Si può agire senza pensare? Certo che no. Eppure i nostri governanti nella loro ansia di “cambiamento”, provano anche questo: il divorzio fra il pensiero e l’azione.
Avete mai provato a fare una analisi semantica del dibattito politico in corso da molti mesi, particolarmente quello fra i leaders di governo?
Due i risultati più significativi. Un pauroso deficit di pensiero, una insopportabile noia mortale.
Il pensiero, sembra davvero una categoria mentale ed esistenziale del tutto inesistente, in loro. Parlo ovviamente di un pensiero che abbia un minimo di dignità, anche poco poco elevato, ma dignitoso. Sparlano e credono che lì, nelle loro scombinate sparate polemiche di giornata, ci sia anche un pensiero. La frustrazione di chi è abituato non alle grandi elucubrazioni, ma anche solo ad un normale uso della ragione, è motivo di tormento quotidiano. E quando mai ci fosse il barlume di un’idea, il giorno dopo cambia. Che solidità di pensiero! Appunto.
La noia ha lo stesso effetto frustrante, e lo stesso tormento. Sempre le stesse cose, ripetute mille volte nei mille talk show. Un’orgia stucchevole di minacce, esibizioni muscolari, atteggiamenti tartufeschi, menzogne palesi, promesse campate in aria. L’augurio è che il Paese si stanchi presto di tutto questo inguardabile teatro, fatto da attori squallidi.
Il problema è che questi guitti sono al governo. Ca…spita!
Dovrebbero perseguire il bene comune, prendere decisioni importanti, rispettare gli impegni. Gli impegni? Oddio! Ma quando mai? Ricordate, tanto per fare un esempio, i ragazzi eroi del bus di Lodi? Spariti e, con loro, la cittadinanza mai data. O i pastori sardi? Le sceneggiate, i “tavoli”, e gli impegni solenni prima delle elezioni? Più nulla.
Ma, tornando al tema, la domanda che dobbiamo porci è se è possibile agire, si fa per dire…,senza pensare. Ciò che consente, senza una linea di pensiero coerente, anche di promettere e non mantenere.
Il vice premier cinquestelle in una trasmissione televisiva ha ripetuto, dieci volte, che lui guarda solo alla “concretezza”…senza mai qualificarla nei contenuti. Mentre, proprio sulla questione del 25 aprile e del fascismo, per esempio, loro, post-ideologici, considerano il dibattito in corso, una sorta di perdita di tempo. I diritti, la Costituzione, la storia, la democrazia, sono tutte robe da nostalgici fancazzisti. Certo le comparsate infinite nei media, che ci propinano ogni giorno, per ripeterci ogni volta le stesse banalità, sono invece un bell’esempio di concretezza.
Ma anche l’altro vice premier leghista, liquida tutto dicendo che lui “ha da lavorare”, un altro fan della concretezza…, mentre si propone con le sue continue pagliacciate e prevaricazioni di ogni tipo.
Il bello è che si accusano a vicenda di non fare un tubo….
Il problema e la sofferenza per le persone di normale buon senso e ragione, è quello di vedersi costretti ogni giorno a sopportarli.
Fanno, dicono,…Ma che fanno? Quale disegno di Paese, di società, di comunità, perseguono? Intanto non sono in grado di declinarlo, se mai lo avessero, proprio per la mancanza degli elementari strumenti culturali. Ma il problema è che non ce lo hanno proprio.
Entrambi sembrano rimasti alla grezza “filosofia” delle origini. I cinquestelle al “vaffa…” di Grillo. La Lega al raffinato “celodurismo” in versione, questa volta, non secessionista, ma nazionalista.
Poveri noi.
Si può vivere e si può fare politica senza un pensiero? E che azione può venirne fuori se manca? Pasticciona, approssimativa, talvolta addirittura cialtrona. Tutti in piazza!!! Ma non in Piazza Duomo!
Benito Boschetto
(martedì 21 maggio 2019)