I partiti sono morti e io sono ancora vivo” dichiara in una intervista Andrea Causin, senatore “responsabile” che ha votato la fiducia a Conte e che è diventato vicepresidente dei dieci senatori “aficionados di Conte”
Come ha ragione! Basta leggere la sua biografia per capire che i partiti e la politica sono finiti da un pezzo. In ventisei anni di attività “politica” ha cambiato otto volte collocazione “partitica”. Per inciso, è stato anche nella segreteria nazionale del PD di Veltroni.
Per settimane abbiamo letto di questo tentativo di costruire il “salvagente” di Conte, tentativo per cui si è perso tanto tempo e che è miseramente naufragato: i contorni di questa iniziativa sono davvero brutti per la vita politica, pubblica e istituzionale del Paese.
“Internazionalisti?”
Il gruppo, appena costituito al Senato, più che europeista, potrebbe essere definito “internazionalista” poiché il Presidente è Raffaele Fantetti, eletto nel collegio estero-Europa con “Forza Italia” e residente a Londra, e la riunione costitutiva del gruppo (raccontano i giornali) si è fatta nell’ufficio del sottosegretario agli Esteri, Ricardo Antonio Merlo, eletto nel Collegio estero-America Latina e residente a Buenos Aires, in Parlamento dal 2006 con il “Movimento associativo italiani all’estero”. Ma nel gruppo c’è anche Adriano Cario, un altro eletto ( nella lista “Unione sudamericana emigrati italiani”) in America Latina, nato a Montevideo e residente anche lui a Buenos Aires.
Per inciso, le elezioni degli italiani all’estero hanno ribaltato un principio all’origine della rivoluzione americana: “No taxation without representation”. Noi italiani, invece, siamo più aperti, abbiamo la rappresentanza politica di chi non paga le tasse all’Italia, ma all’estero. Un sagace provvedimento in linea con la realtà di un Paese in cui le tasse sono pagate dal 40% della popolazione.
Adesso si invocano gli “europeisti”: forse perché per i nostri eroi (Conte e 5S, in primis) l’Europa è diventata un generoso bancomat, ma il giorno in cui l’Europa ci chiederà conto di come spendiamo i soldi – e magari non ce li darà, per le insufficienze progettuali del piano elaborato da Conte & Company – gli “europeisti” diventeranno “antieuropeisti”, “sovranisti”, come lo erano un anno fa.
Fra l’altro, il dibattito in Parlamento sull’Europa e sulla politica estera dell’Italia è stato del tutto assente: siamo rassegnati, di fatto, a non contare nulla in Europa, nel Mediterraneo e sulla scena internazionale.
Dieci piccoli indiani…e poi non rimase nessuno
Dovevano essere in dieci (che peraltro avevano già sostenuto Conte, quindi non c’erano apporti nuovi), ma un feroce dissidio ideologico tra Sandra Lonardo (in Mastella) e Mariarosaria Rossi (nota “badante” di Berlusconi , quella del “Menomale che Silvio c’è”, poi allontanata dal cerchio magico, e poi richiamata da Silvio ad occuparsi di “commissioni minori e gestione della casa”, così scrive La Stampa) ) stava facendo venire meno il numero magico per costituire il gruppo al Senato. Ed ecco il pronto soccorso del PD con il prestito della senatrice Tatjana Rojc, eletta nelle fila del PD a Trieste. “Sono stata autorizzata da Zingaretti” si affanna a dire la senatrice, che, essendo di lingua slovena, ci sta bene nel gruppo degli internazionalisti. Ma il fatto che l’iniziativa sia del PD, la dice lunga sulla misera tattica del PD, che è indice della assenza di una strategia di lungo periodo.
In sostanza, tre all’origine erano di Forza Italia, quattro erano delle 5S, due erano “italiani all’estero”, e una adesso è in prestito dal PD.
Conte, come scrive sempre il “Corriere”, passa la giornata a cercare i “responsabili”, come fa da qualche settimana a questa parte: ieri l’altro è stato a colloquio per un’ora (pensate a cosa si è ridotto pur di stare a Palazzo Chigi) con il sen. Luigi Vitali di Forza Italia, un senatore di saldi principi e di chiari obiettivi politici, che al tramonto era passato con gli “aficionados di Conte” e al mattino dopo era rientrato nel gruppo di Berlusconi.
Un tentativo fallito
Come dicono a Milano, “una cumpagnìa de mal trà insema”, che al PD va bene “per formare una maggioranza solida” – dice Roberta Pinotti “alto dirigente del PD e presidente della commissione Difesa di palazzo Madama” nella sua intervista al “Corriere della Sera”. E se al PD va bene questa compagnia di smandrappati, significa che il PD politicamente è alla canna del gas, è al “governismo doroteo”,
Pinotti aggiunge: “Bisogna portare rispetto alle persone dell’area moderata disponibili ad appoggiare Conte”. Certo, come si dice, “Senatores boni viri, Senatus mala bestia”: i senatori possono essere brave persone , ma, messi insieme, non fanno un buon Senato, fanno una bestia malvagia.
Che lo spettacolo di questa “ricerca degli europeisti” sia stato inverecondo, da cioccolatai, alla Pinotti non passa per la testa, anche perché lei non ha ancora capito perché c’è questa crisi “folle”. Lei non ha capito che la crisi si è aperta per evitare di andare sotto sulla relazione giustizia di Bonafede, sull’indecente recovery plan del 7 dicembre, migliorato poi in parte per l’iniziativa di Renzi.
“La spiegazione perché ci sia stata la rottura è un onere che spetta a Renzi” dice perché a lei va bene che Conte abbia fatto perdere mesi e mesi di tempo (anche con gli inutili Stati generali) e abbia cestinato anche il piano Colao (discutibile, ma comunque un contributo, che è stato gettato nel cestino), che non abbia affrontato la questione della pandemia, e che in Europa l’Italia sia il Paese più assistito di tutti, e che la scuola italiana sia stata la più chiusa d’Europa.
E se oggi abbiano il “Next Generation EU” lo dobbiamo all’azione combinata di Merkel-Macron-Lagarde-Van per Leyen: autoingannarsi sul ruolo (inesistente) dell’Italia non fa compiere dei passi in avanti né al PD né alla sinistra.
La Pinotti, bontà sua, non giudica le persone, ma vuole “coerenza e affidabilità” da Renzi, quelle che – per lei – ovviamente danno il gruppo degli “europeisti”. Causin e Ciampolillo sono più coerenti e affidabili di Maria Elena Boschi, per la Pinotti e per il PD?
Conte andò per suonare, e fu suonato
La direzione del PD aveva approvato alla unanimità, on line, la relazione di Zingaretti che riproponeva Conte “come punto di equilibrio di questa maggioranza”. Ma ci deve essere un poco di fibrillazione in casa PD se la Pinotti dice testualmente “un esempio di maggioranza è quello che ha portato alla elezione di Ursula von per Leyen“ “Domanda: dunque anche a Forza Italia?” Risposta: “Direi di sì, abbiamo fatto una scelta comune in Europa”.
Da questa intervista e da vari segnali, secondo me, per Conte vale quello che venne scritto per il Valentino : “Borgia Caesar erat, factis et nomine Caesar, aut nihil aut Caesar, dixit; utrumque fuit” ovvero, “il Borgia era Cesare (cioè, re) , era Cesare di nome e di fatto, e disse: “o Cesare o niente” e fu entrambe le cose”
La sostanza dell’incarico esplorativo a Fico è che PD e 5S dovranno tornare al tavolo con Italia Viva sia che vogliano rifare il governo precedente o, a partire da quella maggioranza, ampliare il sostegno parlamentare della compagine governativa. E questo avrà un prezzo, con ripercussioni dentro il PD e dentro le 5S.
Mi spiace per l’eminenza tailandese del Pd, che in maniera inquietante confonde politica e passioni personali: “Per Conte da parte mia c’è un senso di amicizia, di piacevole rapporto, scherzoso, praticato in territori fuori dalla politica”. Imbarazzante che Bettini parli, da mesi, a nome del PD. e i riformisti non si facciano sentire. Forse hanno agitato sotto sotto e forse hanno cercato, in silenzio, di portare il PD a ristabilire il rapporto con Italia Viva.
Ma comunque, lì si dovrà arrivare, a ristabilire un rapporto con “Italia Viva”, e fare quel confronto che da dicembre Conte non ha voluto fare, in una sorta di arrocco lungo (negli scacchi, è la mossa contemporanea del re e della torre collocata nella scacchiera dalla parte della donna), ovvero cercare di mettersi al sicuro e far giocare alfieri, torri, cavalli e pedoni a difesa della sua posizione. Calcolo sbagliato, che ha fatto perdere tempo e mesi preziosi per la gestione della pandemia e del piano per i fondi europei. L’idea di Conte di gestire, in solitaria, i fondi è stata una mossa pazzesca, alimentata dalla dabbenaggine dei suoi consiglieri
Conte fa fatto un autogol: i suoi brillanti consiglieri Bettini Casalino l’hanno fatto andare in Parlamento, convinti che avesse i voti dei “responsabili costruttori”, ma non ha trovato né architetti né geometri né muratori (forse qualcuno), ma così si è indebolito ulteriormente, fino a dover dare, malvolentieri e a fatica , le dimissioni. Quelle dimissioni che un politico, non inchiodato alla sedia, avrebbe dato subito, al ritiro delle ministre di “Italia Viva”.
“L’individualismo narcisistico può essere la tomba della democrazia, o per lo meno del Parlamento” scrive Michele Ainis su Repubblica (29 gennaio), riferendosi ai parlamentari “cani sciolti”.
Anche solo per aver tentato questo triste “mercato” dei senatori, Conte merita di essere mandato a casa e con lui i suoi consiglieri palesi (oggi anche il vecchio portaborse di Berlusconi, Paolo Romani, si è dichiarato al “Corriere”) e gli altri “politici” che hanno sfidato Renzi. Costui d’altra parte farebbe bene, essendo ancora senatore, a stare a casa, invece di andare in giro a fare conferenze in Arabia Saudita. Non è vero che “pecunia non olet”, e queste conferenze le lasci fare a chi non ha più incarichi istituzionali. Ci perderà qualcosa dal punto di vista economico, ma ci guadagnerà in prestigio politico , manifestando più rispetto del suo ruolo istituzionale e del voto di chi lo ha eletto in Parlamento.
Cielle
(sabato 30 gennaio 2021)
Condivido come quasi sempre.
Io non ho idea chi sia Bettini, e mi inquieta questo suo presenzialismo, quasi fosse lui il segretario del PD. Ma leggendo la dichiarazione così favorevole a Conte, così anche inopportuna, visto che Conte è un riferimento di un Partito avversario, sembra più una dichiarazione di amore che di valenza politica .,,
Ottimonartivolo come tutti quelli del vostro giornale
Analisi lucida,che sottoscrivo in toto.
Mi chiedo e chiedo in particolare a Luigi Corbani,che leggo sempre su queste “pagine” e ho sempre stimato come politico intelligente e persona corretta fin dai tempi ormai lontani del Consiglio comunale di Milano (che pure ci vide allora su posizioni decisamente diverse), perché oggi il pensiero riformista-liberale non trovi degno spazio innanzitutto nella coscienza popolare e poi nelle Istituzioni.
Nonostante l’età non più verde non mi rassegno,come del resto tanti amici che tuttora vorrebbero lasciare alle prossime generazioni qualche buon esempio di Società migliorata e non solo pesanti debiti.
Possiamo almeno provarci?
Se si segue la politica italiana e si è veramente democratici non si può che condividere. Bettini meglio che torni in Tailandia paese peraltro bellissimo…e ci eviti ulteriori danni