quindi l’unico modello socialmente sostenibile, è il ricollocamento sparso e frazionato. Mandare, d’un colpo, tutti assieme, 70 rom nel centro di un solo quartiere, era scontato che avrebbe provocato la protesta popolare. Non solo, ma che sarebbe stato un assist formidabile ai provocatori nazifascisti.
O è, quindi, stupidità infinita, e il Comune di Roma ci ha abituato ormai a storie incredibili di questa natura, o è totale malafede. Quella, cioè, che nel piano perverso del ministro, tende a provocare “confusione”, altro che sicurezza, come ha sospettato chiaramente la stessa CEI, i vescovi italiani, senza giri di parole, nei giorni scorsi. Confusione, fatta apposta per generare, dice, “sentimenti negativi e paura” nelle persone, al fine raccogliere qualche miserabile voto in più.
Siamo, così, ancora una volta, alle fatidiche parole di “accoglienza” e “integrazione”, intorno a cui sta girando il nostro mondo, fra chi le vuole, ovviamente governate, e chi non le vuole usandole, con il disordine e la confusione, a fini che, potremmo definire, fondamentalmente criminali.
Cosa è successo del resto a Riace con Mimmo Lucano? Non era anche quella una vera e propria periferia del nostro paese? Borgo abbandonato di montagna o periferia urbana o metropolitana, hanno non poche analogie. E comunque gli stessi problemi di riqualificazione e, come dimostra l’esempio di Riace, la possibilità di gestire virtuosamente l’immigrazione e i ricollocamenti di stranieri o di comunità minori.
A Riace è stato consumato un vero e proprio delitto, complici quei personaggi pubblici di ruoli e responsabilità diversi, che invece di perseguire il “bene comune” per il quale dovrebbero operare, hanno in modo quasi criminale, operato per il “male comune”. E così hanno distrutto un esempio che era assurto all’attenzione del mondo, un paradigma da replicare e non da distruggere, come invece hanno fatto.
E dove sta l’intento criminale? Nel fatto che, come tanti di noi intuivano fin dall’inizio, non c’era fondamento alcuno per fare ciò che è stato fatto.
La Cassazione, vivaddio, lo ha chiaramente detto e certificato senza più ombra di dubbio, entrando, in via del tutto eccezionale come a sottolineare l’enormità del caso, nel merito della vicenda e non solo nella legittimità come è suo compito ordinario.
Viene da piangere a vedere cosa è stato e cosa è oggi Riace! Il danno che responsabilmente, e forse, in qualcuno, anche consapevolmente, è stato fatto. E nessuno che paghi!
Ma che esempio, quasi paradossale, voglio aggiungere, è stato Mimmo Lucano! Accusato di comportamenti illegali, è stato così legalitario che ha avuto una grande compostezza e un grande rispetto verso chi lo accusava tanto ingiustamente, disponendosi ad andare a processo. Mentre per la visibilità e il sostegno che aveva poteva organizzare proteste e manifestazioni a ripetizione. Invece no, ha atteso il corso della “giustizia”, non certo con la “G” maiuscola, si fa per dire, verso il processo.
A differenza di quel ministro vigliacco, così forte coi deboli, che, dopo le prime parole da gradasso, come al solito, appena ha sentito odore di rinvio a processo, ha avuto la “cagona” e si è riparato dietro l’immunità.
E non si vergogna di fronte a Mimmo Lucano. Come non si vergognano quei complici di sodali, servi sciocchi ancora una volta, dei 5 Stelle, che per il potere hanno svenduto tutto, anima in primis. A cominciare da quell’onestà, diventata una moneta fuori corso. Una patacca non più spendibile. Onestà, che non è solo il non rubare, ovviamente, ma anche non mentire, non imbrogliare, non tradire i valori e i principi su cui si è chiesta la fiducia degli elettori.
E su tutto questo, ma proprio su tutto, compreso il rubare, i 5 stelle non hanno più nulla moralmente e politicamente da dire, e praticamente da spendere.
E allora, per concludere, è vero che mala tempora currunt, visto chi ci governa, e lo spirito del tempo che sembra prevalere.
Però abbiamo anche degli esempi meravigliosi di coraggio civile, di maturità e valori solidi anche in giovani di 15 anni. Esempi come Simone, ed esperienze di grande valore sociale e morale come quella di Mimmo Lucano, che ci dicono che il mondo non finisce nei colori gialloverde, e nero….
Il mondo è davvero un arcobaleno di colori e chissà che, presto, altri colori non tornino a brillare, dal rosso in là….
Grazie Simone. Grazie Mimmo.
Spero che davvero sentiate la gratitudine delle persone perbene, e la sentiate come la ricompensa più bella per quello che avete fatto, e quello che oggi rappresentate: una bella speranza, comunque.
Anonimus