Il presidente Draghi ha ribadito come prioritaria, la riapertura delle scuole con la didattica in presenza. Davvero, questo è un obiettivo essenziale per il futuro del Paese, poiché la didattica in presenza attenua le differenze sociali e formative originate dalla condizione familiare, ed ha una funzione fondamentale di socializzazione degli studenti.
La scuola pubblica infatti non è solo il luogo di studio e di apprendimento, ma è il luogo in cui si impara a stare insieme, a conoscersi, a creare amicizie che vanno al di là dell’ambito familiare e sociale di appartenenza. E vorrei dire al Ministro che la musica non è solo parte essenziale della nostra formazione culturale, storica, europea, è anche un grande strumento di integrazione, di socializzazione e per questo dovrebbe essere diffusa in ogni ordine e grado dell’istruzione, fino alla Università. E, oltre all’insegnamento della storia della musica, primo esempio di globalizzazione culturale del continente europeo, la principale forma musicale da promuovere è quella del coro, che non costa nulla, ma è un entusiasmante strumento di affiatamento, di familiarizzazione, di fraternizzazione, di individualità unita al collettivo: si impara, con il coro, a stare insieme, a integrarsi l’un l’altro, per realizzare in uno sforzo individuale e collettivo un obiettivo comune. Per esperienza, so quanto grande è la soddisfazione di abituarsi a usare la voce e stare insieme agli altri a cantare.
Ecco dunque uno primo elemento per rimettere la nostra scuola pubblica al centro dell’attenzione del Paese.Una scuola che deve insegnare ad amare la lettura, lo studio, insieme con l’uso dei moderni sistemi informatici, l’uno non sostituisce l’altro o non è una attività subalterna all’altra. E senza nascondersi, occorre pensare che le nostre scuole devono essere, in un grande piano di ristrutturazione edilizia e di nuova edilizia scolastica, portate a livello di sicurezza statica, e termica, con sistemi innovativi di condizionamento, con la creazione di palestre, di piscine e di impianti sportivi. Solo il 41% delle scuole risulta dotate di palestre (non parliamo delle piscine!).
Siamo tutti inebriati dai successi alle Olimpiadi (dopo la vittoria dei campionati europei di calcio), ma non dimentichiamoci la carenza di strutture sportive delle nostre scuole. Ed è proprio nel momento in cui festeggiamo i successi straordinari riportati, che dobbiamo vedere la strada che dobbiamo ancora percorrere: siamo davanti ad altri Paesi europei per numero di medaglie e a pari per medaglie d’oro con Paesi Bassi, Francia e Germania, bene dunque; ma davanti a noi nel medagliere olimpico, vi è l’Australia al sesto posto, che ha conquistato una medaglia ogni cinquecento sessantamila abitanti, a fronte dell’Italia con una medaglia ogni milione e mezzo di abitanti. Per inciso, i Paesi Bassi hanno una medaglia ogni cinquecento mila abitanti.
E la differenza della pratica sportiva tra uomini e donne si rileva anche nei risultati: una medaglia ogni due milioni di donne e una medaglia ogni milione duecento mila di uomini. Esiste dunque un ampio margine di miglioramento che deve partire dalla pratica diffusa di massa, e in primis dalle scuole, attrezzandole al meglio per una attività sportiva di massa, che si basi prima di tutto sugli sport di squadra.
Sarebbe cosa buona e giusta diffondere in tutte le scuole, il rugby, maschile e femminile, uno sport che esalta lo spirito di squadra, la socialità, che promuove l’attività motoria completa, educa al rispetto e all’altruismo, ad un senso di responsabilità verso i compagni e verso gli avversari, richiede forza e intelligenza: Ma in generale, tutti gli sport di squadra, e per un paese di laghi, di fiumi e di ottomila trecento chilometri di coste marittime, gli sport dell’acqua, dal nuoto alla pallanuoto, dal canottaggio alla canoa, dalla vela al windsurf.
La diffusione della pratica sportiva si deve accompagnare ad una educazione alimentare, che aiuti gli individui a gestire la propria nutrizione in modo intelligente e sano. Solo il 26% delle scuole in Italia ha il servizio di refezione. Abbiamo bisogno di una “transizione alimentare” che valorizzi i nostri prodotti e abbatta malnutrizione e cattiva alimentazione.
Una scuola che soprattutto nelle periferie deve essere il luogo della socialità, della esperienza musicale e sportiva per eccellenza, dove raccogliere e trasformare in energia positiva il disagio sociale delle nostre brutte periferie, dove la bruttezza si accompagna al degrado sociale, ambientale e culturale.
Abbiamo tenuto chiuse totalmente le scuole per 13 settimane (negli altri Paesi Ocse, in media 10 settimane) e le abbiamo tenute parzialmente chiuse (per aree o fasce di età) per 22 settimane (16 la media OCSE). Dobbiamo recuperare la didattica in presenza, insieme al recupero didattico dell’uso delle tecnologie per l’istruzione. Ma finiamola di parlare di “classi pollaio”: il nostro Paese ha classi più piccole ed ha più insegnanti (ogni 100 studenti) di tutti gli altri Paesi Ocse. Abbiamo però insegnanti con retribuzioni più basse, con scarsi incentivi, con bassa formazione. Il 75% degli insegnanti delle scuole secondarie di primo grado non ha frequentato corsi di formazione: la media Ocse è del 58%. Abbiamo molti, troppi precari. Il fatto è che spendiamo solo il 3,6 % del Pil, contro la media del 4,4 degli altri paesi Ocse. Spendiamo solo il 6,8% di tutta la spesa pubblica per la scuola (contro il 8,1 della Germania e della Spagna, il 7,8& della Francia) : la media Ocse è del 10% , dopo di noi c’è solo la Grecia.
Quindi, noi tutti dobbiamo pensare che la scuola è la nostra grande scommessa per il futuro del Paese. Una scuola che abitui all’impegno, allo sforzo, alla fatica di studiare, e al piacere di sapere, di conoscere, di apprendere, una fatica che deve accompagnarci tutta la vita con la gioia di conoscere cose nuove e di migliorarci. Non una scuola “facile”: e basta con l’assurdità della maturità che cambia ogni anno per renderla più facile, come se il mondo fosse facile e ci possa essere qualcuno, diverso da noi stessi, che possa rendere a noi e al Paese la vita più facile.
Lo sport e la musica possono essere lo strumento per costruire una nuova e più forte socialità, un senso di convivenza e di comunità più ampio e profondo. E occorre abituare fin dalle scuole dell’infanzia a guardare il bello, un’opera d’arte, non solo dell’antichità o del rinascimento, ma dell’ottocento o del novecento, o una architettura moderna e contemporanea: in ogni paese e città ci sono opere che si possono guardare e capire senza organizzare costose gite a Parigi, a Madrid o a Londra. Dando la consapevolezza che il bello dell’Italia sta nel suo presente, alimentato dal passato e dalla capacità di guardare al futuro: troppo spesso si parla di cultura al passato, del prestigio culturale del Paese per il suo passato. Invece dovrebbe essere l’attività culturale di oggi a dare la dimensione reale del Paese; non il suo passato.
Bisogna abituare gli studenti all’uso dell’italiano, all’arricchimento del vocabolario, a leggere ad alta voce: perché non fare recitare una opera di Shakespeare o di Pirandello ? Una scuola che con l’educazione civica introduca comportamenti virtuosi che aiuti a socializzare, a fraternizzare, a fare amicizia, a integrarsi, a legare gli uni con gli altri, a socializzare e a sodalizzare, al di sopra delle barriere sociali ed etniche. E sarebbe importante che in ogni ordine e grado un anno intero sia dedicato solo alla storia del nostro Paese e dell’Europa, dall’Unità ad oggi, anche per far comprendere appieno che dopo due conflitti devastanti e terrificanti l’Europa ha conosciuto il più lungo periodo non bellico di tutta la sua millenaria storia, interrotto solo dalle guerre locali ai confini dell’Italia, dopo la disgregazione della Jugoslavia.
Il discorso sulla scuola più che mai non può ridursi a riprendere la didattica in presenza o a discutere dell’obbligo vaccinale per gli insegnanti (obbligo che dovrebbe essere esteso a tutti, anche al Parlamento): l’occasione dei fondi europei è una grandissima occasione per metterci tutti insieme a pensare e realizzare una scuola pubblica, moderna, per tutti e in primo luogo per le classi e i ceti più disagiati.
“La colpa, caro Bruto, non è nelle nostre stelle, ma in noi stessi” “Buona notte, e buona fortuna”
Luigi Corbani
(martedì 10 agosto 2021)
Caro Luigi, come non essere d’accordo. Vediamo di trarne qualche spunto utile anche noi. Ciao e buone vacanze.