Dopo lo scritto di Ernesto Auci, vorrei tornare sull’argomento del voto a “+Europa”.
In primo luogo, è bene chiarire che, con il metodo elettorale basato sul proporzionale, non hanno senso le liste unitarie, se non quelle basate su apparentamenti affini. Del resto, se non sbaglio, qualcuno, poi finito a fare il capolista del PD, lanciò l’idea di fare una lista unitaria europeista e riformista contro il blocco sovranista. Ma se non c’è un blocco sovranista, ma liste separate di Lega e 5S, che senso ha fare una sola lista ? Meglio fare più liste con obiettivi comuni, magari. Del resto, la storia politica ed elettorale italiana è piena di esempi che non hanno portato bene anche ad alleanze apparentemente molto affini. Nel 1948, il Fronte Democratico Popolare (30,98%) prese l’8% di voti in meno dei voti del PCI (18,93%) e del PSI (20,68%) del 1946, con l’”Unità socialista”, appena nata, di Saragat e di Matteo Lombardo che prese il 7%. Nel 1968 il Partito Socialista Unificato prese il 14,49% (meno 5,46% rispetto a PSI e PSDI del 1963).
È difficile accontentare in una sola lista sia Macron che Ingroia. Onore quindi a “+Europa” che con coerenza ha perseguito una politica di unità tra affini. E in politica, spesso, per cogliere dei risultati, bisogna saper rischiare e affrontare anche ragionamenti, tipo “voterei “+Europa” se avessi la certezza che supera lo sbarramento del 4%”. È come dire: voterei quel partito, se avessi la certezza che vinca le elezioni : siccome non ne ho la certezza, non lo voto. Non vado in macchina, poiché potrei avere un incidente.
Il sistema proporzionale, anche con lo sbarramento, è il sistema che consente di votare la lista che più ci rappresenta: è ovvio che la lista e i candidati, che preferisco, potrebbero perdere o vincere; è ovvio che più gente convinco a votare per quel partito, meglio è per il risultato.
Se uno è convinto di votare PD, voti PD, ovviamente. Ma il ragionamento per cui “voterei “+Europa”, ma siccome non sono sicuro che faccia il 4%, allora voto PD, per non buttare il mio voto”, non sta in piedi per vari motivi, elettorali e politici. Proviamo a rovesciare il ragionamento: se voto “+Europa”, ha possibilità di passare il 4%; ovviamente, se non voto “+Europa”, ha meno probabilità di passare. Alle volte sarebbe bene chiedersi: “e se proprio il mio voto fosse decisivo per fare il quorum?”
A parte il fatto che i sondaggi (tre su quattro) danno “+Europa” oltre il 4%, la tesi “aritmetica” si basa però su un altro “imbroglio” politico: se non fa il quorum, i voti a “+Europa” favoriscono la Lega e le 5S. Se fosse vero, sarebbe vero anche il contrario: i voti a “+Europa” puniscono Lega e 5S. E quest’ultimo ragionamento è comprovato dalle ipotesi con numeri alla mano. Prendiamo l’ultimo sondaggio pubblicato dal “Corriere della Sera”: il dato politico su cui tutti dovrebbero riflettere è il 42% di persone che dicono di non votare (astensioni, bianche e nulle). D’altra parte, nel 2014, i non votanti furono il 45,82%, mentre alle politiche del 2018 furono il 29,4%.
Quindi, il primo obiettivo dovrebbe essere quello di recuperare il voto tra le astensioni, le bianche e le nulle. Considerando che gli aventi diritto sono più di 51 milioni, i non votanti, secondo il sondaggio, sarebbero circa 21,5 milioni: un partito più che considerevole !
Orbene, se votassero il 58% degli elettori, con le percentuali del sondaggio del Corriere, senza quindi il quorum di “+Europa”, avremmo questi risultati: 25 seggi alla Lega (30,9%, come da sondaggio), 20 alle 5S (24,9%), 17 al PD (20,5%), 6 a Forza Italia (7,8%) e 5 a Fratelli d’Italia (5,7%)., e oltre il 10% di voti distribuiti in varie liste. E già questa ipotesi, si basa sul fatto che il PD guadagni quasi 2 punti sul 2018.
Facciamo l’ipotesi che “+Europa” faccia il quorum: in questo caso, farebbe 3 seggi e la Lega, 5S e PD perderebbero un seggio a testa: in sostanza, il centrodestra scenderebbe da 36 a 35, la coalizione Lega-5S scenderebbe da 45 a 43 e il centrosinistra passerebbe da 17 a 19.
Per avere lo stesso risultato, senza il quorum di “+Europa”, ovvero che la Lega e le 5S perdano un seggio ciascuno, il PD dovrebbe prendere almeno 19 seggi, il che significa fare almeno il 24,5%: conquistare più di 1 milione di voti e quasi il 6% più del 4 marzo 2018. In tutta onestà, vedo molto difficile quest’ultimo risultato: dovrebbe prosciugare del tutto sia LEU che “+Europa”.
Sarebbe interesse del PD una affermazione di una forza riformista liberal democratica, non solo per l’Europa, ma per l’Italia, ed in base al sistema proporzionale, il voto a ”+Europa” sarebbe utile al centro sinistra e servirebbe ad indebolire sia il centrodestra che la coalizione giallonera.
Perché la vera domanda da farsi, se si vuole fiaccare il centrodestra e i gialloneri e rafforzare il centro sinistra, è questa: è più facile che “+Europa” conquisti un +1,45% o che il PD faccia un +5,74% ?
““La colpa, caro Bruto, non è nelle nostre stelle, ma in noi stessi” Buona notte e buona fortuna.”
Luigi Corbani