Pare che la “legge Madia” sui pensionati non funzioni negli enti lirici, ops, pardon, nelle Fondazioni lirico-sinfoniche “di diritto privato”, come ha scritto Sandro Cappelletto: è vero che fa divieto a chi percepisce una pensione di occupare incarichi dirigenziali nelle strutture che rientrano all’interno del bilancio consolidato dello Stato, come sono i Teatri Stabili e le Fondazioni Lirico-Sinfoniche e prevede «la possibilità di conferire incarichi di studio e consulenza a titolo gratuito a soggetti in quiescenza» e più volte ribadisce «ferma restando la gratuità», ma la legge sappiamo che non vale nei teatri lirici.
Per le nomine al Teatro San Carlo di Napoli e al Teatro del Maggio Musicale fiorentino, forse nessuno ha chiesto ai sovrintendenti designati la dichiarazione dei redditi degli ultimi cinque anni o ha chiesto loro di dichiarare che non percepiscono alcuna “pensione” dalla Francia, dalla Svizzera, dall’Austria o dall’Italia.
Va benissimo che ci siano concittadini europei alla guida dei teatri: ci vorrebbero anche alla guida delle città. Che so, il sindaco di Londra o il sindaco di Parigi, alla fine del mandato nelle loro città, potrebbero essere ingaggiati alla guida di Roma: forse per dimensione delle città da loro governate, per esperienza e per risultati conseguiti, potrebbero dimostrare che Roma è governabile.
La cosa che disturba è che si prendano stranieri o concittadini comunitari per il semplice fatto che non sono italiani: l’essere “straniero” diventa una garanzia, senza nessuna valutazione di merito.
Non mi sembra che prima di ingaggiare Pereira alla Scala qualcuno abbia esaminato come sia andata la conduzione di Salisburgo, o abbia spiegato perché, dopo solo un mandato, non gli sia stato rinnovato il contratto. E si è fatto finta di niente con il conflitto d’interesse, scoppiato ancora prima di essere nominato alla Scala. Nessuno ha fatto un esame obiettivo sulla differenza tra un teatro della dimensione di Zurigo e la Scala. O adesso, prima della nomina a Firenze, abbia esaminato come siano andati i cinque anni di direzione gestionale e artistica della Scala e perché non sia stato rinnovato. Fra l’altro, i giornali hanno scritto che a Pereira è stato prorogato il contratto fino al 2021, con qualche tensione: ”Il sindaco Sala ha spiegato di aver portato questa proposta in Cda, “nata da un giro di consultazioni con i consiglieri e con Meyer e Pereira. Ho cercato quindi di produrre una formula che cercasse di tenere conto delle opinioni diverse che ci sono nel Cda. Si tratta di una proposta di sintesi e di buonsenso”. Per Pereira è una parziale vittoria, perché avrebbe voluto rimanere altri due anni, fino al 2022.” (da Repubblica)
Così mi sembra francamente discutibile accettare di discutere per mesi sul prolungamento del contratto fino al 2021, e poi di punto in bianco Pereira lascia la Scala il 15 dicembre 2019 perché gli hanno proposto il Teatro dell’Opera di Firenze. Ma i contratti a cosa servono?
Trovo peraltro scorretto che Firenze abbia richiesto un sovrintendente, che su tutti i giornali, era impegnato alla Scala fino al 2021.
E siccome dobbiamo premiare il merito (così si dice), ecco che andiamo a prendere per il San Carlo di Napoli un personaggio che è stato appena sostituito all’Opera di Parigi. Ma qualcuno si è informato su cosa sia successo al Teatro Real de Madrid, dove è stato direttore artistico dal marzo 1996 al febbraio 1997)? Qualcuno sa perché lo hanno sostituito all’Opéra national de Paris ? Qualcuno sa che in Francia per i funzionari pubblici (come Lissner) a 65 anni scatta l’età di pensionamento e che quindi Lissner non poteva andare avanti perché nel 2021 (quando scadeva) avrebbe già 68 anni ?
Qualcuno in Francia ha scritto (5 settembre 2018) che il non rinnovo del mandato a Lissner era “una decisione che appare come la sanzione di un bilancio modesto (Une décision qui apparaît comme la sanction d’un bilan mitigé)” Il giudizio è apparso sul sito “Forum Opéra” dove era caporedattore il melomane capo della comunicazione di Macron, Sylvain Fort, che nel 2011 invitava a non scegliere i direttori sulla base della loro reputazione, ma su progetti e proposte. (https://www.forumopera.com/edito/pour-en-finir-avec-le-directeur-providentiel).
Per cui, appare singolare che il personaggio vada in pensione in Francia e trovi subito impiego in Italia. Senza nessuna considerazione sui meriti o demeriti della sua presenza come Sovrintendente e Direttore artistico del Teatro alla Scala di Milano dal 2005 al 2014, con un costo superiore ad un milione di euro all’anno. Prima nominato dal Sindaco Albertini e poi riconfermato dalla Moratti e da Pisapia.
La cosa che appariva evidente era il suo entusiasmo, la sua alta considerazione dell’opera italiana: in quell’epoca abbiamo avuto delle messinscena indimenticabili.
Ma il Teatro alla Scala dopo la gestione Lissner e Pereira, è ancora “la Scala”?
Paolino Casamari
(sabato 12 ottobre 2019)