Fuortes (uomo di Franceschini, Nastasi, Bettini) poco prima di lasciare la Rai, ha combinato un altro disastro. La notizia: il cda della Rai, su sua proposta, ha confermato che rimane tutto uguale dal punto di vista produttivo e della distribuzione delle risorse umane e delle produzioni (tradotto: “la Rai è un affare del generone romano”) ma ha approvato un accordo preparatorio (siccome sono poliglotti, il cda della Rai lo definisce “term sheet) per la realizzazione (entro il 2028! Sic!) della nuova sede Rai di Milano al Portello.
Sede nuova per che cosa? Oggi Milano non è un centro di produzione, ma è un centro logistico di produzioni e ideazioni decise a Roma. E inoltre, a parte la redazione giornalistica, la sede di Milano non conta nulla nella Rai, dove tutto è romanocentrico.
La cosa prioritaria che avrebbe dovuto fare il consiglio di amministrazione della Rai sarebbe stata quella di definire un piano industriale della Rai, in cui definire, in particolare modo, le produzioni informative e giornalistiche, e quelle culturali o di spettacolo, che dovrebbero essere in capo al centro di produzione di Milano. Questa dovrebbe essere la questione politico-editoriale che viene prima delle attività e degli affari immobiliari. Ma ormai prima vengono gli affari, e poi i progetti.
Per di più questa vicenda solleva altri interrogativi. In una operazione di questo tipo il Comune di Milano assiste da spettatore, ad operazioni immobiliari tra Rai e Fondazione Fiera Milano ? Il Comune non c’entra niente con la costruzione di nuovi edifici (da “adattare a centro di produzione Rai” sic! ) sul “Campus Gattamelata” ? E l’edificio di Bellini, sottoutilizzato (destinato prima ad ospedale per il covid, poi come centro vaccinale), che destino avrà? Non si può pensare di riutilizzarlo, invece di costruire altro? Del resto nel luglio 2022, Sala era entusiasta della decisione della Rai di andare al Portello e utilizzare l’esistente, vedi articolo in calce ci Massimiliano Mingoia su “Il Giorno” del 30 luglio 2022. Il Sindaco ha cambiato idea, insieme con il cda della Rai? In tre decenni abbiamo avuto almeno tre ipotesi in gioco, ci sta anche una quarta dunque, e forse ce ne sarà una quinta. E quanto costa ed è costato alla Rai avere gli studi in affitto a Mecenate e il magazzino in affitto a Vittuone? Gli allestimenti devono essere trasportati per il montaggio e lo smontaggio a Mecenate da Vittuone, 45 km di distanza. Dal 2007 ad oggi, ad occhio, circa 50 milioni buttati via,
E la vendita di Corso Sempione, il palazzo di Giò Ponti e Nino Bertolaia più la torre martello, 55.000 mq. nel centro di Milano, (ipotizzata per trovare i soldi per Gattamelata e per la ristrutturazione dei centri di produzione di Torino, Napoli e Roma e delle sedi regionali dell’intero paese intero, dice il comunicato rai, sic!) avverrà mantenendo la attuale destinazione d’uso o cambiandola, magari, in residenziale, ricettivo o commerciale? E anche in questo caso il Comune non ha nulla da dire? O forse la torta è già stata confezionata, con i soliti fondi immobiliari che la fanno da padrone in questa città?
E il Consiglio Comunale e le forze politiche e sindacali non hanno nulla da dire? O va bene così, perché è una operazione bipartisan: Rai (ancora per poco) in mano alla centrosinistra e Fondazione Fiera in mano al centrodestra? Si tenga conto che nel cda della Rai siede l’amministratore delegato di Arexpo, azienda partecipata da Comune, Regione, Ministero dell’economia e, guarda caso, Fondazione Fiera Milano. Naturalmente, il conflitto di interesse è talmente grande che nei comunicati stampa la Rai ha precisato che “il consigliere Igor De Biasio non ha partecipato alle votazioni”. (sottolineo, alle votazioni!) Costui (leghista doc) è destinato anche alla Presidenza di Terna, dove è stato quel Cattaneo oggi compagno di merende di Scaroni all’Enel. Lo stesso Flavio Cattaneo, già consigliere comunale del MSI-AN a Lainate, beniamino di Ignazio La Russa, che, per meriti speciali è diventato presidente dell’Aler di Lecco, poi vicepresidente della AEM (oggi A2A), poi capo della Fiera e poi alla direzione della Rai. E bisognerà, prima o poi, raccontare la vicenda della Rai che aveva gli studi a Porta Carlo Magno in Fiera, dello sfratto anticipato, del mancato accordo con Fiera, del rinnovo del contratto di affitto dei capannoni della ex Caproni in via Mecenate, che erano di proprietà di una società collegata ad un’altra società che operava in Fiera per l’allestimento degli stand, società che, è stata comprata dalla Fiera. Tutte operazioni lecite, ci mancherebbe altro, che hanno visto sullo sfondo lo stesso personaggio, in Fiera prima e in Rai dopo: sono solo coincidenze, è la seconda repubblica, bellezza.
Di fatto, il ruolo della Rai a Milano è sempre stato un tema del tutto inesistente, mentre è sempre stato importante il palazzo di corso Sempione. Come detto, il mattone viene prima di tutto. Purtroppo, i segnali di bolle immobiliari che arrivano dall’Europa, non sono per il Comune un campanello d’allarme, Comune che, anzi, ha continuato da decenni a dare spazio al capitalismo predatorio dei fondi immobiliari, stranieri e italiani. Ha fatto tenerezza leggere, nei giorni scorsi, un assessore – che da dieci anni, insieme con il Sindaco, ci racconta come Milano sia “attrattiva” , sia “appetibile” – dichiarare, quando i buoi sono in buona parte scappati, che “la politica deve disegnare una regia e chiedere ai fondi immobiliari di orientarsi non più solo secondo le regole del mercato, ma anche secondo quelle dello sviluppo sociale della città”.
Oibò, meglio tardi che mai, ma vale anche sulla vicenda Rai? O la politica è quella di lasciare fare gli affari ai soliti noti e meno noti e poi invocare lo sviluppo sociale della città? E quale idea hanno le forze politiche del ruolo industriale, culturale e informativo della Rai a Milano?
“Aguzza qui, lettor, ben gli occhi al vero
ché ’l velo ora è ben tanto sottile
certo che ’l trapassar dentro è leggero”
Dante Purgatorio Canto VIII, 19-21
Luigi Corbani
(sabato 22 aprile 2023)
Allegato:
Il Giorno 30 luglio 2022 articolo di Massimiliano Mingoia
“Il via libera del consiglio di amministrazione della Rai è arrivato giovedì e ieri è stato il giorno dell’esultanza da parte del sindaco Giuseppe Sala e degli esponenti delle categorie produttive milanesi. Sì, perché il piano del board della tv di Stato prevede la vendita della storica sede di corso Sempione, il rilascio degli spazi in affitto come quello di via Mecenate e la creazione di un nuovo centro di produzione al Portello.
Sala, ieri mattina con un post su Instagram, ha subito sottolineano la decisione presa a Roma il giorno prima e ha indicato i tempi per l’apertura del nuovo centro di produzione: “La Rai al Portello è finalmente realtà. Da anni si parlava del trasferimento della sede regionale nei padiglioni della vecchia fiera. Nel primo semestre 2023 inizieranno i lavori e i nuovi studi saranno pronti per fine 2025, prima quindi del grande appuntamento delle Olimpiadi invernali. Sono felice che il progetto stia prendendo forma, una grande opportunità sia per la Rai che per Milano”. I padiglioni del Portello, gli stessi che hanno ospitato in piena pandemia i posti di Terapia intensiva Covid e, in seguito, un centro vaccinale, sono grandi 25 mila metri quadrati e potranno ospiteranno fino a nove studi e accogliere fino a 1.200 dipendenti. La Rai ha in mente un progetto con tecnologie all’avanguardia e a costo zero, viste le dismissioni di immobili e la cessazione del pagamento di affitti di cui abbiamo parlato sopra. Dopo il sindaco, a commentare la decisione dei vertici Rai, ci pensa il presidente di Assolombarda Alessandro Spada: “È una buona notizia la partenza dei lavori il prossimo anno dei nuovi studi Rai di Milano al Portello, una partita che non potevamo mancare, una grande opportunità per la città e il territorio anche per valorizzare storiche competenze e professionalità”. Positivo anche il commento del segretario generale di Confcommercio Milano Marco Barbieri: “L’inizio dei lavori per i nuovi studi Rai al Portello è davvero una buona notizia per Milano e la Lombardia. Un’occasione per rafforzare il racconto di un territorio che cresce e guarda al futuro”.
Il consigliere comunale del Pd e attivista Lgbtq+ Michele Albiani, infine, lancia una proposta: “Sarebbe stupendo se la nuova sede Rai di Milano venisse intitolato a Raffaella Carrà, come simbolo della tv pubblica che vorremmo: più inclusiva, coraggiosa e vicina alle persone, chiunque esse siano””.