Nel “De Principatibus” di Niccolò Machiavelli si tratta anche il caso dei principati conquistati mercé l’aiuto di armi altrui, cioè di eserciti e potenze straniere.
Machiavelli scriveva proprio nell’epoca nella quale francesi e spagnoli scorrazzavano per la nostra penisola chiamati, ora da questo, ora da quel signore locale in proprio aiuto e per bastonare il proprio vicino.
Generalmente questi signori finirono per perdere i propri domini.
Così fu – per fare un solo esempio – che Carlo VIII Re di Francia fu chiamato da Ludovico il Moro, duca di Milano, per rafforzare il proprio potere in Italia ma che poi finì per essere cacciato dal di lui successore Luigi XII.
Ma altri ve ne furono di casi simili prima, durante e dopo l’era di Machiavelli.
Veniamo al punto.
Lo straniero chiamato in soccorso dal sovranista domestico ha sempre chiesto e ottenuto in cambio dei propri servigi non solo risorse corrispondenti a compensi professionali (di ciò si accontentavano gli “svizzeri” mercenari che ogni tanto arrotondavano la paga con qualche sacco), ma, soprattutto, porzioni di sovranità.
Rispondevano alla chiamata, dunque, venivano e non se ne andavano più.
Oggi, l’occupazione territoriale da parte di una potenza straniera (a caso) chiamata da un sovranista domestico (a caso) non sembra una minaccia attuale.
Ben più concreta, attuale e pericolosa di quella territoriale è l’occupazione delle menti e delle coscienze degli italiani che i nostri sovranisti domestici mettono a disposizione dell’ “amico” straniero.
Nazional sovranisti un tubo!
Trattasi di agenti d’influenza di una potenza straniera alla quale per un pugno di rubli cedono sovranità.
Capitani di sventura, appunto, come quei signorotti del Rinascimento che per far dispetto al vicino si facevano servi dello straniero.
“Ahi, serva Italia, di dolore ostello …” etc etc
Pepito Sbazzeguti
(domenica 14 luglio 2019)