Il tratto distintivo di Milano degli ultimi trent’anni è l’affarismo immobiliare, che è stato vezzeggiato e coltivato da tutte le amministrazioni, di centrodestra e di centrosinistra, senza soluzione di continuità. Fondi immobiliari, italiani e stranieri (in primis quelli del noto stato democratico del Qatar, finanziatore di Hamas), fondi bancari e banche, fondi assicurativi e assicurazioni, fondi finanziari hanno dato l’assalto alla città, costruendo sbarluscenti grattacieli o edifici, uguali o simili in ogni parte del mondo, omologando Milano a qualsiasi altra città.
Avanti con uffici in epoca di smart working, avanti con centri commerciali sempre più all’insegna del gigantismo, avanti nella trasformazione della città in un grande shopping center, in uno spendificio e mangificio (i colti, dicono food&beverage), il tutto ad uso dei consumatori della città, non degli abitanti o dei residenti stabili e continuativi.
Rai di Milano
Per quale scopo si dismette la sede Rai di Corso Sempione e si va in affitto in un edificio della Fiera? Per un progetto informativo, produttivo, culturale, editoriale del centro produzione della Rai di Milano, per il suo rilancio? Nulla di tutto questo, ma la vendita di un palazzo in Corso Sempione è molto appetibile per gli affaristi immobiliari. Vantaggio per la città e per i milanesi? Nulla.
A2A
Si vende il palazzo storico della AEM in corso di Porta Vittoria per fare un grattacielo a Porta Romana, dove guarda caso operano i fondi di Coima/Qatar. Vantaggio per la città e per i milanesi ? Nulla. Una società pubblica che invece di creare benefici agli utenti milanesi e bresciani, magari per fare bollette energetiche meno care e un servizio di raccolta rifiuti migliore, fa fare affari agli immobiliaristi. Anzi, una società alimentata dalle tasse dei cittadini milanesi e che può contare sulla collaborazione dei cittadini milanesi ad incrementare la raccolta differenziata, che porta vantaggi economici alla Amsa, contribuisce a distribuire utili agli azionisti (il 49%) della A2A, invece che diminuire le imposte a carico dei buoni milanesi. Alla A2A, per inciso, il Sindaco, che accusa gli altri di clientelismo, mette il suo ex socio d’affari a fare il presidente, in aperta violazione della legge Severino. Ma questo non è né clientelismo né lottizzazione, nella Milano ubriaca di affarismo immobiliare.
Besta e Istituto dei Tumori
Si vogliono trasferire, spendendo soldi pubblici, a Sesto San Giovanni due centri di ricerca mondiali, per valorizzare le residenze (non certo, economiche e popolari) costruende da due fondi immobiliari e finanziari e da una banca, che così rientra dai prestiti generosamente concessi. Un vantaggio per la città e per i milanesi? Nulla. Non aumentano i posti letto, ma tutti, medici, infermieri, parenti dei pazienti. saranno più scomodi. Oltre agli immobiliaristi, si fa un favore a un privato (il Gruppo San Donato) che trasferisce lì la sua facoltà di medicina, oggi al San Raffaele. Bingo! E pensate che “tutti gli oneri di urbanizzazione del lotto, che valgono circa 75 milioni e prevedono tra l’altro la stazione e le infrastrutture anche per la “città della salute” saranno realizzati a scomputo dei lavori della stessa Hines”. Ingrati, invece di ringraziare per la generosità, avete da ridire sul fatto che gli oneri di urbanizzazione sono a vantaggio degli immobiliaristi, non della comunità. E che fine faranno le aree di Città Studi? Il Besta avrebbe potuto utilizzare le aree libere per sistemarsi e ammodernarsi a Città Studi. Ma sono troppo appetibili quelle aree per lasciarle a due centri di valore mondiale nel campo della ricerca. E poi sono troppo vicini a un centro come il Politecnico, con i suoi corsi di ingegneria biomedica e di ingegneria dei materiali e delle nanotecnologie. Lasciare delle aree allo sviluppo della ricerca biomedica nella Milano ubriaca di affarismo sarebbe troppo.
Piazzale Loreto
Se non bastano le aree, ecco che si trasformano le piazze e le vie pubbliche ( e perché non aggiungere un edifico pubblico lì vicino? ) in altri interventi immobiliari, magari un ennesimo centro commerciale, che però è all’insegna del green, della ecosostenibilità. Un vantaggio per la città e per i milanesi? Nulla. Anzi, si complica il traffico e la mobilità. Ma gli affari sono affari, magari con il cappello di Bloomberg.
Scali ferroviari, anziani e case popolari
E pensate che nel grande business degli scali ferroviari ci sia spazio per le case di edilizia economica e popolare, magari per creare un volano che consenta di rifare i vecchi e cadenti quartieri popolari (con seri problemi di abusivismo e di sicurezza) con nuove abitazioni concepite anche con servizi per gli anziani? No, mica si sprecano simili occasioni per i meno abbienti, anzi per risparmiare si danno in concessione a privati le case di riposo. Se poi muore qualcuno, perché non sono statu adeguati gli impianti antincendio, poco importa, tanto dopo una settimana non si ricorda nessuno dei poveri, e dei vecchi, morti o feriti, e nessuno chiede giustizia.
Porta Nuova
Ma voi avete mai visto un insediamento culturale nuovo in tutta questa edificazione? Una biblioteca, un teatro ? Anzi, si sloggiano gli uffici comunali per fare un favore agli immobiliaristi e si costruisce dovunque, a Porta Nuova: un grattacielo dietro l’altro, per poi spacciare un giardinetto con un nome pomposo e vantare il verde per aria. Una volta la DC voleva contare anche i balconi come verde, adesso siamo andati oltre: il modello è quello dei giardini pensili di Babilonia.
Aree Expo
E le aree comprate a caro prezzo per farci l’Expo dei wurstel, del mais e del peperoncino a che prezzo sono state vendute od affittate adesso? Avete mai visto pubblicizzato adeguatamente un resoconto dei conti dell’Expo, e oggi della società Arexpo, che gestisce quelle aree? La cosa che si vede è l’imponenza dell’Ospedale Galeazzi: al Sacco mi dicono che hanno chiuso cardiologia, tanto – dicono in alto loco – per la zona c’è la cardiologia del Galeazzi.
CityLife
Ma il tutto è cominciato con la sciagurata decisione della Giunta Ghilardotti di spostare la Fiera a Rho Pero. Una scelta che non era “fieristica”, le dimensioni degli stand si stavano riducendo per i costi in crescita per gli espositori, a cui, per esempio, conveniva portare un cliente con l’areo privato a vedere nella fabbrica le macchine, piuttosto che portarle in fiera. E le stesse mostre con maggiori superfici, come il Macef (Mostra internazionale articoli per la tavola, casalinghi e da regalo, argenteria, oreficeria, orologeria) o il Salone del Mobile si erano espanse nel “fuori salone”, nella città. L’avvenire della Fiera poteva essere nelle mostre sulle tecnologie, sui brevetti di produzione e di prodotto, sulla declinazione di tutti i tipi di know-how, poteva essere in una banca dati dei brevetti di tutto il mondo, utilizzando al meglio gli spazi esistenti. Ma ovviamente interessava di più la operazione immobiliare, di fondi assicurativi e bancari, presentandola con i famosi “rendering”: oggi invece del “museo di arte contemporanea” di Daniel Libeskind, ci sarà il quarto grattacielo, dopo il “Dritto”, lo “Storto”, il “Curvo”, avremo lo “Sdraiato”.
Il Palazzo dello Sport e il Vigorelli
Il Comune, con una nota ufficiale nel 2013, aveva deciso di distribuire meglio i 45 milioni che erano destinati al Museo di arte contemporanea : verso il Palazzo dello Sport (chiamato “delle Scintille” ) e verso la riqualificazione del velodromo Vigorelli (ancora adesso è segnato come “opera pubblica” nel sito di CityLife).
Appena ricevuto da CityLife, in conto oneri di urbanizzazione, il “palazzo dello Sport” di Piazza VI febbraio, l’attuale presidente della A2A, all’epoca assessore al Bilancio e al Demanio, Roberto Tasca, lo mette in vendita a 14,2 milioni, e, considerando che sono 20.000 mq, la base d’asta dunque è di 710 euro al mq : avete letto bene, 710 euro.Cifra ridicola, tanto più che nel Palazzo sono previsti anche 2.550 mq di spazi commerciali.
All’asta la concorrenza è tra Generali e Allianz, che hanno realizzato due dei grattacieli di City Life (come la mettono con lo smart working?): alla fine vince Generali che si assicura il tutto per 30,1 milioni. Il che tradotto vuol dire, 1.500 euro al mq. Non mi sembra una grande “valorizzazione del patrimonio pubblico”, per usare il termine della coppia Sala-Tasca.
Ma non è finita: nessuno ha ristrutturato il Vigorelli, che il Comune vuole demolire a tutti i costi, così a CityLife, non solo non c’è il Museo di arte contemporanea, ma il Comune ha svenduto il Palazzo dello Sport.
San Siro
La cosa divertente è che le due società Elliott/Red Bird e Suning/OakTree – a pagina 10 del “Piano economico finanziario”, presentato il 5 settembre 2022, per il “dibattito pubblico” – si lamentavano, per il fatto che a loro è stato imposto un indice di edificabilità di 0,35 mq. per un metro quadrato di superficie territoriale, “in difformità con altre iniziative attuate o in attuazione nella Città di Milano sul piano del consumo di suolo”. E questo lo scriveva un ex assessore alla urbanistica, diventato legale dei due fondi.
“Gli indici edificatori (da 1,65 mq per mq di Porta Nuova, a 0,71 mq/mq di Cascina Merlata) hanno dovuto “monetizzare” gran parte degli spazi pubblici che sarebbero stati “inderogabili” per legge (DM n.1444/68), ma che avrebbero occupato più dell’intera area disponibile, senza più spazio per gli edifici privati – scrive Sergio Brenna.
Gli spazi pubblici ridotti orpello degli edifici privati
“Le Amministrazioni comunali susseguitesi da Albertini/Lupi a Moratti/Masseroli a Pisapia/De Cesaris a Sala/Maran-Tancredi (una continuità tra cementodestra e cementosinistra che non a caso piace al “dominus” dell’immobiliarismo milanese Manfredi Catella) hanno consentito quindi che i privati si tenessero edificabili aree centrali pagate 2.000 €/mq alla rendita fondiaria, indennizzando il Comune a 300 €/mq di spazio pubblico mancante, cifra con cui non si possono realizzare spazi pubblici nemmeno in estrema periferia.
Sinora questo “scambio ineguale” è stato possibile a scapito del patrimonio di aree pubbliche già esistenti, ma proseguendo così a un certo punto queste non saranno più sufficienti a far quadrare i conti.” Prosegue Sergio Brenna “Quei pochi spazi pubblici realizzati subiscono un’ulteriore torsione ludico-consumistica connaturata alla visione dei promotori immobiliari che li usano come orpello di ulteriore valorizzazione economica degli edifici privati, anziché perseguire un obiettivo di “bellezza civile” (Carlo Cattaneo) che è propria della concezione pubblica dell’uso di città”
Radere al suolo il vecchio come modernizzazione
Non c’è quindi da stupirsi se il Sindaco, dopo il Vigorelli, vuole demolire anche lo Stadio Meazza in San Siro.
L’affarismo immobiliare non guarda alla storia della città e al suo futuro. E oggi a Milano la omologazione alla globalizzazione immobiliare pretende, anche come segno di modernizzazione, di radere al suolo il vecchio.
E le periferie? Il turista non va in periferia.
“La colpa, caro Bruto, non sta nelle nostre stelle, ma in noi stessi” “Buona notte, e buona fortuna”
Luigi Corbani
(martedì 28 novembre 2023)
La colpa è nostra che scintilliamo di gioia davanti ai grattacieli di City Life, che accettiamo di lasciar chiudere sale cinematografiche storiche( chi si ricorda del cinema Rubino, che, oltre al biglietto, ti dava anche un panino, dell’Obraz con le rassegne per cinefili, dello storico Odeon e basta perché mi commuovo. Le rassegne di Bergman al Museo
Della Scienza. Si usciva da cinque infernali ore dal Manzoni diretti al grande cinema. Adesso tutti a City Life, senza storia, senza rassegne. Per fortuna ho visto tutte le cose belle di Milano al tempo giusto.