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La mozione di sfiducia e la crisi

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Da mesi stiamo scrivendo che il duo Di Maio-Salvini sono come i ladri di Pisa: di notte rubano  insieme, e litigano di giorno su come spartirsi la refurtiva. Fa tristezza veder che molti giornali e televisioni montano la panna su crisi presunte, che il giorno dopo vengono smentite. Alcuni giornali pensano di recuperare lettori, agitando continuamente i litigi fra il duo, come se non sapessero che i due sono attaccati alle loro poltrone con la colla più tenace al mondo, capace di resistere a carichi, scosse, torsioni, strattoni  di potenza inaudita. Spacciare per quasi fatta la crisi, dedicando, pagine e pagine, al nulla, consente di evitare di rispondere per le rime, come farebbe una stampa libera, ad affermazioni inaudite.

Il Ministro dell’Interno italiano, in comizio, per raccogliere qualche applauso e consenso isterico, pronuncia una frase  (“Pure Carola mi ha denunciato, fra le tante denunce pure quella della zecca tedesca. Uno basta che la guarda in faccia, proprio qua doveva arrivare”) che non offende solo la persona, ma offende l’Italia e gli italiani. Perché senza una adeguata reazione, incominciando dalla stampa e dal Parlamento, ci andiamo di mezzo tutti: il silenzio  significa che gli italiani si compiacciono di aver affidato una responsabilità istituzionale, delicata e importante, ad un cafone, ingiurioso e sessista, ignorante e grossolano,  incivile e maleducato, screanzato e villano, zoticone e arrogante, sprezzante e prepotente. Così ci vorrebbe una stampa libera e una opposizione attenta e vivace per controbattere alle bufale (“Dai 200mila sbarchi all’anno ad oggi siamo a quota 3mila ma  con il decreto sicurezza bis, anche se trovi un giudice che ti libera, intanto ti blocco la nave e ti chiedo un bel po’ di quattrini”): gli sbarchi non controllati  e più pericolosi continuano e non li fermerà il decreto sicurezza bis;  gli sbarchi non erano duecentomila. Ribadisco che sarebbe bene ripetere agli italiani, fino allo sfinimento, che gli immigrati non sono il 30% della popolazione, come loro credono e gli fanno credere, ma sono quattro volte meno, il 7%.

E di fronte al disprezzo per il Parlamento, bisogna con una mozione di sfiducia, costringere tutti ( dalle 5 S a Forza Italia) a confrontarsi in Parlamento e a scoprire le carte: senza illudersi di far cadere il governo per quella strada, ma con la decisa iniziativa di creare delle contraddizioni fra i componenti della maggioranza. Ciò serve anche a mettere a fuoco nella principale sede istituzionale la condanna di torpidi legami con la Russia (al di là di tangenti o di finanziamenti illegali, da accertare in sede giudiziaria), il richiamo ad un uso corretto delle sedi ministeriali e degli strumenti ministeriali che non possono essere usati per fini di partito o per le campagne elettorali e i continui comizi (l’unica cosa che Salvini sa fare).

Sanno anche i bambini che il governo non va in crisi per una mozione di sfiducia: i governi vanno in crisi quando nella maggioranza si manifestano concretamente dei dissensi palesi, non perché litigano Di Maio e Salvini, che lo fanno anche per accontentare gli scontenti nei loro ripetitivi agglomerati.

Di Maio e Salvini, con la formazione di questo governo, hanno vinto il superenalotto: una fortuna così non ce l’avranno mai più. E qui verrebbe da dire degli errori compiuti dagli altri partiti nel 2018, ma lasciamo stare. La crisi può venire solo dai movimenti interni ai due partiti di governo: al fatto cioè che il Capo politico e il Capitano sentano di perdere il controllo della loro macchina.

E le prese di posizione di Fontana, Zaia e dello stesso “cuor di leone”  Maroni stanno ad indicare che la Lega non sta portando a casa i risultati desiderati e di questo i padani considerano responsabile Salvini, che, per tutti è troppo sopra le righe,  e sta portando la Lega all’isolamento, interno e internazionale. I sondaggi passano, ma la realtà è che Salvini  non porta a casa risultati tangibili su nessuno dei suoi terreni di battaglia.

Spiace che il PD in questi mesi sia stato alla finestra sul tema delle autonomie, diviso tra le richieste dell’Emilia Romagna e i pianti di un sud assistenzialista, governato per grande parte male e in modo clientelare, e in cui solo un PD illuso può pensare di recuperare stabilmente consensi. Per inciso scommetto che ci sono molti mal di pancia  sulle assunzioni nella scuola su base regionale: è il caso che qualcuno conti i  trasferimenti dal nord al sud  in un anno, e verifichi quanti usano la legge 104  (sul sito della Pubblica Amministrazione ci dovrebbero essere i dati ma la pagina non esiste; comunque,  nel 2010 ben il 47,44% dei dipendenti della scuola al Sud  fruisce di questa legge contro la media del 28% nel Nord).

Intanto, il PD ha lasciato indisturbata  la prateria del Nord in cui scorrazza indisturbata la Lega Nord in palese contrasto con la Lega Salvini. Il PD avrebbe potuto, per esempio in Lombardia – dove Gori e Sala hanno voluto far andare a votare per il referendum, trascinandosi un confuso PD lombardo – fare emergere da tempo le contraddizioni all’interno della Lega e i contrasti tra Lega e 5S, che peraltro in Lombardia avevano votato per spendere 50 milioni per il referendum.  Lega e 5 S ringraziano sentitamente.

Yanez de Gomeira

(sabato 20 luglio 2019)

1 thought on “La mozione di sfiducia e la crisi”

  1. Giacomo ha detto:
    Luglio 21, 2019 alle 9:56 am

    Eccellente sintesi dei guai italici e più dei guai PD

    Rispondi

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