Queste Olimpiadi mi sono piaciute tanto.
Con una sola eccezione: la squalifica della breaker che ha mostrato la maglietta con la scritta “free afghan women”: un po’ di solidarietà dalle donne di tutti i Paesi sarebbe stata opportuna. Nelle Olimpiadi della parità di genere è mancata una presa di posizione a favore della atleta afghana, che sarebbe stata cosa buona e giusta.
Un segno di un mutamento davvero epocale è stato anche lo scambio della bandiera Olimpica tra due donne: la sindaca di Parigi e quella di Los Angeles.
Mi sono piaciute le gare. E che le donne italiane hanno conquistato più ori dei maschi è fra le cose più belle di queste Olimpiadi. Vedere Djokovic che gareggia con Musetti e poi vince contro Alcaraz e piange con in mano la bandiera della Serbia, mi ha fatto venire in mente che una volta tanto anche per questi professionisti la bandiera viene prima della moneta. Mi sarei aspettato che Sinner andasse a sostenere Musetti, dopo che ha saltato – sempre per motivi sanitari – anche Tokyo oltre che Parigi, invece se ne è andato al master di Montreal ( uscito ai quarti di finale con 156.749 euro).
E poi le squadre del volley maschile e femminile mi hanno emozionato: la finale del volley femminile con la capitana Anna Danesi di una grande, grandissima squadra (alla faccia dei tanti pirla di “razza italica”) mi ha commosso fino alle lacrime. Tenendo un basso profilo, con tanta modestia, ma con tanta determinazione e con la saggezza di un grande allenatore, ha dato una prova di forza, di bravura, di compattezza, di squadra: ed è questo sport- come minimo- che si dovrebbe fare in tutte le scuole italiane. Ricordo per inciso che in Italia solo il 41% delle scuole risulta dotato di palestra (o in rarissimi casi, di piscina). A Reggio Calabria, Cosenza, Crotone, Vibo Valentia una scuola su cinque ha la palestra, a Napoli una su quattro, a Palermo una su tre. Magari ci hanno pensato con i soldi del PNRR. Magari, forse…
Mi sono piaciute le sedi, e vedere il Roland Garros trasformato poi in uno stadio di pugilato fa un certo effetto, Come vedere il beach volley sotto la Tour Eiffel o il tiro con l’arco nella spianata des Invalides o il basket 3×3 o lo skateboard in Place de la Concorde. Poi la gara di ciclismo sulle strade di Montmartre e arrivo al Trocadero.
Mi è piaciuta molto poi l’unica struttura sportiva permanente costruita per queste Olimpiadi, l’Aquatics Centre, collegato con una passerella al mitico Stade de France di Saint Denis. Mitico perché lì gioca la nazionale francese di rugby e quella di calcio e dove si tengono le gare di atletica leggera con una cornice di 60.000 persone. E mi viene male a pensare allo stato dei nostri campi sportivi, per la preparazione degli atleti e al fatto che a Milano, se va bene, si fanno le gare all’Arena Civica non agibile per una squadra di calcio di serie C.
Ma – dopo lo Stade Pierre Mauroy di Lille, che con il suo tetto apribile in trenta minuti, può ospitare qualsiasi tipo di sport, dal calcio al tennis, e di intrattenimento, tutto l’anno (per queste olimpiadi c’erano le gare di basket e di pallamano) – il colpo di grazia me l’ha dato il velodromo di Saint-Quentin-en-Yvelines (distante da Place de la Concorde come Legnano o Monza da piazza del Duomo) dove si svolgono le gare di ciclismo su pista: una meraviglia, con la pista riscaldata e con il palazzo deumidificato. E allora mi viene in mente il Vigorelli, che il Comune voleva demolire perché non ha 200.000 euro all’anno per la sua manutenzione, e la “Sei Giorni” che si svolgeva al Palazzo dello Sport, di piazza VI febbraio, che il Comune ha venduto alle Generali. Perché oltre alla miopia, o alla incapacità degli amministratori di guardare all’area metropolitana e al futuro, c’è anche una classe dirigente, economica, finanziaria, avida, che pensa solo al business o al ritorno di immagine immediata. Nella città di Hoepli, di Bocconi, e di tanti altri che hanno investito i loro soldi per lasciare qualche cosa di duraturo a Milano. Invece, qui, è cinque anni che discutiamo degli affari immobiliari di fondi americani, a cui il Sindaco presta una attenzione degna di miglior causa.
Mi ha risollevato l’umore un articolo di Mattia Feltri su “la Stampa” del 7 agosto, dal titolo “Questione di attitudine”: “Capisco che i giornali e i partiti debbano occuparsi della cacca nella Senna, delle politiche green al villaggio olimpico, della dittatura woke nella boxe femminile, del sacrilegio della cerimonia d’apertura, ma a me queste Olimpiadi paiono meravigliose. Il beach volley sotto la Tour Eiffel. L’equitazione nei giardini di Versailles. Il basket a tre a place de la Concorde. I ciclisti a Montmartre. Gli ippon da cartone animato di Teddy Riner. L’olimpionico americano dei cento metri, Noah Lyles, che salta di gioia allo sbalorditivo record del mondo dell’astista svedese Armand Duplantis. Matteo Zurloni che alla velocità del ragno stabilisce il record europeo di arrampicata sportiva. Le ragazze americane del nuoto sincronizzato che ballano in acqua sulle note di Smooth Criminal di Michael Jackson. La balena fra i surfisti nel mare di Tahiti. Il tuffatore filippino che si schianta in acqua di schiena e prende tutti zero. Kimia Yousofi, afgana, che arriva ultima nella batteria dei cento metri e invoca diritti per le donne della sua terra. La prima medaglia olimpica per l’isola di Santa Lucia. Il turco Yusuf Dikeç che vince la medaglia d’argento di tiro a segno con la mano sinistra in tasca. I surreali scambi nel tennis tavolo e nel badminton. Nadia Battocletti nei 5000 (e nei 10.000 metri, dove prende l’argento ndr) unica bianca in mezzo alle fuoriclasse africane. Le urla di gioia, i pianti a dirotto, gli abbracci fra compagni e avversari, i selfie sul podio, le emozioni sublimate nell’istante del tutto e del niente. E in questa opulenza di bellezza, occuparsi ogni giorno di cacca temo riveli un’attitudine nel modo di immergersi nella vita.”
“Caro Bruto, la colpa, non è nelle nostre stelle, ma in noi stessi.” “Buona notte, e buona fortuna.”
Luigi Corbani
(domenica 11 agosto 2024)
P. S. È vero che queste erano Olimpiadi estive e quindi si è parlato di Los Angeles 2028, ma anche quello invernale di MilanoCortina 2026 sono Olimpiadi, ma di queste in nessun discorso ufficiale si è parlato. Sarà un caso di protocollo?