Dopo l’ennesimo atto di arroganza del Ministro dell’Interno, che, in un giorno di elezioni, dovrebbe essere in campo solo per garantire il regolare svolgimento delle elezioni stesse e non per mandare i messaggi elettorali della Lega, – ma lui è al di sopra della legge, perché il popolo l’ha votato – ho sentito da parte di alcuni dirigenti del Pd dire che bisogna mandarli a casa. Bene, giusto, sacrosanto, ma come?
Dopo che da un anno (o per essere più precisi, dal referendum del 4 dicembre 2016) aspettiamo che ci sia una reale discussione sui motivi per cui il PD ha perso tutte le elezioni dalle europee del 2014 (salvo in qualche Comune, anche importante come Milano), finalmente si arriva alle discutibili primarie. Solo una mente non assennata poteva piazzarle a due mesi dalle elezioni europee, ma tant’è, visto che non si è voluto affrontare, con un ampio confronto nel partito ( non sui giornali), il problema principale che il PD si trascina dalla sua formazione: la fusione fredda, avvenuta senza una reale discussione attorno a valori, programmi e progetti. Senza questo confronto ad approfondimento, più che a un partito, si è andati a una somma di gruppi di potere e si rischia di perpetuare questa situazione.
Sembra che la questione di fondo delle primarie sia quella di essere favorevoli o no ad una intesa con le 5S. Mi sembra una discussione surreale, viziata dalla posizione del dopo elezioni. Una discussione impostata così dimostra la subalternità ad un’altra forza politica, che si accompagna alla sindrome di sinistra. Perché nella storia di tanta parte della sinistra, ci sono sempre stati due aspetti che hanno causato enormi danni: primo non avere nessuno a sinistra; secondo, fare alleanze solo con chi è a sinistra perché così si salva l’anima di sinistra. Ecco che nella situazione del dopo 4 marzo 2018, la discussione è tra chi crede che le 5S siano di sinistra e chi non lo crede. Perché se li considero di sinistra, è giusto allearsi e mi salvo l’anima; al contrario, se li ritengo non di sinistra, è vergognoso ritenere possibile una alleanza con loro, perché così perdo la mia natura di sinistra. Mi viene spontaneo chiedere se il tema della sicurezza e della esigenza di una immigrazione controllata sia di destra o di sinistra. Ma forse non c’è più destra né sinistra? Mah, a questo punto però si aggiunga la posizione per cui, siccome gli elettori ci hanno puniti, adesso stiamo all’opposizione e verrà il tempo in cui gli italiani rimpiangeranno il nostro governo, perché noi abbiamo fatto bene, ma non siamo riusciti a comunicare e non abbiamo avuto il tempo di concludere la nostra azione di governo. Ora, tutte queste sono posizioni politiche di una forza subalterna, che non fa nulla per essere una opposizione efficace, la quale dovrebbe agire sulle contraddizioni all’interno del governo e per essere una reale ed efficace alternativa per il futuro.
“Se sia più nobile sopportare le percosse e le ingiurie di una sorte atroce, oppure prendere le armi contro un mare di guai e, combattendo, annientarli.” si chiede Amleto. E cosa dice il PD ? È meglio avere un governo che ci consenta di stare all’opposizione in attesa di tempi migliori o sarebbe meglio cacciare questo governo per i danni che sta combinando sul piano interno e internazionale?
Se si ritiene grave la situazione dell’Italia, con un duopolio che fa solo gli interessi del proprio elettorato, che spacca in due l’Italia senza nessuna visione unitaria del Paese, che assalta i posti (dalla Rai alla Consob, dalle autorità amministrative alle aziende pubbliche), che smantella lo Stato, che viola le regole istituzionali e che rivendica di essere al di sopra della legge perché ha il consenso popolare, si deve agire di conseguenza.
Un Partito è tanto più forte quando antepone, alle sue esigenze partitiche, quelle del Paese e diventa riconoscibile agli occhi della opinione pubblica come un partito che fa gli interessi del Paese. In questo momento, non si tratta di fare una scommessa su quanto dura questa alleanza che, fra l’altro, in quanto alleanza di puro potere per spartirsi le poltrone e i beni del Paese (aziende, enti, autorità amministrative, Consob, Banca d’Italia, banche, ecc.) , potrebbe anche durare a lungo, magari con litigi continui su tutto e niente.
Oggi occorre fermare il degrado delle istituzioni, dell’economia, della società, del prestigio internazionale dell’Italia, della civile convivenza, che rischia di cadere in un baratro di barbarie nelle parole e nei comportamenti. Oggi il PD se la sente di aprire un confronto e una dialettica con tutte le forze politiche presenti in Parlamento, pur di mandare a casa questo governo? E’ disposto ad appoggiare dall’esterno un governo che faccia due tre cose sul piano nazionale e internazionale?
O aspetta che gli altri decidano le elezioni prossime venture, e spera nelle buone stelle e nella efficacia della propaganda e della comunicazione, che non è stato in grado di fare quando era al governo ?
E’ possibile dire che il voto al Senato sulla vicenda Diciotti può essere libero, non condizionato dalla paura che alcuni possono avere delle elezioni anticipate, proprio perché il PD è pronto ad appoggiare un governo che arresti la china pericolosa su cui stiamo andando?
O si vede un’altra strada per mandare a casa questo governo ?
Luigi Corbani
Non credo che tutto il PD abbia il timore di avere qualcuno alla sua sinistra. Né che il tema sia se i 5***** siano destra o sinistra. La questione è che interpretano una non accettabile destrutturazione della democrazia. E Lega ha una opzione forte per la democrazia illiberale. La loro consistenza rende il tema del governo possibile della stessa difficoltà di quello dell’alternativa da
costruire.
Come in economia é centrale la questione della via stretta tra compatibilità finanziarie, sostegno a politiche di sviluppo e di riqualificazione, e sostegno all’integrazione e alle condizioni di vita delle persone che non partecipano allo sviluppo o subiscono contraccolpi delle necessarie riforme. Così oggi abbiamo la via stretta tra l’urgenza di far cadere questo governo e di farlo con un quadro politico meno pesante.
Anche a fronte di passatismi che ci riportano a rigidezze per brevità definibili veterocomuniste credo si debba tenere aperta una strada molto larga per nuovi coaguli di volontà riformatrici.
Molto larga significa ovviamente che marciando a centrosinistra c’è ampio spazio a entrambi i lati.
Ma la fretta può essere consigliera non meno cattiva del perfezionismo.