L’accoglienza ricevuta sui social media dalle parole del Presidente Sergio Mattarella, pronunciate nel messaggio di fine anno, è sintomatica dello stato di sofferenza emotiva in cui versa il nostro Paese.
Esso è alla ricerca di rassicurazione, ma anche di una figura che esprima saggezza, serietà e responsabilità.
Parole pacate, espressioni garbate e concetti persino banali (in apparenza) hanno assunto una forza e un significato assoluto.
Lo stile presidenziale sembra trarre diretta ispirazione dal motto dei Gesuiti: “fortiter in re, suaviter in modo”.
Con garbo ha schiaffeggiato i leader dei partiti di Governo sui principali temi che costituiscono il repertorio della perenne campagna elettorale di Lega e M5S e che hanno trovato concretezza (mah!) nell’azione di Governo e nella legge di bilancio: sicurezza e misure di pubblica assistenza, principalmente.
Con garbo ha infierito sui leader di Lega e M5S su temi che li vedono assenti, distratti o addirittura ostili: accoglienza e integrazione lavoro, principalmente.
Con garbo ha inchiodato questi leader alle responsabilità che dovrebbero essere proprie di ogni uomo di Governo: rispetto delle regole e senso dello Stato, principalmente.
Non avrà la verve irruente di Sandro Pertini, o l’abilità sartoriale di Giorgio Napolitano, ma Sergio Mattarella, con garbo, mena anche lui.
Pepito Sbazzeguti