Dai, vieni, mi fai compagnia e magari mi dai una mano… Il mio amico mi conduce in via Bernina 12 – dove c’è lo Sportello Unico dell’Edilizia, cioè gli uffici operativi del Comune di Milano dove presentare e richiedere visure di atti edilizi – e mentre raggiungiamo la meta mi spiega perché ci andiamo. “Vedi”, mi dice, “sto vendendo la mia casa dove più di vent’anni fa ho fatto alcuni lavori all’interno. Tutto regolare, per carità, sennonché il notaio dell’acquirente vuole avere tutte, ma proprio tutte, le carte urbanistiche, anche il certificato di chiusura dei lavori. Che invece io non ho e non so perché, forse l’ha trattenuto l’architetto che ha presentato il progetto e che nel frattempo è deceduto e io non so che fine abbia fatto il suo archivio”.
E allora?, chiedo. “E allora”, risponde, “non mi restava che chiedere copia degli atti al Comune, cosa che ho fatto a giugno” Ma, da allora, silenzio assoluto. Così già un paio di volte sono ritornato qui in via Bernina per avere informazioni e l’ultima volta mi è stato detto che il mio fascicolo è irreperibile e che di lì a qualche giorno avrei ricevuto una comunicazione ufficiale.
Per farla breve, il mio amico attende ancora, dopo poco più di un mese dalla sua ultima “visita” agli uffici, quella comunicazione da presentare al potenziale acquirente del suo appartamento, con la speranza che il notaio ne prenda atto e dichiari che con quel documento la transazione si può fare.
Ecco perché ha deciso di tornare in via Bernina, nel tentativo di sollecitare di nuovo l’invio del documento, senza il quale il potenziale acquirente minaccia di ritirarsi.
Francamente non mi sembra un grave problema, ma negli uffici di via Bernina si scopre una realtà ben diversa.
Intanto, per accedere allo sportello “giusto” occorre prendere un ticket, mettersi in fila e armarsi di santa pazienza perché, controllando quanti sono prima di te, c’è da aspettare almeno un paio di ore. Infatti, come ci dice un impiegato, la distribuzione dei ticket inizia alle 8,45 ma già dalle 8 nell’atrio puoi contare una trentina di utenti in fila. E alle 10, ora in cui arriviamo, la sala d’attesa è stracolma.
Così, tra una battuta e l’altra non è difficile fare due chiacchiere e capire perché tutta questa gente sta qui. C’è chi chiede di visionare (e copiare) il certificato di fine dei lavori per un intervento che ha fatto nella sua abitazione e assicura di aspettarlo da febbraio. C’è chi chiede di parlare con un funzionario, però anche lui deve fare la coda perché solo allo sportello potrebbero dirottarlo al funzionario, chi deve aggiornare la planimetria catastale del suo immobile, perché quella erariale non corrisponde a quella comunale.
E così via. E tutti lamentano i tempi lunghi di attesa (anche più di sei mesi). L’umanità “in attesa” è varia, composta da proprietari di appartamenti ma, soprattutto, da geometri e architetti che per conto dei loro clienti richiedono l’accesso agli atti. C’è anche chi, in pratica, fa quasi esclusivamente questo mestiere: visionare gli atti. Parlando con loro si scoprono tante cose che dettagliano questa realtà. Per esempio, il documento più ricercato è quello relativo alla fine dei lavori edilizi, la risposta più frequente da parte del Comune è che il fascicolo “è al momento irreperibile”, che ci sono irregolarità formali da sanare…
Il tutto, però, spalmato su lunghi tempi di attesa (mesi) che a volte diminuiscono miracolosamente un po’ solo se il notaio certifica che è già stata fissata la data del rogito e che è prossima.
Insomma, un casino. Che non può neppure essere risolto del tutto on-line poiché, finora, sono stati digitalizzati solo i fascicoli (cioè le pratiche) dall’inizio del 2003. E le altre? Sono ancora in versione cartacea in faldoni conservati nella cittadella degli archivi.
Eppure Milano ha una nomea di efficienza e buona amministrazione, ma, come dicono gli “esperti in sala d’attesa”, si è aspettato troppo tempo per rimpiazzare i veterani andati in pensione, quelli che sapevano dove mettere le mani fra le decine di migliaia di faldoni archiviati e i “nuovi” non è detto che si siano già orientati, tanto più che il rimpiazzo non è ancora concluso, come testimonia un recente bando con cui il Comune si appresta ad assumere oltre una cinquantina di geometri.
Insomma, questa è la situazione, che mette in difficoltà chi, per diversi motivi, deve visionare il suo carteggio edilizio e magari – si suppone – fa gongolare chi, invece, in questa situazione ci sguazza. E fa felice, come si sussurra, quella varia umanità di “addetti ai lavori” che si incarica di sbrigare queste pratiche, trovando in ciò una ulteriore occasione di lavoro.
Giorgio Fumagalli
(mercoledì 4 dicembre 2019)
Io ho fatto un accesso agli atti il 7 agosto 2018. Ieri il Comune mi ha scritto che gli atti sono irreperibili. Cosa posso fare? Ida Castiglioni
335 685 2722
Ho letto bene ? 2018 ?
Lei ha chiesto di accedere ad atti privati o atti pubblici ?
è possibile sapere se è un atto pubblico, quale atto sia ?
e l’11 dicembre 2019 le hanno risposto ? per iscritto? o verbalmente ?
Corbani grazie, il 7 agosto 2018 ho chiesto di accedere alle pratiche edilizie esistenti per un abitazione su tre piani in Milano. Perché ci sono diverse pratiche in diversi anni. Come si fa di solito. Mi hanno risposto per iscritto l’altro giorno dicendo che gli atti sono irreperibili. Adesso non so cosa fare. Perchè devo presentare una nuova scia.
Grazie Ida Castiglioni
Qualora l’istanza di accesso agli atti presentata al fine di accertare la legittimità edilizia non venga soddisfatta o venga soddisfatta parzialmente per determinate ragioni (es. impossibilità di reperimento dei fascicoli), il professionista idoneo ai sensi di legge, sotto la propria responsabilità, può asseverare tale legittimità compilando apposito modulo allegato alla Determinazione Dirigenziale n. 112/2018 a cui si rimanda per maggiori approfondimenti.
Si richiama inoltre quanto previsto dall’art. 9 bis del DPR 380/01 in merito alla documentazione amministrativa e stato legittimo degli immobili