La politica energetica del nostro Paese – pericolosamente a rischio per il fanatismo ambientalista e la scarsa considerazione dei nostri interessi nazionali – purtroppo non ci mette al riparo da rischi di black out nel funzionamento della rete elettrica. Se così non fosse, la soluzione alla crisi politica del Paese sarebbe semplice: iberniamoli!
Intendiamo: iberniamo la coppia vincente Mattarella-Draghi e garantiamoci la governabilità per i prossimi decenni. La scienza medica prima o poi scoprirà qualche rimedio all’invecchiamento e saremmo a posto per sempre o quasi. Avremmo degli Iperborei al governo della nostra Repubblica.
La scienza politica prima o poi scoprirà qualche rimedio all’incompetenza della nostra classe dirigente e potremmo allora girare pagina. Avremmo dei veri leader al governo della nostra Repubblica.
Diciamo subito, comunque, che la riconferma del collaudato sistema di governo duale con Sergio Mattarella al Quirinale e Mario Draghi a Palazzo Chigi è la miglior soluzione possibile date le debolezze in campo e quella che meglio corrisponde alle esigenze del nostro Paese.
Entrambi dotati di un straordinario e formidabile senso di responsabilità al servizio delle Istituzioni repubblicane ed entrambi consapevoli, forse gli unici tra gli attori politici, delle reali condizioni e dei bisogni del Paese e dei suoi cittadini.
La miglior soluzione anche perché cambiando l’ordine dei fattori (gli unici fattori credibili disponibili) il risultato non avrebbe potuto essere lo stesso.
Nel gioco mediatico di vinti e vincitori, gli unici veri vincitori sono gli italiani. Gli altri?
Lo stesso Mattarella, già in odor di santità, ne esce appannato: aveva per mesi proclamato la sua sincera volontà di pensionamento. Lo diceva e ripeteva a tutti: familiari, parenti, amici, conoscenti. A chiunque. Eppure è stato costretto a cambiare i suoi piani e a riprendere il ruolo che (forse) ben volentieri intendeva lasciare ad altri. Ma il suo prestigio personale e professionale è tanto e tale che non ne riceverà alcun danno.
Draghi ne esce acciaccato. Con la conferenza stampa di fine anno si era consegnato ai capi e capetti di partito. La sua forza era di essere stato arruolato a forza (come nella marina inglese del ‘700). Una volta dichiaratosi disponibile per il Quirinale, è diventato vulnerabile. Capi e capetti di partito l’hanno infilato nella Berkel della politica e ogni giorno ne hanno tagliato una fetta rallegrandosi del tentativo semi-riuscito di condizionamento e depotenziamento. Certo, ora può riprendersi spazio di manovra considerando lo spettacolo vergognoso che questi stessi capi e capetti hanno recitato di fronte al Paese e al mondo intero.
Gli altri?
Come diceva John Keats “se la vittoria ha molti padri, la sconfitta è orfana”.
Già ieri sera e ancor di più oggi, tutti sono vincitori, tutti volevano Mattarella, tutti hanno da sempre puntato su di lui (nel segreto dei colloqui privati), tutti sono stati il suo king maker.
A eccezione di Bruno Tabacci che, davvero, da sempre affermava la riconferma del ticket di governo (Mattarella/Draghi), non ci pare ci sia pubblico ricordo di tanta tifoseria.
Sono stati bruciati nomi eccellenti e nomi mediocri, buttai con massima incoscienza (e ci preoccupiamo dei primi) nell’inceneritore del voto parlamentare.
Uno spettacolo penoso, triste e deleterio per le Istituzioni democratiche. Un colpo letale al valore nobile della vera politica.
Una sceneggiata recitata da capetti che si credono leader. Nessuno si salva, nemmeno gli affabulatori professionali che sempre s’intestano i successi (altrui, casuali e, comunque, non propri) e mai gli insuccessi (propri).
In extremis, si salva PierFerdinando Casini che si smarca con eleganza, dignità e intelligenza.
La classe non è acqua.
Pepito Sbazzeguti
(domenica 30 gennaio 2022)
Sei uno snob Luigi : solo affettatrici Berkel per te!
Una giornata da dimenticare. Una politica inesistente. Troppi individui senza cultura e, come direbbero i miei nipoti, senza palle. Io non credo di essere mai stata una “politica” nel senso classico del termine, ma a confronto di tanti, troppi, parlamentari, mi sento più preparata o perlomeno più informata. Il che naturalmente non mi consola, penso che mio padre e tanti suoi coetanei che hanno combattuto per essere liberi di “fare” politica, vera politica, partecipata, consapevole e costruttiva, si stanno disperando in quel mondo dove sembra andremo tutti. Nel frattempo cerco di insegnare a mio nipote a ragionare e a giudicare con la sua testa, per essere preparato quando tra qualche anno dovrà votare. A Milano dicono “sperem!”