Ho visto sul “Riformista” la proposta di “LibertàEguale” apparsa l’8 febbraio, che trovate in allegato. E ho scritto loro la seguente lettera.
Cari amici e compagni,
ho letto il vostro documento e mi permetto di obiettare su alcune cose:
Trent’anni mal spesi
- l’esperienza di trent’anni, in cui si sono fatte 4 leggi maggioritarie, dovrebbe insegnare qualcosa. Trent’anni in cui il Paese è stato fermo, e non è riuscito a superare gli errori della “prima repubblica” e gli orrori della “seconda repubblica”.
Si confonde la stabilità di governo con la stabilità politica. E in 49 anni di legge proporzionale il Paese che era rimasto con le pezze al culo per gli scempi del fascismo e della sua borghesia parassitaria, è diventato uno dei primi dieci Paesi del mondo, con un Pil superiore a quello della Russia ( tanto per dire di un gigantesco Paese ricco di materie prime, da cui dipendiamo) e con una media del livello di benessere (consumato, non quello dichiarato) della popolazione più alto di quello di tanti Paesi europei e occidentali
Con tante ingiustizie e storture, certo, su cui bisogna agire: una di queste è il sistema giudiziario inquinato da trent’anni di cattiva stampa e da teorie aberranti: il giustizialismo non è l’opposto del garantismo, è la negazione della Costituzione e dello stato di diritto.
E se il PCI non è mai andato al governo, se non con il governo Ciampi (durato mezza giornata, grazie alle monetine del Raphael e al comizio di piazza Navona), non è per colpa del sistema elettorale proporzionale, ma per la politica: certo c’era il confronto est-ovest, ma c’era la “egemonia” democristiana e la incapacità politica del PCI di costruire ampie alleanze, di fare mediazioni e compromessi, in particolare con i socialisti dopo il 1975-1976. E qui sarebbe lunga la storia.
Bicameralismo perfettissimo
- Nel 1987 la federazione del PCI di Milano, di cui ero segretario, chiese di evitare l’ennesimo scioglimento del Parlamento, proponendo di fare una legge costituzionale che riducesse a una Camera sola con 400 deputati il bicameralismo che con le recenti innovazioni da perfetto è diventato perfettissimo. E ciò anche in relazione al potenziamento della funzione legislativa delle Regioni, come prevedeva la carta costituzionale: oggi sono diventate, per responsabilità di tutti, dei centralismi burocratici e amministrativi
Mi si rispose allora che era una proposta “filocraxiana” e il PCI prima e poi il PDS andò avanti a difendere il bicameralismo.
Politica e legge elettorale
- Le leggi elettorali non possono risolvere il problema della politica che i “partiti” non sanno fare. Il maggioritario è frutto di una campagna di antipolitica e di diffusa apolitica: la demagogia ha vinto nei referendun.
Continuo a chiedermi come mai abbiamo applicato alcuni referendum (abolizione del proporzionale, niente centrali nucleari, scioglimento e svendita delle partecipazioni statali – banche, sip/stet – Alfa Romeo, ecc) ) ma non la privatizzazione della Rai, e lo scioglimento del Ministero del Turismo e dello Spettacolo (che anzi si è ulteriormente potenziato con Veltroni).
Vi ricordate come si diceva, che con il maggioritario sarebbe stato semplificato il quadro politico e che ci sarebbe stata la stabilità? È stato così ?
Oppure noi siamo diventati ancora più frammentati, con “formazioni partitiche” che non hanno più radici territoriali, non sono capaci di promuovere partecipazione popolare alla politica, e non hanno alcun riferimento vero (ideale, culturale, programmatico) con le grandi famiglie politiche-partitiche europee?
Il cesarismo comunale e regionale senza contrappesi
- Siete così convinti della validità delle leggi elettorali per i Comuni e per le Regioni ? Dove l’esecutivo può fare quello che vuole e i consigli comunali e regionali non contano più nulla?
Addirittura, a Milano, non a Maccastorna, le destinazioni d’uso delle aree sono decise dalla Giunta (ovvero dal Sindaco che nomina la “sua” giunta) o da una determinazione dirigenziale.
Si formano liste ad personam, che valgono il tempo del mandato del Sindaco, che può fare quello che vuole senza alcuna limitazione.
Ma perchè buttare a mare il passato come “tutto da rifare” quando sono sotto gli occhi di tutti (quelli che conoscono la storia di questo Paese) i disatri della “seconda repubblica”. Dal 1975 al 1990 le giunte di sinistra a Milano (con la vecchia legge elettorale, per cui Sindaco e assessori venivano eletti dal Consiglio Comunale) hanno fatto più (trasporti, servizi, case popolari, ecc) di quello combinato dalle Giunte con il sindaco eletto direttamente dal popolo (1993- 2021)
E sapete che in questi trent’anni (destra e sinistra, unite nella lotta al passato) hanno venduto tutto il patrimonio comunale (aree, terreni, aziende) senza che il Consiglio Comunale avesse voce in capitolo, e senza alcun vantaggio per i cittadini di Milano?
Il consigliere sostituto
Ma voi sapete che in Regione Lombardia esiste la figura del “consigliere sostituto” ? Che quando un consigliere viene nominato dal “Governatore” (sic, figura inesistente giuridicamente) nella Giunta, non si dimette da consigliere ma va in un sorta di aspettativa, sostituito protempore in consiglio dal primo dei non eletti. Il famoso Gallera era consigliere, diventato assessore. ha avuto un consigliere sostituto, che a sua volta è andato a casa quando Gallera si è dimesso da assessore ed è tornato a fare il consigliere. Oddio il sostituto non è andato a casa, è stato fatto sottosegretario (altra figura anomala a livello regionale).
Tutto ciò in omaggio a leggi che volevano che la Giunta fosse un organismo “tecnico” separato dal Consiglio, dalla politica!
Voglio dire in sostanza che troppi luoghi comuni anti politica sono passati come dati di fatto.
E in tutti questi anni si è privilegiato l’esecutivo senza contrappesi: non si può avere il maggioritario per le assembleee con un esecutivo specchio del maggioritario; mettetela pure viceversa, ma il prodotto non cambia.
Se si vuole un esecutivo forte, ci deve essere un legislativo, un sistema di controllo, una assemblea rappresentativa altrettanto forte.
Giustamente Mattarella ha richiamato il ruolo del Parlamento: non si può avere una assemblea rappresentativa bloccata, perché l’esecutivo comanda o per disciplina di coalizione, o per decreti legge (non rispettosi dei caratteri di necessitò e urgenza) o per voti di fiducia sugli stessi decreti legge.
Lo sbarramento naturale
- Sento spesso dire “ legge elettorale con sbarramento al 4-5%”. Vorrei solo far presente che la legge elettorale vigente in Italia dal 1946 al 1994 (con la breve fallimentare esperienza del 1953: se quella era una legge truffa, quelle di questi 30 anni cosa sono?) avrebbe ridotto a 5-6 i partiti. senza forzatura di nessun genere, solo che si fossero spezzati i collegi di “Roma Viterbo Latina Frosinone” (54 deputati) e Milano Pavia (48 deputati) .
In questi collegi bastava lo 1,7% o il 2 % per eleggere un deputato e partecipare così alla suddivisione dei resti nazionali.
Già allora il quorum per la seconda circoscrizione più grande della Lombardia, quella di Bergamo-Brescia (che eleggeva 21 deputati su 630) , era il 4,35%.
La Lega Lombarda nel 1987 apparve per la prima volta alla Camera grazie al fatto che aveva ottenuto un deputato nella circoscrizione di “Como Varese Sondrio” con il 6,7%: in quella circoscrizione il quorum era 4,55%.
Se alle prossime elezioni 2023, ci fosse il collegio Bergamo Brescia (13 deputati da eleggere su 400), con il sistema proporzionale ci vorrebbe il 6,67% per eleggere un deputato.
Un disegno sovranazionale
- Non possiamo parlare della legge elettorale senza inquadrarla in un disegno costituzionale organico. Il ché a mio parere comporta una visione di sovranità europea: perchè l’Italia senza l’Europa sarebbe messa male,e, paradossalmente, oggi dico, che non è vero il contrario, che l’Europa ha bisogno dell’Italia. Questa è una illusione che possiamo dirci per farci contenti. E non penso questo, solo per i nostri debiti.
Sempre più questioni (economia, diritti dei lavoratori, condizione delle donne, immigrati, università, ricerca, sanità, cultura, sistema di difesa, polizia interna, diritti, ecc) hanno una dimensione sovranazionale in un rapporto con le autonomie territoriali, regionali e comunali. E dico che anche sul tema “fine vita” bisogna avere una dimensione europea,
A mio parere, sempre più la struttura nazionale diventa un ostacolo alla dimensione europea sovranazionale, e solo un sistema europeo di autonomie regionali e comunali può essere la base per realizzare una Unione Europea, che conti nel mondo, in un sistema di multilateralismo, che deve comprendere, piaccia o non piaccia, USA, Cina e Russia.
Per questo, a mio parere la vera riforma istituzionale e conseguentemente elettorale, è la costituzione di una Commissione Europea autorevole non frutto dell’alchimia dei pesi delle Nazioni, ma espressione del voto dei cittadini europei.
Elezione diretta del Presidente della Commissione europea
Con il prossimo voto del Parlamento europeo (proporzionale) si potrebbe andare alla elezione diretta del Presidente della Commissione Europea. Ciò costringere i Paesi a fare delle scelte nette per l’Europa (chi ci sta e chi non ci sta) e proietterebbe le famiglie politiche-partitiche in una dimensione diversa, non come somma delle rappresnetne nazionali ma come espressione di un volontà popolare europea.
Scusate, questo lungo intervento, ma volevo motivare il mio dissenso rispetto a una proposta che ritengo obsoleta, priva di memoria storica e che non guarda alla costruzione di una forza politica-partitica, moderna, liberale e socialista, europea.
Luigi Corbani
- Aggiungo due conaiderazioni.
Le “caste” dei gruppi di potere
Le leggi maggioritarie in questi trent’anni non sono servite a fare decidere ai cittadini, ma con le liste bloccate, senza preferenze, a creare “caste” di nominati dai padroni protempore del “partito”. E nel contempo il verticismo di queste formazioni “partitiche”, personali e non, non ha affatto aiutato “la partecipazione dei cittadini per concorrere alla formazione della politica nazionale”
Il Consiglio metropolitano
In questi anni è stata fatta anche una legge sotto la pressione della demagogica campagna sulla “riduzione dei costi della politica” che ha ridotto la democrazia. Infatti non si sono abolite le Province, ma si è abolita l’elezione diretta dei Consigli Provinciali. Adesso ci si augura che il Parlamento adotti finalmente una legge elettorale per le aree metropolitane, con l’elezione diretta del Sindaco metropolitano e la elezione (proporzionale) del Consiglio Metropolitano. Almeno è questa la proposta che avverto come urgente dopo che la Corte Costituzionale ha sancito come incostituzionale la disparità di trattamento tra i cittadini del capoluogo e quelli dell’hinterland, che si vedevano imporre il sindaco del comune capoluogo “ope legis delrio”. Con la beffa che, a Milano, il sindaco poi eletto, in campagna elettorale, non ha mai parlato nemmeno vagamente dell’area metropolitana: non glene cale un bel nulla.
Convengo su tutto.A presto
Trovo l’articolo perfetto!