Francamente, cascano le braccia. Il governo non ha ancora emesso un vagito, e oggi, leggiamo una intervista, del “capo delegazione” del PD, che pare si sia insediato stabilmente a Palazzo Chigi, di fatto lasciando in mano al segretario generale il Ministero. Che senso ha, due giorni dopo la fiducia, parlare del governo come “incubatore di una nuova alleanza…questo esecutivo può essere un laboratorio, l’incubatore di un nuovo progetto”? Non contento parla di una alleanza “politica ed elettorale. Che parta dalle prossime elezioni regionali, passi per le comunali e arrivi alle politiche”. Che visione strategica ! Il nostro eroe guarda lontano e viene da lontano: dopo il 4 marzo 2018, aveva già manifestato, sui giornali, la voglia di fare un governo con le 5S. Perché tanto parlare ? Per il gusto di apparire, per l’esibizione di un pensiero strategico, per presentarsi come quello che cuce l’alleanza “organica” tra PD e 5S ? Perché non poteva aspettare qualche mese, almeno per vedere qualche risultato? No, due giorni dopo la fiducia, avanza una proposta che come minimo può incontrare, oggi, il secco no delle 5S. E va bene prendere uno schiaffo dalle 5S ? E, ammesso che i contenuti dell’intervista siano giusti (e non sono affatto giusti, l’intervista è un errore grossolano), perché deve farla un Ministro ? Non c’è un segretario del Partito?
Possono mettersi in testa che la coalizione (parlo di coalizione, non di altro) di governo nasce per affrontare i problemi del Paese e deve dimostrare di saperlo fare ? I ministri facciano i Ministri, senza dichiarazioni, né twitter, né post, né interviste: parlino solo dopo aver fatto dei provvedimenti utili a risolvere le questioni del Paese. Lascino fare ai gruppi parlamentari e al partito, nelle regioni e nei comuni, i rapporti politici, gli accordi elettorali o le alleanze.
Ma a questo punto mi viene da chiedermi se c’è un Partito o c’è una federazione di soggetti sparsi, che ragionano per interessi di parte e di corrente. La domanda sorge vedendo anche la corsa agli incarichi sub ministeriali: almeno salvate la forma, parlate di qualità dei candidati. No, a questa corrente tanti, a quella tanti, a quell’altra ancora tanti e via. Ho scritto che sarebbe stata buona cosa che al governo non ci fosse nessuno del PD già presente in precedenti formazioni governative, con una eccezione: Gentiloni. Non mi interessa se le 5S si comportano peggio nella corsa agli incarichi sub ministeriali.
Da un partito di sinistra mi aspetto una etica dei comportamenti e una prassi, in cui le ambizioni personali, per carità, legittime, sono tuttavia al servizio di una idea, di un progetto politico e le competenze, le capacità sono considerate prima dell’appartenenza a un gruppo, o a una corrente. La DC è finita nel momento in cui gli interessi delle correnti, delle fazioni hanno prevalso sulla unitarietà della azione politica del partito, quando cioè gli interessi del partito, della frazione, della corrente, del gruppo hanno prevaricato e superato gli interessi del Paese e di un governo, capace e affidabile, del Paese.
Nella intervista, mancavano a mio parere due domande: perché, unico degli ex ministri, ha voluto rinnovare la sua presenza al governo e perché affida il Ministero dei Beni e delle Attività culturali ad un dirigente, diciamo con eufemismo, abbastanza discusso e discutibile. Capisco che la voglia di apparire come inquilino di Palazzo Chigi è irrefrenabile, ma – qualcuno dice – non è solo la voglia di stare nella cabina di regia del governo: c’è la voglia di tessere le fila per l’obiettivo mancato nel 2015. Purtroppo la strada per il Quirinale è lunga e si sono già affacciati almeno altri due terribili concorrenti nel campo del PD.
“”La colpa, caro Bruto, non è nelle nostre stelle, ma in noi stessi” Buona notte e buona fortuna”
Luigi Corbani
(giovedì 12 settembre 2019)