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Dalla Stazione Centrale di Milano a Hollywood

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La strada di Federico Fellini, una storia tutta italiana.

Il direttissimo che arriva da Roma giunge puntualmente alla Stazione Centrale di Milano. Da un vagone di prima classe scende tra gli altri passeggeri anche un signore distinto e dai modi garbati. Pochi lo riconoscono, ma il suo nome è Federico Fellini, il regista di Lo sceicco bianco e di I vitelloni, la cui ultima fatica cinematografica, La strada, è stata presentata alla Mostra di Venezia da poco, il 6 settembre 1954, alla presenza  anche di Giulietta Masina, moglie del regista e protagonista principale insieme a Anthony Quinn. La pellicola sembrava destinata secondo le indiscrezioni a vincere il Leone D’ oro, ma invece tra forti polemiche il prestigioso riconoscimento andrà a Giulietta e Romeo di Renato Castellani. Il film provoca anche un vivace dibattito tra il pubblico e la critica che si divide in due. I giornalisti di sinistra lo accusano di “spiritualismo religioso” interpretandolo come un attacco al neorealismo, mentre ovviamente la stampa cattolica lo osanna. Tra gli altri Ugo Casiraghi, stimato critico di “L’ Unità”, individua nell’ opera una sorta di sottofondo cattolico e quindi un passo indietro rispetto a Lo sceicco bianco e I vitelloni, i suoi film precedenti, carichi di graffiante satira di costume. Nonostante queste stroncature i personaggi di Gelsomina (Giulietta Masina) e di Zampanò (Anthony Quinn), eroi umili e maltrattati dalla vita, saranno amati in tutto il mondo. Dino De Laurentiis, che insieme a Carlo Ponti ha prodotto il film, decide di farlo uscire prima in Francia in un locale sugli Champs Elysées, dove il successo è subito enorme. Fellini contrariamente alle sue abitudini segue La strada in giro per l’Europa acclamato ovunque, ma la sua soddisfazione non è completa. Gli brucia il giudizio negativo dell’amico Ugo Casiraghi affettuosamente soprannominato Ugone da lui stimato molto. I due si telefonano per concordare un incontro. Ecco quindi Fellini a Milano dove dentro la Stazione Centrale lo aspetta Casiraghi, un uomo alto, con la barba e con l’eterno sigaro in bocca. I due si salutano affettuosamente e poi si recano in un ristorante vicino per mangiare e conversare insieme sul film.  Regista e giornalista per ore discutono, però, con grande civiltà della pellicola. Poi Fellini esausto riprende il treno per Roma. Missione fallita. Le loro posizioni rimangono distanti! Poco male perché La strada si porta a casa, insieme al successo di pubblico, anche recensioni positive della stampa straniera. Nel 1956 l’Italia sceglie la storia di Zampanò e Gelsomina per rappresentare il nostro paese nella categoria Oscar del miglior film straniero. La sera del 27 marzo 1957 al RKO Pantages Theatre di Los Angeles la preziosa statuetta va alla pellicola tra la commozione di Fellini e della Masina presenti in sala.  Finita la cerimonia in una delle tradizionali cene riservate e eleganti organizzate dalle Major la nostra attrice timida e sperduta, la Gelsomina minuta e poetica inventata dalla penna di Ennio Flaiano, si trova a sedere a tavola a fianco di Clarke Gable “Il re di Hollywood”.  Lei rossa in volto osa dirgli con un filo di voce “Mr. Gable sono onorata di essere al suo fianco”. E lui confermando la sua fama di gentiluomo le risponde “No, lei ha vinto l’ Oscar e perciò stasera sono io a essere onorato di starle vicino !”.

Pierfranco Bianchetti

NdR  Ieri Luigi Corbani sulla sua pagina FB aveva ricordato l’anniversario di Federico Fellini.

facebook.com/luigi.corbani.5268

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