Sarà la febbre del centenario a risultare contagiosa, nonché perniciosa, o qualche deriva da democratura amministrativa, ma il Sindaco di Milano sembra assumere sempre più toni podestarili.
L’altra sera intervistato dal Tg3 Lombardia a proposito delle proteste crescenti sul suo provvedimento d’interdizione dell’accesso alle aree B e C della città di tutte le auto a motore termico, con l’unica esclusione delle più recenti euro 6, ha esclamato: “Io tiro dritto”, convinto di essere nel giusto e, comunque, sordo a ogni critica.
Ora, non entro nel merito dei contenuti del contestato e contestabile provvedimento amministrativo di Beppe Sala e nemmeno della sua legittimità (altri ben più esperti e autorevoli ne hanno già scritto in questa e in altre sedi), ma una riflessione sul metodo s’impone.
La vocazione cesaristica di Beppe Sala si esprime non solo in questo provvedimento ma anche in altri che caratterizzano la sua amministrazione: la viabilità, le decisioni urbanistiche, prima fra tutte quella relativa allo stadio Meazza.
Che questa vocazione sia originale, di fonte endogena, o sia di fonte esogena, cioè derivante da sollecitazioni, interessi e stimoli esterni, di soggetti terzi, poco importa al momento. Importa che egli si renda del tutto impermeabile al dialogo con la città e che viva con estremo fastidio, manifesto ed espresso, le critiche che arrivano da più parti alla sua politica.
Avrà sentito con anticipo l’aria che tira nel Paese alla ricerca dell’uomo (o della donna) forte? Sarà rimasto affascinato dalla tentazione dell’uomo solo al comando (da ciclista appassionato, anche se dilettante, potrebbe essere)? Starà esprimendo in questo modo la sua frustrazione di essere confinato al ruolo di ‘semplice’ Sindaco di Milano, anziché esser chiamato a guidare i destini del Paese (ipotesi sempre più remota, se mai è stata prossima)? Mah!
Dopo essersi dichiarato socialista (del XXI secolo, ndr), verde europeo, piddino senza esser iscritto (ma cercandone i voti), sostenitore e mentore esterno di una nuova sinistra (tutta da inventare), radicale moderno, ma non senza aver prima servito con entusiasmo la Giunta di centrodestra di Letizia Moratti come city manager, attendiamo ora una sua più aggiornata precisazione d’identità politica.
Di modelli cesaristi a cui far riferimento ne avrebbe tanti, sia nella storia che nell’attualità. Perlopiù sfortunati.
Quello del “tiro dritto”, anche no, grazie.
Pepito Sbazzeguti
(mercoledì 5 ottobre 2022)