Il mondo cambia con molta velocità e i giornali si adeguano.
Per anni, il PCI è stato crocefisso per suoi rapporti con l’Unione Sovietica, dipinta sempre come l’impero del male, quasi come la Russia di Putin. E anche quando prendeva le distanze, il PCI era sempre troppo vicino e questo era il fattore K: in un paese atlantico, amico degli USA, non poteva andare al governo un partito non abbastanza nemico dell’URSS. Oggi, nessun giornale ha fatto commenti o alimentato una campagna contro la Lega, amica riconosciuta della Russia di Putin. O forse è bastato il viaggio in USA imbastito prima dell’arrivo di Putin, quasi a dire che “sì, sono amico della Russia ma anche degli Usa”, a mettere in secondo piano un grossolano “endorsement”, un appoggio alla Lega da parte di un Paese straniero.
Nel caso della Lega, (leggasi il libro di Giovanni Tizian e Stefano Vergine “Il libro nero della Lega”, editori Laterza), ci sono vari interessi, illustrati da alcune inchieste , che però solo l’Espresso ha fatto, rivelando cose che oggi tutti fingono di scoprire. Ma forse adesso che è uscito BuzzFeed.News, qualcun altro si sveglia e si interroga se sia il caso di verificare la presenza di un finanziamento illecito e/o di una tangente (da Enimont a ENI?).
Silenzio da parte degli altri organi di stampa, sul fatto che i due partiti di governo abbiano intrecci vari con la Russia, compresi quelli messi in evidenza dal giornalista della Stampa, Jacopo Iacoboni, nei suoi due libri, “L’esperimento” e “L’esecuzione” editori Laterza.
Oggi la stampa è più libera, dicono; allora c’era la guerra fredda, la contrapposizione est-ovest; oggi la stampa libera e indipendente, o le tv, non sono mica obbligate a parlare di fondi da Mosca, o di collaborazioni informatiche con i servizi russi: non è poi così rilevante l’”oro di Mosca”, oggi. E poi si rischiano di perdere lettori tra gli elettori della Lega e delle 5S. Se poi si insiste di continuo a chiedere di rendere conto di rapporti non chiari, di finanziamenti non proprio trasparenti, c’è il rischio di infastidire il manovratore di governo e i bilanci, per l’editore, vengono prima della informazione.
E d’altra parte se c’è già un altro giornale che solleva dei problemi, perché accodarsi? Dove sta lo scoop? In fondo, prima della caduta del muro di Berlino, era bene che tutti, ma dico tutti, ricordassero ogni giorno che il PCI era comunque un partito comunista sospettato di intesa con il nemico. Il fattore K incombeva. Figuratevi poi se il PCI avesse rubato dei soldi allo Stato italiano. Quella sarebbe stata la chicca, su cui l’informazione libera e indipendente – ci potete scommettere – avrebbe campato a tempo illimitato. Adesso, l’argomento appare poco nobile, in fondo: mica è corruzione, o peculato, mica hanno intascato mazzette dai privati, mica ci sono intercettazioni telefoniche da pubblicare. In fondo si tratta solo di soldi pubblici percepiti illecitamente, di una “truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche”. Non è un argomento di cui informare i lettori: a chi volete che interessi sapere, per esempio, se la Lega ha pagato le prime cinque rate della dilazione fino al 30 ottobre 2094 (3.931 settimane oppure 904 mesi o per meglio dire 75 anni), o con quali fondi ha fatto le campagne elettorali, visto che la Cassazione ha ordinato di sequestrare i fondi della Lega, ovunque siano.
E dopo la dissoluzione dei partiti di massa e la teorizzazione dei partiti liquidi, dei partiti leggeri (uno dei suoi teorizzatori gode ancora di ottima “stampa”, spaziando da interviste, film, romanzi, ecc), a nessuno interessa più la democrazia interna dei partiti. Mi ricordo il martellamento continuo sul “centralismo democratico”, simbolo di mancanza di democrazia e limitazione della libertà di pensiero e di discussione. Un altro dei fattori peggiori del PCI. Ci hanno rotto la capa, con una insistenza asfissiante, sostenendo anche il contrario di quello che effettivamente avveniva, ed oggi, nel momento in cui abbiamo partiti monocratici (la Lega) o in cui il comando è di una società (una s.r.l.) e si trasmette per dinastia monarchica ( Casaleggio e le 5S), nessuno chiede conto di dove discutono, in quali sedi, quali sono gli organismi democraticamente eletti. Per esempio, come hanno deciso il rimpasto di governo: Salvini ha comunicato a Conte, punto e a capo.
Siamo a regolamenti dei gruppi parlamentari che sono in palese violazione della Costituzione e non leggo giornali, docenti, analisti, giornalisti, politologi, professori, non sento talk show, sollevare con continuità il problema. Detto una volta, basta e avanza.
Però tutto si dice sulle discussioni interne al PD, sulle lacerazioni, sugli scontri. Oddio, il PD ha il grave difetto di non fare politica da tanto tempo, ma trovo curioso che si dedichino spazi al dibattito interno al PD e che, anche nelle migliaia di talk show in onda sempre con gli stessi interlocutori (una compagnia di giro che è servita a promuovere alcuni, prima assolutamente sconosciuti, a deputati europei), nessuno sollevi la mancanza di confronto democratico, e di sedi partitiche democratiche idonee, della Lega e delle 5S.
Ridateci almeno “Tribuna politica”, almeno c’erano giornalisti che facevano le domande e che non accettavano come risposte dei comizi.
Yanez de Gomeira
(mercoledì 10 luglio 2019)