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Le opinioni e l’informazione sulle elezioni americane

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La vicenda delle elezioni americane è ricca di molti insegnamenti, di cui altri parleranno. Mi limito a parlare dell’informazione italiana, se così si può chiamare. In particolare la Rai, che dovrebbe essere il servizio pubblico di informazione, per eccellenza. Lasciamo stare la inutile corsa alle maratone, alla gara a chi annuncia per primo il vincitore. E potrebbe anche starci, se queste trasmissioni fossero utili ad  informare gli ascoltatori. Ma invece sono piene di opinionisti che ci raccontano la loro: e poi di giornalisti, il cui compito non è più quello di informare, ma di dare opinioni, di fare gli “analisti”. Ma francamente  a me non importa nulla  dell’opinione di Antonio Polito o di Monica Maggioni, insieme a Bruno Vespa, o di Manuela Moreno (complimenti per la ‘mise’) e dei suoi ospiti sul Tg2.

Mi chiedo: quanti spettatori, come me, non sanno dove sia la Georgia, la Pennsylvania, il Nevada, l’Arizona, il North Carolina ? Sto parlando degli Stati in bilico, dove lo scrutinio (cronologicamente) può decidere la presidenza degli Statu Uniti. Mi piacerebbe sapere come è la loro struttura demografica, quanti ispanici, quanti afroamericani, come è la loro economia, come hanno votato nelle precedenti elezioni presidenziali, come è composto il Senato e la Camera di quello Stato, chi è il Governatore (la carica lì esiste per davvero, qui nelle Regioni italiane è inventata), chi hanno eletto alla Camera e al Senato degli Usa. Mi piacerebbe sapere della geografia di quegli stati, dell’attività culturale.

Si può anche esaminare che cosa sia e stata la pandemia di covid-19 in quegli Stati, che conseguenze ha avuto e sta avendo, sulla vita sociale ed economica di quegli Stati. Se andate a vedere la pagina sul covid in North Carolina (abitanti poco meno   della Lombardia),  scoprite che ci sono 288.569 casi di positività; sono stati fatti 4.264.597 test; 1.161 persone sono in ospedale;  4.582 decessi (62% bianchi, fra questi 9% ispanici, e  29% “black or African American”) di cui il 59% ultra settantacinquenni e il 23% tra i 65 e 74 anni, e il  51% maschi. E ci sono i dati contea per contea e altre notizie, compresi i “contact tracing”.

Si possono fare indagini socio economiche, demografiche, culturali ed elettorali ed avere molte informazioni: basta che si mettano alcuni giornalisti (su 2.000 giornalisti della Rai ) a cercare  sui siti di quegli Stati e si possono montare servizi e programmi per informare nel vero senso della parola. Non ci vuole molto, magari qualche piccola idea e un po’ di curiosità e un po’ di lavoro: come per esempio raccontare che il North Carolina venne esplorato da un tale di Greve in Chianti, Giovanni da Verrazzano, a cui è stato dedicato (tardivamente)  il ponte che unisce due distretti della Grande New York, Staten Island e Brooklyn e che è uno dei  ponti sospesi più lunghi del mondo.

Per inciso, in North Carolina, i dati definitivi (100 contee, 2.662 seggi, e illustrati secondo le diverse tipologie di voto) danno vincente Trump (2.732.084 pari al 49,98%) su Biden (2.655.383 pari al 48,57%): una differenza di 76.701 voti.

Ma, come è noto, in certi posti “Chi laüra ghà una camisa e chi fà nagott ghe n’à do” (Chi lavora ha una camicia, chi non lavora ne ha due).  È più semplice mettere in piedi un talk show che fare informazione.

Paolino Casamari

(venerdì 6 novembre 2020)

1 thought on “Le opinioni e l’informazione sulle elezioni americane”

  1. Padovese Nucci ha detto:
    Novembre 8, 2020 alle 5:51 pm

    Più chiaro di così! Grazie Paolino Casamari.

    Rispondi

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