Sedrina è un comune di duemilacinquecento abitanti, a circa quindici chilometri da Bergamo: qui è nato Felice Gimondi. Situato all’inizio della Val Brembana, quella di San Pellegrino Terme, per intenderci, composta da trentasette comuni: una volta, dal 1906, c’era una ferrovia che percorreva tutta la valle da Bergamo a Piazza Brembana. Poi la ferrovia nel 1966 è stata chiusa (meglio l’auto, no?) e sul suo tracciato adesso c’è una pista ciclabile di 44 chilometri.
A Sedrina ovviamente, la DC nel 1948 prese il 73 per cento, e ancora alle europee del 1989 il cinquanta per cento. Trent’anni dopo, alle europee, la Lega di Salvini ha preso il sessantatré per cento : di fatto ha triplicato i voti del lontano 1989, prime elezioni europee in cui si presentava la Lega Lombarda. Il Fronte popolare nel 1948 prese il sette per cento, nel 1989 il PCI prese l’undici per cento e il PSI il sette per cento, nel 2019 il PD ha preso l’undici per cento, come il PCI da solo trent’anni prima.
L’andamento elettorale nella provincia di Bergamo è quasi simile: si distingue solo la città di Bergamo dove alle ultime europee si registra un testa a testa tra PD e Lega : un terzo dell’elettorato per ciascuno dei contendenti. Oggi a Sedrina ci sono 202 stranieri pari all’otto per cento della popolazione: 159 sono africani, nigeriani in primo luogo. L’ottantacinque per cento di loro sono in età lavorativa (20-64 anni), e il quattordici per cento sono sotto i vent’anni.
Qualche giorno fa, Salvini è andato ad inaugurare la nuova sede della Lega, prima di andare alla Festa della Lega di Palazzago, altro comune della bergamasca con meno di cinquemila abitanti, sulla strada statale che collega Bergamo a Lecco. Lasciamo stare quello che ha detto, quello che mi preme sottolineare è che la Lega segue il principio del vecchio PCI: ogni campanile, una sede.
A Sedrina non c’è il circolo del PD, se non sbaglio. E credo che in numerosi comuni della provincia (un milione e centomila abitanti, quasi novecentomila elettori) non ci siano circoli: mi pare che ce ne siano un centinaio ( di cui sette a Bergamo città) su duecento quarantatré comuni.
Non credo che Zingaretti sia mai andato ad un incontro politico in Val Brembana, ma forse sono troppo pessimista e male informato. È vero che il PD in provincia di Bergamo ha un viceministro dell’economia, un deputato ed ex segretario nazionale del PD, una deputata e un consigliere regionale. Ed ha il sindaco di Bergamo. E quindi le valli sono percorse ogni settimana dai rappresentanti bergamaschi nelle istituzioni.
A mia memoria, sono decenni che non si inaugurano nuove sedi, circoli, sezioni, del PD nel nord del Paese. E invece questa presenza territoriale, diffusa, capillare, è essenziale per un partito: il presidio territoriale è presidio politico e culturale. Una volta si diceva il “radicamento nel territorio”, come sinonimo di radicamento sociale e di costruzione del consenso politico. I partiti sono il legame fondamentale tra il territorio e le istituzioni, tra i cittadini e le assemblee rappresentative. La teoria del “partito leggero”, senza presenza territoriale, ma con presenze televisive e sui social, è stata sconfitta dalla realtà. Nella pratica, in Germania, in Gran Bretagna, come nelle primarie americane, l’organizzazione capillare, porta a porta, è quella decisiva e smentisce che “sempre più la comunicazione politica si svolge sui social media”, come scrive il PD della Lombardia alla ricerca di “Volontari digitali”. Il valore del contatto, faccia a faccia, con le persone, non può essere sostituito da nessun altro mezzo.
Le attività sui social sono parte importante della comunicazione politica attuale, e lo sono anche la radio, la televisione. Ma il volantino, casa per casa, è lo strumento democratico per eccellenza, perché ti costringe a raggiungere e ascoltare le persone, le loro istanze, le loro valutazioni, i loro pensieri, a dialogare con le persone. Ma questo presuppone una presenza nel territorio, non solo nelle campagne elettorali: le elezioni sono il momento in cui si raccoglie il consenso attorno alle idee e ai programmi illustrati nel corso degli anni. Nella provincia di Bergamo ci sono 463.732 famiglie: quante si raggiungono con i social media? Forse si raggiungono i giovani e gli adulti, ma un quarto della popolazione che ha più di sessantacinque anni, più difficilmente si raggiunge con Twitter e Facebook. E in più, come si raggiunge l’undici per cento dei bergamaschi, che sono stranieri e una buona parte di essi, sono europei (quasi quarantacinquemila), che potrebbero votare o forse votano già alle elezioni europee?
Mi rendo conto che Salvini è sempre assente dai lavori del Senato e così ha battuto tutti i Comuni dell’Emilia-Romagna: più che senatore o politico, lui è un comiziante. Il posto nelle assemblee elettive (comune di Milano, Camera, Parlamento europeo, Senato) gli serve per prendere uno stipendio, poi non è il suo mestiere studiare le carte e discutere leggi o provvedimenti: gode come un pazzo, con i selfie e con un microfono in mano.
Tuttavia, non sarebbe male avere un segretario del PD che si muova da Roma più spesso, per andare anche alla festa di Maccastorna o di Piazza Brembana. Farebbe bene a lui e magari al consenso del PD, ed sarebbe anche un indice di una più diffusa presenza nel territorio. Certo, che l’incarico di segretario fa un po’ a pugni con quello di Presidente della Regione Lazio. Non solo per ragioni di tempo, ma soprattutto per motivi politici. Non ha una maggioranza assoluta. deve dipendere dall’aula, dalle 5s e nel tuo stesso fronte si va dai franceschiniani a Italia Viva. Non credo sia buona cosa, dal punto di vista politico e organizzativo, fare il segretario nazionale di un partito e il presidente di una regione, diciamo, un po’ scomoda. Ma forse, viste le dichiarazioni e le interviste, il segretario de facto è Bettini. E allora tutto diventa più chiaro.
Paolo Casamari
(martedì 18 febbraio 2020)