Vorrei prendere spunto dall’increscioso evento che ha visto protagonisti il giornalista Luca Telese e il sindacalista Marco Bentivogli per parlare del rispetto che si deve a chi fa il sindacalista oggi. Come è noto Telese ha stupidamente dato del “servo dei padroni” a Bentivogli. Atteggiamento inqualificabile, visto i fantasmi del passato che ricorda. Molti “servi dei padroni” sono stati uccisi e gambizzati in tempi passati solo per aver fatto il loro mestiere di sindacalisti.
Quel che fa Bentivogli oggi è assai prezioso. Il sindacato sta ancora nei posti di lavoro mentre la politica ci è uscita da tempo . Basti pensare che ieri (nel silenzio della stampa, la notizia ha interessato solo gli addetti ai lavori) i sindacati dei metalmeccanici, e quindi Marco Bentivogli in prima fila, hanno rinnovato il contratto FCA che interessa 87mila lavoratori.
La politica ai tempi della disintermediazione trascura tutto ciò. Anche il primo Renzi del Jobs Act era incorso in questo errore. Ma non il secondo Renzi né tanto meno Gentiloni. Dopo il Jobs Act, i temi delle pensioni, del welfare aziendale (di cui si giova il contratto FCA di ieri) e del reddito di inclusione furono ampiamente concertati con il sindacato. Ne parlo a lungo nel mio libro “Le riforme dimezzate”.
Ma anche quando concertammo pensioni, welfare e reddito di inclusione con il sindacato lo facemmo sempre con i sindacati confederali, con i loro vertici romani, non con le categorie. Avevamo coltivato un retropensiero di poter recuperare voti (per il referendum del 2016 e per le elezioni del 2018) lavorando sul nostro rapporto con i sindacati. Non ha funzionato, non solo perché i sindacati sono gelosi della loro autonomia, ma perché non controllano più i voti della loro base come un tempo, e infatti subito dopo le elezioni è scoppiato il dibattito sul voto grillino del 30% della base della CGIL.
Il periodo della disintermediazione è stato un errore perché ci ha inutilmente alienato un mondo. Se “parlare” con le parti sociali non serve per prendere voti, serve comunque per entrare in sintonia con un mondo che esiste ancora e che spesso conosce le esigenze e i comportamenti delle aziende e dei lavoratori meglio della politica. Proprio per questo contatto diretto con il lavoro e la produzione serve andare oltre le segreterie sindacali e datoriali nazionali, bisogna interagire con le federazioni di settore e con le associazioni di territorio, quelle che sono presenti nei luoghi di lavoro, firmano i contratti aziendali (quelli che noi abbiamo voluto incentivare) e gestiscono le crisi. Per ricostruire serve meno Landini, Furlan e Barbagallo e più Bentivogli.
Marco Leonardi
Autore del libro “Le riforme dimezzate”, 2018, Egea Università Bocconi editore,
è stato consigliere economico della presidenza del Consiglio dal 2014 al 2018