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Dal verde padano al nero salviniano

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Provo un sentimento di solidarietà profonda per la famiglia del carabiniere ucciso e per le forze dell’ordine: trovo sempre assurdo e inumano che una persona muoia nel compimento del proprio lavoro, del proprio dovere.

Provo altresì molto fastidio di fronte alla strumentalizzazione della tragica morte del carabiniere. Non siamo in presenza di affermazioni “sopra le righe”, siamo davanti a frasi e comportamenti eversivi.

Che un Ministro dell’Interno definisca “bastardi” al posto di una corretta definizione di “criminali” o di “assassini” (peraltro al momento erano sconosciuti, anche se bisognerebbe sapere perché e come si è fatta circolare la tesi che fossero africani o nordafricani) può appartenere alla rozzezza del personaggio. Non è un linguaggio che si addice alla funzione. Irridere chi rimane sconcertato per la foto del sospetto, ammanettato e bendato, è da irresponsabili, per di più nel Paese di Cesare Beccaria. ma la cosa più grave è che parli di “lavori forzati”, o “non dico di arrivare a tanto, ovvero alla pena di morte”. Sono frasi demagogiche (come “far marcire in galera”) che a prima vista sono usate per cercare un facile consenso, istigando gli istinti più bassi. Ma queste frasi appartengono a un vocabolario, a un pensiero che destabilizza, sovverte le regole.

Sono espressioni di atteggiamenti e comportamenti che sono al di fuori delle regole della nostra costituzione e delle nostre leggi.

Il Ministro dell’Interno vieta a una nave della guardia costiera italiana di attraccare ad un porto italiano: una cosa impensabile e inaudita. E si badi, con una motivazione  assurda, poiché è lo stesso Ministro a non andare alle riunioni europee in cui si pongono le basi della redistribuzione dei profughi. A questo si aggiungono le derisioni, gli sberleffi a un Capo di Stato straniero che voleva dare una mano all’Italia e alla Grecia.

Con la chiusura dei porti, persino alle nostre navi militari, si vuole colpire l’immaginario della opinione pubblica, mentre la immigrazione clandestina continua con sbarchi incontrollati e attraverso la via balcanica, con i Paesi europei che ci rimandano indietro gli immigrati illegali, con i rimpatri che sono inferiori agli anni precedenti. La verità è che in un anno si è fatta solo demagogia, propaganda: non c’è un accordo con nessun Paese africano, la Libia è un Paese in guerra e a livello europeo l’Italia  non ha proposto alcuna politica per la immigrazione, perché il Ministro non frequenta le riunioni. Per incapacità, per codardia, per tenere viva una facile propaganda?  Forse per tutti questi motivi, ma sta di fatto che rompe le relazioni con i Paesi europei, stravolge i rapporti interni tra istituzioni del Paese, insulta le regole democratiche.

Non si presenta in Parlamento perché lui ritiene che ha altro da fare, e che non discute di fantasie. Ora, chi decide la differenza tra le cose serie e le fantasie, nel nostro sistema democratico,  non è un Ministro, né il Presidente del Consiglio ( peraltro preso a pernacchie dallo stesso Salvini  “le parole di Conte mi interessano meno di zero”), ma è il Parlamento. Non rispondere al Parlamento, magari anche per negare tutto, è un atto eversivo. E siccome non si stava parlando di pettegolezzi, ma di possibili finanziamenti illeciti e di rapporti privilegiati con un Paese, ostile all’Europa, e alle nostre alleanze, mi sembra ancora più grave l’atteggiamento: non è uno schiaffo al Parlamento, è un atto di sovversione delle regole costituzionali.

Forse Salvini non si rende conto di quello che dice, preso da disturbo ossessivo compulsivo da twitter comiziesco, ma qualcuno della stessa Lega dovrebbe metterlo sull’avviso che sta andando su una china pericolosa. Non sto parlando di fascismo, che è fenomeno ben più complesso, ma di comportamenti eversivi delle nostre regole, i quali rischiano di creare danni duraturi  al Paese. E se abbiamo la Tav, lo dobbiamo alla Europa, non certo alla “Lega Salvini Premier”, che pensa esclusivamente ai comizi, ai twitter, alla propaganda, con battute e posizioni destabilizzanti. La Padania verde, produttiva, che rivendica una gestione diretta delle risorse prodotte nel territorio, rimarrà senza autonomia differenziata. I nemici e amici sono cambiati in un vortice di voltafaccia pazzesco: terroni, immigrati, Italia, tricolore, Europa, Nato, Russia, Guaidò, Trump, Cina, Germania, Francia. Finalmente il PD si è deciso a presentare la mozione di sfiducia, e adesso vedremo le 5S di lotta diventare ancora più di governo, con buona pace di Casaleggio, Di Maio, Fico e Di Battista.

Sta di fatto che il verde padano è diventato nero Le Pen.  Dal consenso padano si è puntato al consenso nazional populista sovranista, che contrasta con le istanze di autonomia e di autogoverno del Nord e con i rapporti con i Paesi europei, dove, per inciso, l’Italia esporta di più. Le quattro parole d’ordine (basta immigrazione, più sicurezza, meno tasse e accise, superamento della Fornero) hanno certo portato un grande rapido consenso, che però può svanire con la stessa velocità di fronte alla scarsità dei risultati. E sarà bene che i leghisti si ricordino che avere molti nemici, sul piano interno ed esterno, non porta bene, né alla Lega Nord né al Paese. E i consensi al Sud sono tanto aleatori quanto il personale raccogliticcio messo insieme per la bisogna elettorale.

“”La colpa, caro Bruto, non è nelle nostre stelle, ma in noi stessi” Buona notte, e buona fortuna”

Luigi Corbani (lunedì 29 luglio 2019)

1 thought on “Dal verde padano al nero salviniano”

  1. Maurizio Pezzotti ha detto:
    Luglio 30, 2019 alle 7:05 am

    Condivido il senso dell’articolo. Un Ministro rappresenta il popolo italiano per la delega che ha ricevuto. Salvini esagera in presenzislismo e non credo che possa incidere, in questo modo, sul grande e diffuso lavoro sul territorio dle forze dell’ordine e sull”insieme degli uffici che operano ogmi giorno per garantirci tranquillità….

    Rispondi

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