Lo ha scritto nei suoi profili social Luca Bizzarri, comico, ma anche Presidente di Palazzo Ducale a Genova, “quando anche il tuo fondatore ti piglia per il culo, c’è da pensare…”. Lo ha scritto a proposito dello sberleffo che Beppe Grillo ha pubblicamente rivolto, sempre via social, agli organizzatori del referendum sulla piattaforma Rousseau gestita dalla Casaleggio & Associati per il Movimento 5 Stelle con il quale si pretende di far decidere ai propri elettori se mandare Matteo Salvini a processo per il caso Diciotti oppure no.
Ovviamente, come tutti pronosticavano Salvini è stato salvato dal popolo come già Barabba nell’unico precedente storico che si ricordi.
Ora, alcune questioni si pongono:
1. Il quesito referendario è stato cambiato in corso d’opera;
2. La tenuta della piattaforma, da molti è considerata a rischio di hackeraggio o quanto meno di difficoltoso funzionamento, tanto è vero che si è piantata in corso d’opera. Ricordiamo che i vertici del M5S e della Casaleggio & Associati avevano offerto l’uso della piattaforma anche agli amici (forse ex amici, dopo l’intervista a uno dei loro capi) dei gilets jaunes francesi
3. La paraculata di rovesciare la responsabilità di una decisione così politicamente rilevante a un fantomatico “popolo” pentastellato liberando così i dirigenti responsabili del Movimento e i parlamentari eletti e pagati per prendere decisioni;
4.La scomunica irridente di Beppe Grillo.
La vicenda pendola tra la farsa e la tragedia, dipende dal punto di osservazione di chi la guarda, comunque, in ogni caso, se costui conserva un briciolo di coscienza civile, non senza preoccupazione.
Messi in difficoltà dalle continue gaffe dei propri massimi esponenti (ministri o sottosegretari che siano), dalle promesse tradite o insoddisfatte, dalla delusione elettorale in Abruzzo e dai pronostici dei sondaggi, il M5S ha l’occasione di vendicarsi del proprio aggressivo e competitivo alleato, la Lega, o quanto meno di metterlo in difficoltà e tentare di condizionarlo con la minaccia del voto favorevole all’autorizzazione a procedere in “Giunta per le Immunità” del Senato a carico di Matteo Salvini.
Contemporaneamente, però, i dirigenti del Movimento, pur eletti e ben pagati per far questo, si rifiutano di adempiere ai doveri di ogni dirigente, e cioè dirigere e decidere, e sbolognano al popolo la responsabilità di decidere e lo invitano a esprimersi attraverso la piattaforma proprietaria Rousseau. Piattaforma che oggi si è piantata a metà strada. Ma non solo funziona malamente. Appare aperta anche al voto di soggetti curiosi. David Puente, noto debunker, ha infatti mostrato, nei suoi account social, i profili IP di chi stava votando, di cui molti sono esteri: russi, lituani, kasaki, etc.
Senza considerare la stravaganza (chiamiamola così) del quesito cambiato in corso di votazione.
Infine, arriva lo sberleffo di Beppe Grillo che allegramente delegittima dirigenti e Movimento come se fosse ad essi del tutto estraneo. Segno evidente che il Movimento stesso è dilaniato da correnti centripete motivate da ambizioni personali, vuoto di idee e fenomeni di autocannibalismo propagandistico.
In definitiva, di cosa stiamo parlando?
Di una farsa che però rischia di trasformarsi in tragedia.
Una farsa perché siamo assistendo a una sceneggiata della migliore tradizione partenopea: “facite ammuina”, dicevano nella Real Marina del Regno delle Due Sicilie, incitando i marinai a simulare manovre tattiche e addestrative per confondere gli osservatori. “All’ordine “facite ammuina”: tutti chilli che stanno a prora vann’ a poppa e chilli che stann’ a poppa vann’ a prora” etc., così prescriveva il Regolamento del 1841 (che, però, come nella miglior tradizione, sembra pure essere un falso, una fake news d’antan).
Una tragedia, poiché nel frattempo il Paese va a rotoli.
Una tragedia poiché si tratta di un altro colpo di piccone allo Stato di diritto.
Pepito Sbazzeguti