Ma cosa ci stanno a fare i vari ministri tecnici (Tria, Moavero) in questo governo sempre più gialloneroverde e sempre più allo sbando proprio nelle materie di competenza dei due ministri tecnici? E’ vero che li ha voluti il Presidente Mattarella per avere garanzie e confermare alcuni caratteri, costituzionali e tradizionali. Ma con quali risultati? Il ministro Tria si era “battuto” per ottenere un bilancio 2019 che non superasse taluni vincoli e soprattutto per sostenere una politica di investimenti capace di affrontare la prevedibile contrazione del PIL, e oggi siamo in recessione e con gli investimenti tagliati. E i no, un giorno si e l’altro pure, alle grandi opere. Il ministro Moavero era stato individuato come garante di una politica estera europeista e l’Italia, dopo avere aperto numerosi conflitti con Germania e soprattutto Francia, è l’unico paese dei ventotto a non votare la mozione che chiede libere elezioni in Venezuela e il riconoscimento ad interim dei poteri del presidente del parlamento.
A peggiorare la situazione, il rapporto sempre più conflittuale con la Francia (vedi incontro Di Maio e sostegno dei gilets gialli invitando i francesi alla rivolta). Inevitabile la crisi diplomatica apertasi ieri, cosa che non accadeva dal 1940 (dopo il discorso del Duce dallo storico balcone). Che contributo hanno dato i due per evitare quel che é accaduto? Nulla. Se poi ci mettiamo la narcisistica esibizione di Conte che confessa di essere lui a decidere la linea di fondo del governo, vedasi Malta, allora i nostri due a cosa servono? Tanto più che lo stesso Mattarella si é sentito in dovere di invitare il governo a riconoscere Guaidò, senza avere alcun riscontro dal comportamento del governo gialloneroverde. Come se sulla politica estera, in un conflitto istituzionale senza precedenti, il Quirinale e Palazzo Chigi parlassero due linguaggi opposti.
Moavero era stato informato del voto italiano? Lo aveva concordato? Era consenziente? Perché non parla? Ma chi mai ha deciso che l’Italia, capovolgendo la sua politica estera, scelga di trovarsi isolata in Europa, a braccetto di Putin? E addirittura scavalcata, non solo dai governi di sinistra (Spagna, Portogallo, Grecia), ma anche da quelli di destra (Polonia, Ungheria, Repubblica Ceca, Slovacchia)? Dove si rischia di finire? Quale prezzo sarà chiamata a pagare l’Italia anche dalla rottura politica con gli stessi Stati Uniti dopo avere vantato la sua simpatia per Trump? E adesso con la rottura diplomatica coi cugini francesi come la mettiamo? Vogliamo spezzare le reni alla Francia? Ma non si accorge nessuno che stiamo facendo ridere il pianeta? Che si navigava a vista lo sapevamo da un pezzo ma ormai siamo allo sbando totale. Ha ragione chi cita un aforismo storico pronunciato nel 1939 da Winston Churchill sulle intenzioni dell’Unione Sovietica, dopo la spartizione della Polonia tra Hitler e Stalin: “Si tratta di un indovinello avvolto in un mistero all’interno di un enigma”. Pare proprio l’attuale politica italiana in politica estera ed economica.
Natale Contini